Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani, membro del Consiglio generale dell’Associazione Coscioni e membro del Consiglio generale del Partito Radicale
Non schiodo! Non ho nessuna intenzione di mollare, costi quel che costi. La trincea nella quale sono attestato è quella della strenua difesa di un diritto previsto dall’art. 17 della Costituzione, che è diritto di tutti i cittadini di questo Paese.
Quell’art. 17 che, gioverà ricordarlo, recita: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”.
Un diritto costituzionale che è di tutti rischia di diventare privilegio riservato a chi ha mezzi, denaro e potere.
Quel che sta avvenendo a Potenza, in Basilicata, potrebbe replicarsi in ogni comune italiano, complice una scellerata risoluzione dell’Agenzia delle Entrate e la declinazione che ne fanno alcuni comuni.
È inaccettabile che il diritto a poter manifestare debba passare attraverso le forche caudine di una democrazia misurata in marche da bollo, con l’aggravante della consegna a mano per l’apposizione dei timbri.
Ripeto: da un lato il legislatore, attraverso la 549/95, esonera coloro che promuovono manifestazioni a carattere politico dal pagamento della tassa di occupazione suolo; dall’altro la pretesa di assoggettare una richiesta, non gravata da tassa, al versamento di 32 euro in marche da bollo.
Risultato? Se tutti i comuni decidessero di applicare questa assurda pretesa, puntellata dalla sopra citata risoluzione dell’Agenzia delle Entrate, portare in giro una campagna in tutti i comuni della Basilicata, del Piemonte, della Lombardia, ecc., avrebbe un costo di migliaia di euro solo in marche da bollo. Questo per non dire dei costi accessori derivanti dalla richiesta che i bolli vengano consegnati a mano dal richiedente per l’apposizione del timbro.
Di fatto quel che stiamo rischiando, e che già sta avvenendo, è un oggettivo intralcio, limitazione a un diritto previsto dalla Costituzione.
Al sindaco di Potenza, con il quale ho parlato nei giorni scorsi, chiedo di attivarsi per verificare se a livello locale sia possibile eliminare questa assurda “tassa”, che è un “pizzo” sulla democrazia. Allo stesso Guarente e ai parlamentari e al ceto dirigente lucano chiedo di sposare la campagna “26 centesimi di democrazia” e di agire per ottenere che l’Agenzia delle entrate emani una risoluzione che rispetti la Costituzione e che sia in linea con la ratio legis della 549/95. Un primo ringraziamento lo rivolgo al senatore Gianni Pittella che nelle scorse ore ha scritto all’Agenzia delle Entrate. Spero che Governo e Parlamento vogliano prendere atto di quanto sta avvenendo e dare immediata e adeguata risposta.
Sabato 20 giugno sarò di nuovo in piazza a Potenza per tenere il terzo sit-in della campagna “26 centesimi di democrazia”. Resti agli atti che anche questa volta non ho inteso chiedere nessun permesso di occupazione suolo; laddove, aggiungo, il suolo che occuperò sarà quello calpestato dalle mie scarpe.