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Vino: Cia-Agricoltori, fare squadra per preservare e rilanciare un capitale economico, sociale e culturale


E’ come se in Basilicata fossero saltate due vendemmie. Nelle cantine lucane il vino in giacenza al 31 dicembre 2023 è di circa 180mila ettolitri, di cui 94 mila hl dop, 41 mila Igp e il resto di altre varietà. La giacenza comunque compensa il calo medio della produzione che nella vendemmia 2023 in Basilicata è stato tra il 20 e il 30% con punte del 70% tra i vigneti dell’Aglianico del Vulture, attaccati dalla peronospora. La  produzione complessiva dell’annata vinicola appena conclusa si attesta intorno a 70 mila ettolitri, rispetto ai  97 mila ettolitri del 2022. Quella del comparto vinicolo è una delle emergenze individuate da Cia-Agricoltori contenuta nel Piano Agricolo Alimentare 2024-27 con la richiesta di attivazione delle procedure dello stato di crisi dei comparti che hanno subito forti contrazioni di prodotto a seguito dei noti eventi calamitosi (peronospora nel Vulture e non solo) e attivazione di interventi per la ripresa produttiva.  Tra le altre proposte: creazione di un fondo regionale destinato a sostenere misure attive per il contenimento dei rischi climatici, anche sul versante delle fitopatie e delle parassitosi. In modo da rendere più sostenibile i costi delle polizze assicurative e/o le quote di adesione per le coperture assicurative parametriche attivabili nel settore agricolo.  Istituzione di un fondo creditizio speciale rotativo finalizzato a sostenere gli investimenti nel settore primario in particolare quelli per l’innovazione tecnologica, la transizione energetica, quelle digitale e ambientale nonché la tutela e l’uso razionale delle risorse naturali. Oltre che per accompagnare le aziende negli investimenti infrastrutturali e di modernizzazione tecnologica dei processi produttivi. Cia parla di complesse e delicate pianificazioni che quasi sempre richiedono una progettualità ed operatività intersettoriale. Il tutto assume il carattere dell’innovazione nella programmazione e vero banco di prova per la nostra Regione nell’utilizzo delle risorse.

Per Cia appare inoltre utile predisporre uno specifico progetto riguardante il “Marchio unico dell’agroalimentare lucano di qualità” quale brand “ombrello” riassuntivo delle produzioni agricole ed enogastronomiche a loro volta correlate alle eccellenze storico-ambientali.

Il messaggio lanciato in occasione del Vinitaly: fare squadra per preservare e rilanciare un capitale economico, sociale e culturale del valore di 30 miliardi di euro, partendo in prima battuta da un cambio di passo dell’Europa che, già dalle agende politiche delle prossime elezioni, dovrà essere meno penalizzante e più incentivante per il settore vino.

“Sicuramente il vino tricolore sta vivendo un momento difficile di transizione -ha detto Fini-. C’è il sorpasso della Francia dopo 9 anni in vetta alla produzione mondiale e il cambio e calo dei consumi con un ulteriore -3% annuo, complici il cambiamento climatico che pesa sulle rese e l’inflazione che incide sulla spesa. Ma il mondo del vino, attualmente, paga anche l’escalation di attacchi e criminalizzazioni, con le proposte europee di etichettatura delle bevande alcoliche e di alert sanitari sulle bottiglie, le ipotesi di limitazioni su sostegni e sponsorizzazioni, creando allarmismo e disinformazione, perché non si fa più distinzione tra il consumo corretto, moderato, responsabile e l’abuso”.

Per questo, ha sottolineato il presidente di Cia, “questo Vinitaly deve servire a fare quadrato intorno al comparto e a chiedere tutti insieme di riorientare le politiche Ue dalla nuova legislatura, salvaguardando i fondi di promozione per il vino, concentrandosi sulla lotta all’abuso di alcol e, soprattutto, evitando misure restrittive o sproporzionate che minano le comunità e i territori del vino”.

Il settore infatti, ha ricordato Fini, “è strategico non solo sotto il profilo economico e occupazionale, registrando una produzione da 14 miliardi grazie a 500mila imprese e quasi 900mila addetti, ma ha una valenza sociale e culturale, rappresentando anche tradizioni e usanze dei territori, storia, paesaggio e prodotti tipici, ovvero gli asset di quel turismo enogastronomico fondamentale alla tenuta e allo sviluppo delle aree rurali e interne”.

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