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Le osservazioni di Eni sulla Valutazione di Impatto Sanitario

I risultati dello studio non appaiono condivisibili né provano una relazione causa-effetto


Lo studio epidemiologico collegato alla Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) anticipato alla commissione comunale omonima, rappresenta un punto di partenza importante per l’obiettivo di valutare la situazione del territorio, senza però poter entrare nel merito di relazioni causa-effetto. Per questo i risultati dell’analisi anticipati a inizio settembre sulla stampa locale appaiono forzati e, a una lettura approfondita del rapporto, il legame di alcune patologie (cardiovascolari e respiratorie) con l’attività del COVA non trova un fondamento scientifico. I motivi sono diversi, come spiega il professor Leonardo Palombi, Direttore del dipartimento di Biomedicina e prevenzione dell’Università di Tor Vergata:

1)   I risultati dello studio sugli abitanti di Viggiano e Grumento Nova non arrivano a conclusioni inequivocabili oltreché molto differenti tra i due comuni.

2)   Tutto lo studio considera come rappresentative dell’intero periodo (dal 2000 al 2014) stime di ricadute al suolo di NOx (Ossido di azoto), utilizzato come unico tracciante per valutare la presenza di inquinamento ambientale, riferite al solo anno 2013.

3)   Per le malattie del sistema circolatorio c’è un trend opposto nei maschi e nelle femmine in relazione alla concentrazione di NOx (Ossido di azoto). La mortalità per malattie respiratorie è nettamente inferiore nei maschi residenti nella zona a massima concentrazione di NOx. Non solo. Dall’analisi anticipata sulla stampa l’incidenza sembra essere più importante per le malattie cardiovascolari rispetto a quelle respiratorie e questo è contrario all’ipotesi di un effetto reale dell’inquinamento dell’aria mentre suggerisce un ruolo più importante, come già risaputo, di altri fattori e comportamenti che aumentano il rischio di questa patologia, come gli stili di vita.

4)   La prevalenza di malattie croniche respiratorie e i valori di funzionalità respiratoria non sono diversi tra cittadini non esposti ed esposti nei diversi comuni.

5)   Non si può affermare che le cause di decesso e di ricovero cardiocircolatorie possano risultare significativamente associate all’esposizione stimata ad inquinamento, se questo fenomeno riguarda esclusivamente il sesso femminile; i fattori di nocività ambientale si esprimono di norma su entrambi i sessi.

Non si può dire che il dato relativo alle patologie cardiocircolatorie sia rafforzato dall’associazione anche con le malattie respiratorie, considerando che queste ultime non presentano, nei comuni esaminati, un andamento significativo da un punto di vista statistico, questo ovviamente va contro l’ipotesi di un ruolo dell’inquinamento atmosferico.

6)   La sintesi dello studio epidemiologico anticipato dalla stampa fa riferimento a popolazioni molto piccole che, pur osservate per circa un quindicennio, possono far emergere incrementi significativi di casi di morte e di malattie relativi ad un bassissimo numero di eventi. Pur importanti ai fini valutativi, non consentono di dimostrare una relazione causa-effetto.

7)   Non si può non tener conto della storica mortalità cardiocircolatoria che si osserva dallo scorso secolo in Val d’Agri e che può quindi giustificare gli eventi osservati.

In conclusione, i risultati dello studio non appaiono condivisibili né provano, secondo noi, una correlazione causa-effetto. Al contrario, i dati messi a disposizione depongono a favore di un’assenza di un effetto reale sulla popolazione. Detto ciò, Eni conferma la propria disponibilità a condurre ulteriori studi di approfondimento allo scopo di poter chiarire qualsiasi dubbio sulla relazione tra le attività estrattive in Val d’Agri e la salute della popolazione locale, mettendo anche a disposizione competenze e studi sanitari, epidemiologici e di igiene industriale condotti da specialisti di indiscusso spessore scientifico negli ultimi anni, come peraltro già fatto in occasione di questa prima Vis. Da quando siamo presenti in Val d’Agri, abbiamo sempre condotto monitoraggi approfonditi sulla qualità dell’aria (messi a disposizione delle autorità) i cui risultati hanno sempre portato ad escludere pericoli per la salute non solo per i lavoratori ed i contrattisti, ma anche per la popolazione.

