Petrolio in Val d'Agri e Valle del Sauro

Crollo royalties: Ass. Bene Comune Viggiano, pensare a sviluppo parallelo e alternativo


La certificazione del crollo delle royalties per i comuni della Val d’Agri e per il bilancio della Regione che fa seguito all’interruzione per cinque mesi del Cova di Viggiano, secondo gli aggiornamenti pubblicati oggi da Il Sole 24 ore, deve far suonare il campanello d’allarme per riproporre all’attenzione delle istituzioni e della politica la questione, che in verità noi e non solo, poniamo da sempre, dell’altra via di sviluppo per la Val d’Agri e per la Basilicata. Si parla di una diminuzione ad oggi del 56,4% di introiti che per Comuni e Regione sono essenziali a garantire persino servizi primari per i cittadini.

A sostenerlo è l’Associazione Bene Comune Viggiano in una nota a firma del presidente Vittorio Prinzi. Se si vuole uscire dalla “stretta” petrolio, occorre da subito – sostiene ancora Prinzi – affrontare il tema di uno sviluppo parallelo ed alternativo, promesso e invocato da tempo, con le risorse provenienti dal petrolio stesso. Qui sta appunto l’altra questione e tutta l’altra ambiguità che caratterizza la politica del fare della Giunta Regionale, che sul 3% delle royalties (ex bonus carburanti) insieme al MISE sembra programmarne la destinazione, arrovellandosi sui mille usi e scoprendo che la coperta è corta. Ma mai fa riferimento alla disponibilità del 5,5%: dove è finito? Perché non se ne parla? Si preferisce forse tenerlo nascosto nelle pieghe del bilancio regionale e per i “bisogni” della spesa corrente? Quel 5,5%, erogato per solo come rifermento l’anno 2014,  ammonta a 142,8 milioni di euro alla Regione e 25,5 milioni di euro ai Comuni beneficiari diretti delle royalties (Viggiano, Calvello, Grumento Nova, Marsico Nuovo, Montemurro e Marsicovetere), continua ad alimentare quel flusso di denaro utilizzato da quindici anni in modo assolutamente inefficace e scellerato: ben un miliardo e mezzo circa, di cui circa un miliardo e trecento milioni di euro alla Regione Basilicata.

Adesso che si scopre che le royalties possono anche ridursi creando problemi ai bilanci dei Comuni e della Regione – si legge nella nota di Bene Comune Viggiano – bisogna fare i conti sul dopo petrolio affrontando per tempo la programmazione di interventi e progetti di sviluppo alternativo. In proposito si deve tenere testa alle “sirene dei petrolieri” che interpretano il crollo delle royalties come motivo per richiedere una maggiore produzione di petrolio. C’è persino chi  come Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, indica un “traguardo” al 2018 in 150 milioni di royalties sempre che – dice – in Basilicata la produzione vada a pieno regime, facendo ritornare la proposta di incremento dei barili. Ha ragione, pertanto, Giuseppe De Rita (Censis), il quale ha sostenuto, riferendosi ai proventi del petrolio, che l’attuale meccanismo di distribuzione ed impiego delle risorse sul territorio, non è finalizzato ad un piano di fuoruscita dallo svantaggio regionale, poiché privo di una programmazione che privilegi il sostegno a infrastrutture materiali ed immateriali.

 E’ risaputo che al di fuori dei settori dei servizi della pubblica amministrazione e di quelli comunque rivolti prevalentemente alla soddisfazione della domanda finale (commercio, costruzioni) la Basilicata mostra una struttura produttiva fortemente dipendente dall’esterno per la soddisfazione della domanda interna e scarsamente capace di “moltiplicare” al suo interno gli effetti della crescita della domanda finale. In assenza di una significativa crescita della domanda proveniente dall’esterno del sistema economico regionale, la semplice utilizzazione delle royalty per qualsiasi programma di interventi possa essere predisposto, non solo ha prodotto un effetto non duraturo nel tempo, ma non è stata capace nemmeno  di portare ad una crescita significativa nel breve periodo.  Per questa ragione la disponibilità finanziaria costituita dalle royalty, anche se in minore quantità, più che una semplice fonte di finanziamento del bilancio regionale, dovrebbe essere vista soprattutto come una preziosa opportunità per favorire, mediante opportuni investimenti, l’ evoluzione del sistema produttivo regionale verso una maggiore competitività e opportunità per nuova occupazione specie dei nostri giovani laureati che vanno via.

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