Petrolio in Val d'Agri e Valle del SauroPrimo Piano

Michele Montone: “Petrolio in Val d’Agri, bisogna negoziare royalty derivanti dalla produzione del gas”


In risposta all’articolo: (Prinzi (Ass. Bene Comune Viggiano): petrolio e gas non sono mai stati argomenti-tabù)

Ritengo che l’accordo del 1998 sia superato, quell’accordo va rivisto per il bene delle nostre comunità e per l’impegno che gli Enti Regionali e comunali profondono quotidianamente. In primo luogo oltre alle royalty, legittime e sacrosante date sul petrolio estratto, bisogna negoziare royalty derivanti dalla produzione del gas. Ma indipendentemente dalle estrazioni bisognerà far pagare una royalty minima anche quando l’impianto e la produzione sono ferme (deve vigere il principio della concessione mineraria, vi è una concessione assegnata dal governo ad una multinazionale? Estrae o meno). Ma al di là delle royalty non ho mai creduto che la risorsa petrolio potesse andare d’amore e d’accordo con le altre risorse presenti nella valle. Un impianto così complesso realizzato a ridosso di un bacino idrico così importante è stato un azzardo politico che oggi allo stato attuale, dopo quanto accaduto all’impianto, vanto di tecnologie e competenze, denota la superficialità con la quale venne presa allora quella decisione. Una fuga di petrolio da un serbatoio, e nessuno si è accorto, nonostante i sensori e le tecnologie bastava abbassare lo sguardo per guardare che dal fondo si perdevano barili interi di petrolio.

Pertanto dobbiamo aggiungere anche la superficialità con la quale è stato gestito negli anni l’impianto e se aggiungiamo il dato che il Ministero dell’Ambiente ha segnalato, ossia il codice di classificazione del greggio da 2 a 3, forse quel vanto di tecnica deve essere completamente ripensato. Sempre il Ministero ha segnalato che questo incidente è stato rilevante, e se pensiamo alle missive che Eni indirizzava agli Enti locali all’indomani del 25 gennaio ci sarebbe da chiedersi se stiamo parlando della multinazionale nata dal partigiano Mattei, oppure con l’ultima delle ditte individuali. Allora a gennaio l’avverbio presumibilmente andava per la maggiore. Pensiamo al Parco Nazionale dell’Appennino Lucano che doveva fungere da contraltare ambientale allo sfruttamento minerario, ebbene la risposta l’avete con la perimetrazione di codesto Ente, fatta a macchia di leopardo, zig zagando tra pozzi in produzione o meno, tra aree Galasso e non, tra aree a riserva totale confinanti con piazzali o condotte. Insomma un gran casino.

Se poi aggiungiamo il modo con il quale sono stati trattati quei cittadini che abitano nelle “Vigne”, definite più volte pazze perché denunciavano cattivi odori, rumori assordanti la notte, sfiammate che per la loro violenza generavano ansia e paura, forse non tutto è andato per il meglio. In un nuovo ed auspicabile memorandum bisognerà tenere conto che questo impianto bello o brutto che sia, è un impianto a rischio incidente rilevante, dunque pensare di attuare politiche di riduzione della spesa sanitaria è “presumibilmente” un atto che sarà meglio non compiere. Dovrà fare capolino nel nuovo accordo anche una normativa di regolamentazione dei gas immessi in torcia, l’obbligo di comunicare l’intero anno solare all’arpa dei gas bruciati e del loro quantitativo, di normare gli idrocarburi non metanici e di sanzionare il superamento di questi anche dei soli picchi e non solo il superamento delle medie orarie. Dovremmo pensare all’obbligo da parte del concessionario di costituire un fondo presso il Ministero dell’Ambiente per le bonifiche ambientali, un po’ come avviene in Germania o in Norvegia (qui addirittura è collocato in borsa ma in Italia è meglio non affrontare quest’altro tema dove a mala pena distinguiamo tra azione e obbligazione forse).

Bisognera’ aggiungere un limite di “velocità” un po’ come avviene per le auto che percorrono i centri abitati, il Cova è una macchina che può andare oltre gli 80mila barili giorno? Dato che siamo in prossimità di una diga, nei pressi di centri abitati, in un quasi Parco, il Cova potrà “percorre” al massimo i 50mila barili giorno. Dobbiamo inserire l’obbligo di ridurre le accise sui carburanti da trazione, anche se l’impianto di Viggiano non tratta la produzione di carburanti è assurdo che qui si paghino quasi più che altrove, basta spostarsi nel vallo di Diano per avere una differenza sostanziale del 20% del solo costo di mercato. Per ultimo uniformare le norme di costruzione edilizia di questi impianti in un testo unico di legge, doppio fondo in acciaio, bacini di contenimento in cemento armato isolati dal terreno no al sub appalto per attività che possono far risparmiare ma mettere al rischio l’esecuzione delle opere funzionali, ecc ecc.

Pensiamo a Tempa Rossa li sono state adottate soluzioni tecniche innovative prendendo spunto proprio dalle criticità del Cova. Ecco parliamone, facciamo un resoconto, dopo 20 anni di attività estrattive un bilancio è più che mai legittimo e necessario, al fine di essere più vicini possibile alle nostre popolazioni e nel rispetto che pure dobbiamo, ai tanti tecnici di tutti gli enti che si impegnano nella gestione di una materia assai complessa.

Michele Montone – Comune di Viggiano

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