Dalle statistiche nessun aumento delle malattie cancerogene né nella Val d’Agri né in Basilicata

In Italia ci si ammala di tumore di meno al Sud e nelle Isole rispetto al Nord e al Centro. La Basilicata e la Val D’Agri sono allineate agli indicatori del Sud e Isole.

Le fonti pubbliche prese in considerazione sono:

  • registro tumori AIRTUM e CROB;
  • Il Rapporto “I Numeri del Cancro in Italia 2016” prodotto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e dall’Associazione Italiana dei Registri Tumori (AIRTUM) riporta (a pagina 61) una diminuzione dei tassi d’incidenza standardizzati (sulla popolazione europea) per tutti i tumori (esclusi i tumori della cute non melanoma), per la maggior parte delle sedi tumorali, passando dal Nord Italia (tassi piu’ alti) al Sud Italia ed isole (tassi piu’ bassi ).
  • i tassi d’incidenza della regione Basilicata e della Val d’Agri sono stabili nel tempo e sovrapponibili al tasso medio del Sud e delle Isole valutato da AIRTUM per il periodo 2008-2012  .

Anche analizzando i tassi di mortalità la Regione Basilicata presenta una situazione favorevole in Italia collocandosi al penultimo posto, seguita soltanto dalla Calabria. Il Mezzogiorno piu’ in generale presenta tassi standardizzati più contenuti rispetto al Centro e al Nord (rispettivamente 24,4 e 26,0 per il Centro- Nord fino a 28 in Valle d’Aosta decessi per diecimila abitanti).

Sedici anni monitorati, oltre 800 cartelle sanitarie analizzate
Lo stato di salute dei dipendenti Eni in Val d’Agri è stato analizzato da esperti dell’Università di Roma Tor Vergata che hanno esaminato il loro quadro clinico in un arco temporale di 16 anni (dal 1998 al 2015). Nello studio sono state analizzate 604 cartelle sanitarie e di rischio di tutti i lavoratori che hanno lavorato esclusivamente presso l’impianto, 166 cartelle di lavoratori che hanno saltuariamente prestato servizio al COVA e 83 cartelle di tutti coloro che hanno lavorato esclusivamente sulle aree pozzo. Dall’analisi complessiva delle cartelle dei dipendenti Eni attivi sia nel Centro Olio che nelle aree pozzo, sono emersi 13 casi di neoplasie, nessuno dei quali correlabile ai fattori di rischio espositivi presenti in impianto. Il dato è altamente significativo perché fornisce una rappresentazione utile in chiave di confronto con il dato sanitario nella periferia dello stabilimento.

La salute dei dipendenti Eni è sotto controllo
Nel Distretto Meridionale di Eni (Dime) viene applicato un Protocollo sanitario molto rigoroso, certificato OHSAS 18001, a cui tutti i dipendenti sono sottoposti e che prevede periodiche indagini di laboratorio, strumentali e specialistiche. Dall’esame complessivo dei dati sanitari raccolti, si evidenzia:

  • la sostanziale assenza di patologie correlate all’attività lavorativa
  • una stabilità delle idoneità lavorative con limitazioni/prescrizioni

Proprio grazie all’impegno di Eni e del Medico Competente nel monitorare fin dal 1999 la salute di tutto il personale impegnato in Val d’Agri, è disponibile un Registro dei dati biostatistici e statistici che, insieme a tutte le altre informazioni aggiornate annualmente e in forma anonima sui dati sanitari del personale, contiene anche il trend dello stato di salute dei dipendenti del Dime.

documenti allegati

FONTE: ENI

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