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La sottile linea di confine tra democrazie reali e totalitarismo e del napalm sganciato sui diritti umani


Bolognetti: dalle ore 23.59 di venerdì 17 riprendo lo sciopero della fame sospeso il 12 aprile.

Per dirla con Orwell “nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”.

Io che non “ballo” e non voglio ballare al suono degli spartiti del regime di Pechino, amplificati dalla nostra Tv di Stato e da quei media che si prestano a far da megafono alle narrazioni del PCC del comandante Xi Jinping (vedi pagine pubblicate il 12 aprile dal Sole24ore, per esempio), ritengo urgente e necessario tornare a nutrire la fame di democrazia, giustizia, diritti umani e verità.

Ho l’impressione che per seguire questa maledetta “via della seta” stiamo definitivamente perdendo di vista valori che dovrebbero nutrire ogni vera e autentica democrazia.

All’inizio di questa emergenza sanitaria, che inevitabilmente si sta traducendo in crisi sociale ed economica, avevo espresso il timore che la situazione potesse determinare un ulteriore aggravamento della già perdurante e pregressa emergenza democratica.

Quel che sta avvenendo ed è avvenuto conferma in pieno le preoccupazioni che avevo manifestato: Parlamento esautorato, una recrudescenza dell’attentato ai diritti politici dei cittadini, il mantra dell’io sto a casa e la tragedia vissuta da un popolo utilizzati a mo’ di manganello per impedire ogni tentativo di sollevare questioni che, tra l’altro, hanno un evidente nesso con l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.

In queste ore mi chiedo se qualcuno inizi a porsi una domanda: questo asfittico, incessante e alienante bombardamento basato solo sui numeri a cosa serve? Cos’è un inedito – ma nemmeno tanto – tentativo di operare una lobotomia collettiva attraverso le onde radio?

Attonito ho seguito qualche sera fa un servizio curato da Giovanna Botteri, trasmesso in prima serata dal Tg1. Quello stesso Tg1, che non ha detto una parola su giornalisti e dissidenti arrestati dal regime totalitario cinese, ci ha mostrato gli abitanti di Wuhan che ballavano e cantavano. Non una parola su quanto va emergendo, seppur a fatica, sulla storia della diffusione del Covid-19 e sui colpevoli e criminali comportamenti dei funzionari del PCC di Wuhan. Solo canti e balli. Alla Botteri e ai vertici Rai avrei voluto dire che quel servizio è stato un insulto alla verità, una sponda offerta alle orwelliane narrazioni del PCC.

Chissà perché alla fine del servizio mi è venuta in mente una superlativa interpretazione di “Ho visto un Re” del grande Enzo Jannacci: “E sempre allegri bisogna stare…”.

Verrebbe da dire: Wuhan rinasce a passo di danza e la democrazia e il diritto umano alla conoscenza crepano sulle note della cavalcata delle valchirie dell’antidemocrazia.

Napalm sui nostri diritti, napalm sui diritti del popolo cinese.

Ai tenutari dell’informazione di regime, italica o cinese che sia, vorrei poter dire che coloro che a Wuhan non ballano e non cantano diventano “nemici del popolo”, come è accaduto al giornalista Lì Zehua e non solo a lui.

In Italia? Beh, qui forse nemici del popolo non lo siamo ancora, ma di tanto in tanto un “disfattista” ci viene rivolto e, all’inizio di questa crisi, anche un qualche “allarmista”.

La verità è che la linea di confine tra democrazie reali e totalitarismo va sempre più assottigliandosi e “la peste” continua a rosicchiare l’edificio dello Stato di diritto democratico.

Non so se in futuro qualcuno vorrà proporre anche in Italia un bel corso di “educazione alla gratitudine”, ma so che con il Partito Radicale intendo chiedere di poter avere accesso ai contenuti del Memorandum d’Intesa tra Rai-Radiotelevisione italiana Spa e China Media Group, firmato dall’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini (nominato in quota M5S) e dal direttore generale Shen Haixiong.

Sì, c’è nel nostro Paese un’emergenza democratica e c’è una patente violazione dell’art. 294 del c.p., recante per oggetto “Attentato contro i diritti politici del cittadino”, che recita: “Chiunque con violenza, minaccia e inganno”.

Alla luce di quanto accade e partendo dalle parole chiave che a mo’ di mantra vado ripetendo – Democrazia, Giustizia, Diritti umani, Costituzione – non posso che tornare a nutrire il mio Satyagraha anche attraverso lo sciopero della fame, che riprenderò, dopo le due precedenti brevi sospensioni, a partire dalle ore 23.59 del 17 aprile.

In estrema e brutale sintesi sono tre le ragioni della ripresa dell’iniziativa di lotta e di proposta nonviolenta:

sostegno alla richiesta avanzata dal Partito Radicale al Presidente Mattarella, al quale è stato chiesto di ricorrere “al più presto a un massiccio esercizio del potere di grazia”;

per il diritto umano alla conoscenza vs il reiterato attentato contro i diritti politici del cittadino, con particolare riferimento a quanto avvenuto in Cina in relazione alla vicenda Covid-19;

il nostro Ministro degli Esteri e il nostro governo chiedano al governo cinese di liberare giornalisti, medici e dissidenti arrestati.

Allego alla presente foto in cui mostro l’unico passaporto in cui mi riconosco. Oggi più che mai non possiamo che passare attraverso la cruna d’ago della democrazia, dei diritti umani e delle libertà. Le altre strade e le vie della seta portano in un vicolo cieco e prefigurano disastri futuri.

 

Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani e membro del Consiglio generale del Partito Radicale.

 

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