Società e Cultura

La dieta mediterranea fa bene alla linea degli italiani


La dieta mediterranea fa bene alla linea degli italiani. Secondo una rilevazione di Confartigianato, la quota di obesi nel nostro Paese è pari al 9,8% della popolazione adulta, una percentuale che ci assegna il record dei più snelli tra i 7 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e il terzo posto tra gli Stati dell’Ocse (dopo Giappone e Corea del Sud) dove il tasso medio di obesità è del 19,5%.

Se gli italiani sono tra i più in forma al mondo il merito è anche di un’alimentazione in cui prevalgono qualità e genuinità dei prodotti artigiani. Caratteristiche molto apprezzate dai nostri connazionali anche nei consumi tipici dell’estate. Tra gelati, birre, street food, pizza, olio d’oliva, le famiglie italiane spendono 9,7 miliardi di euro l’anno.

“La genuinità delle specialità artigiane – sostiene Rosa Gentile, dell’esecutivo nazionale Confartigianato – fa bene alla salute, mantiene in forma, fa muovere l’economia e contribuisce a mantenere alta la bandiera del food made in Italy nel mondo. La ‘ricetta’ dei prodotti artigiani è il rispetto delle materie prime e delle tecniche di lavorazione tradizionali, e un’attenzione sempre più diffusa a soddisfare particolari esigenze dietetiche o legate a intolleranze alimentari della clientela”.

Di qui la “ricetta” Confartigianato: dare risalto e a premiare la capacità dell’artigianato italiano di rinnovare le sue tradizioni, di lavorare con tecnologie e materiali innovativi, di offrire un’alternativa di qualità e di varietà alle proposte standardizzate e seriali della grande industria, coniugando manualità e innovazione, creatività ed esperienza. E in questo scenario ci sono prodotti che, soprattutto al Sud, richiedono particolare attenzione alla qualità, alla tradizione, al confezionamento, alla presentazione, all’etica produttiva, per ribadire il ‘valore artigiano’ nei suoi requisiti di eccellenza, personalizzazione, identità e tracciabilità. Eccellenza intesa come qualità riconosciuta e certificata delle materie prime e delle lavorazioni; personalizzazione come espressione dello stile unico dell’artigiano; identità quale insieme delle caratteristiche che rendono il prodotto riconoscibile; tracciabilità intesa come possibilità di riconoscere la filiera produttiva, fondamentale indicatore di sostenibilità ambientale e di eco-compatibilità.
Secondo i dati dell’Ufficio studi di Confartigianato le imprese artigiane del settore alimentare sono 90.788 (pari al 61,4% del totale delle imprese italiane del settore) e danno lavoro a 158.368 addetti (pari al 36,9% del totale degli addetti del settore). Nell’ultimo anno l’export dei prodotti alimentari italiani si è attestato a 28,4 miliardi, con una crescita del 3,2% rispetto all’anno precedente.
A certificare l’alta qualità del cibo made in Italy è anche il numero di specialità alimentari italiane riconosciute e tutelate dall’Unione Europea con i marchi DOP (Denominazione di Origine Protetta), IGP (Indicazione Geografica Protetta) e STG (Specialità Tradizionale Garantita). L’Italia è leader nell’Ue per quantità di prodotti difesi da questi marchi di qualità: ben 261 (pari ad un quinto del totale dei prodotti di qualità europei censiti) realizzati da 7.090 imprese di trasformazione.
Quanto alla Basilicata sono ben 77 i prodotti agroalimentari Dop e Igp, per un migliaio di aziende artigiane del comparto, a riprova che il Made in Italy agroalimentare e con esso il made in Basilicata hanno un grande potenziale. Tradizione ed innovazione possono rappresentare la chiave di svolta per il rilancio del comparto agroalimentare lucano (di cui il comparto artigiano è essenziale) che per l’export continua a dare segnali incoraggianti. Un potenziale enorme, tenuto conto che la quota dell’export alimentare del “made in Basilicata” è appena dello 0,1 per cento dell’ammontare complessivo delle Regioni del Sud.
Per Gentile, inoltre, “l’estensione delle indicazioni geografiche alle eccellenze artigiane e quindi non solo  ai prodotti agricoli, dopo il via libera dell’Europarlamento alla proposta per ampliare l’utilizzo  dell’igp a prodotti artigianali dei settori agrifood, moda, design, arte, meccanica, diventati simbolo di tanti territori specie al Sud, è un elemento positivo per aumentare la tutela della qualità, valorizzando quelle produzioni maggiormente legate a cultura e identità e  offrire ai nostri artigiani un’ulteriore opportunità. Quelle dell’artigianato e delle piccole imprese – sottolinea Gentile – sono potenzialità che vanno aiutate ad emergere con azioni di sostegno coerenti con le peculiarità del patrimonio imprenditoriale del Mezzogiorno. La programmazione della prossima stagione dei Fondi europei 2014-2020 è un’occasione da non perdere per valorizzare il ‘tesoro’ imprenditoriale del Mezzogiorno a partire dai due driver fondamentali: turismo e alimentare”.

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