Petrolio in Val d'Agri e Valle del SauroPrimo Piano

Torna l’incubo autobotti della Total

Raffineria Roma «snobba» Regione e impatto di 170 mezzi su strade lucane e nazionali


Non importa da dove arriveranno, su quali strade e quanti chilometri percorreranno lungo la Penisola, le 170 autobotti/isocontainer cariche di greggio dirette ogni giorno, al Deposito di Pantano di Grano alle porte della Capitale. Non importa se attraverseranno la Basilicata, la Puglia o mezzo Paese. Se inquineranno o se ci saranno rischi di incidenti o sversamenti di greggio. Raffineria Roma spa (società al 100% controllata TotalErg e ora passata al Gruppo Api) va avanti davanti al Ministero dell’Ambiente e presenta chiarimenti e controdeduzioni a una quindicina di osservazioni presentate da Regione Lazio e Basilicata, Comune di Roma, associazioni e cittadini contro l’istanza di Verifica di assoggettabilità a Valutazione di impatto ambientale del progetto teso all’imple – mentazione di un sistema logistico nella Raffineria di Roma per la ricezione, stoccaggio ed esportazione di grezzo. È la coda romana del progetto Tempa Rossa della Total in Basilicata.

Il blitz di agosto con la doppia istanza per adeguare, da una parte, il polo logistico di Roma e dall’altra il Centro Olio di Corleto Perticara per poter ricevere e far partire ogni giorno 170 (il doppio considerando andata e ritorno) autobotti e isocontainer carichi di greggio, circa 20mila barili, per poter avviare la produzione petrolifera del secondo giacimento lucano. A impianti ormai quasi pronti a partire a Tempa Rossa, la compagnia francese aveva così colto di sorpresa tutti con una richiesta tanto provocatoria, quanto però lungimirante. Proprio il disappunto verso tale soluzione e il coro di «no» sui territori, collegato ai tempi autorizzativi e di realizzazione del progetto, troppo lunghi per consentire l’avvio della produzione nel primo semestre 2018, ha di fatto determinato un’acce – lerata. Dinanzi al blocco all’amplia -Regione Puglia che ha negato l’Intesa (il procedimento è ora al Dica della Presidenza del Consiglio) e allo spettro delle autobotti, anche se è stato raggiunto l’accordo con l’Eni per la raffinazione a Taranto del petrolio arrivato da Tempa Rossa attraverso l’oleodotto Val d’Agri nella raffineria del Cane a sei zampe (si veda altro pezzo in pagina), il progetto alternativo su autobotti non è stato messo da parte e gli iter autorizzativi avviati davanti al Ministero dell’Ambiente vanno avanti.

Proprio grazie alle anticipazioni della Gazzetta quest’estate la Regione Basilicata è riuscita a non farsi cogliere di sorpresa e presentare in tempo le sue osservazioni, alle quali è appena arrivata secca la risposta della Raffineria di Roma (società al 100% controllata TotalErg, ma ora passata nelle mani del Gruppo Api) che sottolinea che lo Studio preliminare redatto da Raffineria di Roma spa, «considera esclusivamente le attività previste nell’impianto di Pantano di Grano ed i relativi potenziali impatti generati nel contesto territoriale circostante ». Come dire, non interessa da dove partano o quali strade percorrano i mezzi carichi di greggio perché Raffineria di Roma spa «ha avviato un procedimento volto ad evidenziare l’assenza di impatti significativi generati dalla realizzazione del progetto nell’area circostante il Deposito di Pantano di Grano e dunque nella Regione Lazio ».

E per il resto rimanda all’altra istanza. «I potenziali impatti sulle matrici ambientali nella regione Basilicata – sottolinea – sono valutati nell’ambito di un specifico procedimento (Realizzazione baie di carico auto-cisterne per trasferimento greggio stabilizzato dal Centro Olio “Tempa Rossa” e posa di due condotte interrate di collegamento), la cui documentazione è stata presentata da Total E&P Italia spa il 17 agosto 2017, come risulta dal sito del Ministero dell’Ambiente. I procedimenti valutano di fatto differenti progetti e sono stati dunque avviati e sottoposti agli enti competenti dalle due differenti società proponenti per quanto di loro competenza. Si tratta, quindi, di due diversi progetti separati presentati da due diverse società con azionisti diversi; un progetto (quello di Raffineria Roma), afferente alla zona di Roma, dove si ritiene che non vi sia assoggettabilità a Via, e l’altro (quello di Total E&P) assoggettato a Via, afferente alla Regione Basilicata ». Due progetti distinti, sicuramente, con iter diversi e impatti ambientali distinti sulle rispettive aree (Regione Lazio e Regione Basilicata)». ma è indubbio che siano strettamente collegati. Se, infatti, l’adeguamento del Centro Olio di Tempa Rossa fosse bocciato, viene da chiedersi: a che servirebbe l’ampliamento del polo di Roma, finalizzato proprio alla ricezione, stoccaggio ed esportazione del greggio lucano? Risposta collegata all’altro quesito, se la proposta progettuale di trasferimento del greggio presso il Deposito di Pantano sia da intendersi temporanea oppure definitiva.

La risposta nelle integrazioni presentate. «Si specifica – sottolinea la società – che le modifiche proposte presso il Deposito di Pantano di Grano hanno carattere definitivo anche in ragione dell’en – tità degli investimenti e delle risorse impiegate. Infatti tali modifiche, seppure nella presente contingenza correlate al grezzo di Tempa Rossa, non risultano vincolate solo ad esso che non ne rappresenta pertanto condizione propedeutica e necessaria. In altri termini, il progetto potrebbe in futuro essere utilizzato per scaricare grezzo proveniente da altri siti e/o eventuali altri prodotti (in quest’ultimo caso previa apposita richiesta autorizzativa). Per tale ragione, la valutazione richiesta è relativa alla sola area di riferimento ubicata nella Regione Lazio ».

FONTE: LUIGIA IERACE – LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

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