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Un farmaco israeliano anti-Covid dà risultati eccellenti dopo il primo test

Exo-Cd24, il farmaco israeliano contro il Covid: cosa ne sappiamo per ora


Se gli studi confermeranno i primissimi risultati, la lotta alla Covid-19 potrebbe essere a una svolta. Da Israele, dove la campagna vaccinale procede a ritmi incessanti (il 40% della popolazione ha già ricevuto la prima dose e il 25% la seconda), arriva un’altra, buona notizia. Un farmaco che ha prodotto un netto miglioramento in 29 pazienti su 30 a cui è stato somministrato, il tutto nel giro di 3-5 giorni. A sperimentarlo è stato il Sourasky Medical Center di Tel Aviv, noto anche come Ichilov Hospital.

L’ideatore del farmaco, Nadir Arber del Centro integrato di prevenzione del cancro dell’ospedale, ha somministrato il prodotto a pazienti in condizioni moderate o gravi, riportando a quanto pare una soglia di efficacia del 96%. Ma il campione coinvolto è evidentemente molto piccolo. Troppo, per ora. Il prodotto, battezzato Exo-CD24, «viene somministrato per inalazione, una volta al giorno, in una procedura che richiede solo pochi minuti. Deve essere poi proseguito per cinque giorni» ha spiegato Arber. Quindi il cocktail israeliano viene somministrato localmente e non comporterebbe effetti collaterali, è di rapida preparazione e a basso costo. Passerà adesso a ulteriori fasi di sperimentazione col via libera del ministero della Salute locale, necessario per ampliare i pazienti su cui verrà sperimentato.

Ma come funziona il prodotto? «Si basa sugli esosomi che il corpo rilascia dalla membrana cellulare e utilizza per la comunicazione intercellulare. Ciò che facciamo è arricchire gli esosomi con la proteina 24CD, che è nota per svolgere un ruolo importante nella regolazione del sistema immunitario» ha aggiunto lo scienziato.

Dunque, fra i 30 pazienti a cui è stato somministrato il farmaco ben 29 hanno mostrato un netto miglioramento nell’arco di 48 ore. Tanto da essere dimessi dall’ospedale pochi giorni dopo. Si è ripreso anche il trentesimo paziente, anche se impiegando più tempo. In sostanza il medicinale riesce a contrastare la pericolosa tempesta di citochine, la reazione immunitaria naturale e potenzialmente letale all’infezione da coronavirus. Lo fa appunto tramite gli esosomi, complessi esoribonucleasico, cioè minuscole particelle a forma di sacche coinvolte nei processi di degradazione dell’mRna che trasportano i materiali tra le cellule, per veicolare una proteina chiamata CD24 ai polmoni. «Arricchiamo gli esosomi con la proteina 24CD, che è nota per svolgere un ruolo importante nella regolazione del sistema immunitario» ha detto il direttore del laboratorio di Arber, Shiran Shapira, che conduce ricerche sulla proteina da decenni.

econdo Roni Gamzu, direttore del centro di ricerca Ichilov nonché già a capo del team governativo sul coronavirus, la ricerca «è avanzata e sofisticata e potrebbe salvare i pazienti con coronavirus. I risultati della sperimentazione di fase 1 sono eccellenti e ci danno fiducia nel metodo che i ricercatori stanno studiando nel nostro laboratorio da molti anni». Rimane ovviamente da comprendere, come nel caso dei vaccini, se abbia la stessa efficacia su ceppi differenti del virus. Anche se intervenendo sulla modulazione della risposta immunitaria innata e dunque non con l’obiettivo di favorire la produzione di anticorpi neutralizzanti, dunque intervenendo su un meccanismo completamente differente, sembra improbabile che le mutazioni possano interferire. Al momento non risulta che sia stato pubblicato uno studio scientifico sull’esperimento.

FONTE: VANITYFAIR

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