Società e Cultura

Violenza contro le donne: fondi in arrivo in Basilicata per i centri anti-violenza


La cifra destinata ai centri anti-violenza e case rifugio in Basilicata è di 196 mila euro. Decisione presa dalla Conferenza delle Regioni a Roma dove è stato deciso anche che la cifra per la Basilicata sul piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne di 123 mila euro.

Segnale importante che viene pochi giorno dopo la giornata mondiale contro la violenza sulle donne e sulla quale molti centri in Val d’Agri si sono attivati per organizzare eventi in tal senso come il a Viggiano il 25 novembre e come quello che ci sarà a Tramutola domani 30 novembre.

 

Sulla violenza di genere riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa della presidente della Commissione regionale Pari opportunità della Basilicata, Angela Blasi

“Gli ultimi dati Istat sui più comuni stereotipi di genere di donne e uomini in Italia fotografano una realtà che deve far riflettere sulla necessità di un maggiore impegno da parte delle istituzioni nel promuovere il cambiamento culturale quanto mai urgente alla luce del crescente numero di delitti che vedono vittime mamme, figlie, sorelle”.

E’ il commento della presidente della Commissione regionale Pari opportunità della Basilicata, Angela Blasi, che torna a sottolineare come “ad oggi, non esiste una riflessione sulla cultura di genere”.

“I numeri fanno più rumore delle parole – dice Blasi – ma sulla violenza ne sono state dette tante ed a volte anche superficialmente. I dati Istat evidenziano che gli stereotipi sui ruoli di genere più comuni sono: ‘per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro’ (32,5 per cento), ‘gli uomini sono meno adatti ad occuparsi delle faccende domestiche’ (31,5 per cento), ‘è l’uomo a dover provvedere alle necessità economiche della famiglia’ (27,9 per cento). Gli stereotipi sono più frequenti nel Mezzogiorno e la Basilicata è la prima tra le regioni italiane a far registrare la più alta percentuale di intervistati che ritengono accettabile la violenza nella coppia in alcune circostanze”.

“Ogni giorno, stereotipi o modi di dire non fanno altro che ricordarci – continua Blasi – che la nostra società ha ancora molto da imparare non solo sulle tematiche paritarie, ma anche sul significato della parola rispetto. Sinceramente non sono meravigliata dai dati Istat. Siamo ancora impegnate a batterci per godere di diritti che ci vengono negati semplicemente perchè non siamo considerate cittadine a tutti gli effetti. Basti pensare che possiamo votare ma non essere elette, o meglio, che ancora dobbiamo ritenerlo un miracolo. Non siamo libere nemmeno di vestirci come ci piace, i parametri scelti dai maschi ci condizionano”.

Secondo Blasi “la molestia sessuale non è ancora considerata da tutti un reato, il contrasto alla violenza è ancora in coda rispetto le politiche nazionali. Ci si sveglia solo il 25 novembre o quando la violenza è talmente cruenta da meritare pagine di giornali. Arriviamo sempre tardi. Per comprendere la gravità della questione si può fare riferimento anche al Rapporto Eures 2019 su ‘Femminicidio e violenza di genere’. Nei primi dieci mesi di quest’anno sono stati 94 in Italia gli omicidi con vittime femminili, quasi uno ogni tre giorni: 80 commessi in ambito familiare e affettivo e 60 all’interno di una relazione di coppia. Nel 2018, le donne uccise erano state 142, una in più dell’anno precedente: in termini relativi l’anno scorso le vittime femminili hanno raggiunto il valore più alto mai censito in Italia, attestandosi sul 40,3 per cento, a fronte del 35,6 dell’anno precedente”.

“La violenza è adagiata nel linguaggio e nei modi – afferma Blasi – il machismo striscia ed inquina anche la politica. L’Italia ha un apparato normativo buono, ma manca la capacità politica di attuazione delle norme. Se si vuole sradicare la cultura maschilista nella società la politica deve agire prima di tutto al suo interno. E’ necessario che non si agisca solo tramite promesse o eventi, ma che si riconosca la soggettività femminile nella sua autorevolezza e differenza, utile ad una cambiamento vero. Questi anni in Commissione mi hanno insegnato due cose fondamentali: la perseveranza e la necessità di programmazione. Siamo una regione che viaggia a rilento, che ha bisogno di stimoli. Abbiamo mille donne e più impegnate per una società umana e rispettosa, ma le lasciamo ai margini. Dobbiamo programmare il presente ed il futuro, imparando a confrontarci e ad aprirci. L’educazione al rispetto ed alle differenze sono la nostra salvezza. Ben vengano tutte le iniziative, ben vengano le azioni concrete, ma alla base di qualsiasi vero cambiamento di rotta deve esserci la convinzione che ciò che si fa abbia un valore che deve essere condiviso. La speranza l’affidiamo alle nuove generazioni che dovranno riscoprire il vero cambiamento in parametri nuovi, in valori antichi ormai dimenticati”.

“Convincerci che nessuno o nessuna è inferiore a qualcun altro – conclude Blasi – non è una missione impossibile, è però una missione complicata in una società distorta ed abituata a misurarsi sulla forza e non sull’amore”.

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