“Dallo studio Vis sono emersi due dati a mio giudizio significativi: il primo è che non esiste alcuna contaminazione di acque superficiali, il secondo è che non ci sono nemmeno tracce sul suolo, in oltre in oltre quaranta punti indagati in un’area di circa tre chilometri e duecento metri”. Lo ha detto il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, nell’intervento conclusivo della seduta straordinaria del Consiglio regionale che si è tenuta oggi a Potenza, sul tema della Valutazione di impatto sulla salute (Vis) per il territorio della Val d’Agri. “Questo conferma – ha proseguito il governatore – che abbiamo speso anni rincorrendo a giorni alterni gli studi fatti su qualche provetta raccolta da professori in cerca d’autore, riempiendo spazi interminabili nel nostro dibattito politico. Ma a distanza di tempo possiamo affermare che avevamo ragione noi. Lo ha detto il professor Fabrizio Bianchi, referente del progetto Vis. Ma per affermare prima di lui le stesse cose avevamo dato fondo a tutte le energie, coinvolgendo nella responsabilità i sindaci, le associazioni, la politica, il consiglio e il governo regionale. Lo studio ci recupera preoccupazioni, ma anche fattori che mettono a valore tesi sostenute da Arpab, Ispra, Cnr, sindaci, Regione. Se lo studio è valido – ha messo in chiaro il governatore – deve esserlo sia per i risultati in negativo che per quelli in positivo”. Secondo Pittella dallo studio emerge un altro fattore importante: “Si riconosce – sottolinea – che le misurazioni dalle centraline Arpab sono corrette: credo che questo assuma un valore enorme rispetto a quanto si è detto sull’attendibilità dell’Agenzia. Lo studio invita inoltre l’Arpab a continuare nel rilievi, perché nel futuro potranno risultare preziosissimi. Dato che in questi anni abbiamo provato a riconsegnare fiducia e vigore all’azione di Arpab, affinché potesse svolgere fino in fondo la funzione di monitoraggio e di controllo, credo che tale valutazione sia da considerare positivamente”.
A chi critica l’operato della Regione sulla materia, il governatore risponde così: “Nei miei quattro anni di presidenza abbiamo affrontato tante criticità: molte le abbiamo risolte, non tutte chiaramente. Ma le criticità ambientali non sono argomento di facile soluzione. Se qualcuno è in grado di venire da questa parte e di provare a risolvere in pochi anni i problemi che hanno caratterizzato la vita regionale in tema ambientale allora lo faccia, si accomodi. Lo aiuteremo a governare. Ma senza urlarci contro -ha messo in chiaro – e senza utilizzare la paura e la precarietà per recuperare un minimo di visibilità. In fondo le cose che contano sono quelle che si fanno”. Il governatore ha poi ricordato di come “alla vigilia di Pasqua abbiamo sospeso le attività del Centro Olio di Viggiano: un atto coraggioso, ma al quale siamo arrivati con motivazioni significative tradotte per atti. Non si è trattato, intatti, di chiudere la serranda di un negozio. Di iniziative come questa – ha proseguito Pittella – ne abbiamo prese non poche: come la trasformazione dell’Osservatorio ambientale, che era sul piano giuridico una sorta di ibrido e che ora ha un comitato scientifico ed è partecipato dai sindaci. Come anche l’intuizione felice della maggioranza di istituire la Fondazione bioemedica, che prima era un osservatorio medico sul diabete, con la quale abbiamo messo in campo indagini su diversi fattori di criticità ed il progetto Epibas, sottoposto al vaglio dell’Istituto superiore di sanità”. Il governatore ha ricordato inoltre “l’atteggiamento di collaborazione avuto da Regione, Asp e Arpab nei confronti del professor Bianchi, che ha coordinato lo studio Vis. Non c’è stata alcune ostruzione, perché siamo sempre stati interessati ad ottenere le conclusioni di quella indagine. E’ chiaro, però – ha aggiunto – che un’indagine su un campione di mille abitanti non ci soddisfa. L’unica cosa responsabile da fare era quella di chiedere al governo nazionale attraverso le sue articolazioni istituzionali, di interpretare i dati e la metodologia usata dal Cnr di Pisa con il professor Bianchi, per una serie di motivi: per capire se si può chiudere ogni discorso sul nesso di causalità, per comprendere come interpretare l’associazione di rischio tra le estrazioni e le patologie cardiorespiratorie, per sapere quali azioni un ente pubblico debba mettere in campo. Serve fare – ha ribadito – un’azione di approfondimento. Se le condizioni di sostenibilità ci diranno che non possiamo sfruttare più la risorsa petrolifera, allora ci rinunceremo senza pensare al bilancio. L’investimento sulle rinnovabili che stiamo sostenendo va proprio nella direzione di invertire il trend della visione di sviluppo della Basilicata. Siamo pronti a discutere – ha concluso – sempre e in qualunque circostanza: l’importante è che si faccia del confronto, pur nelle diversità, l’arma democratica per costruire una società responsabile”.