Società e Cultura

Premio Memoria e identità a Viggiano: consegnato al giornalista Dino Messina


Con la cerimonia di consegna presso il Centro Sociale “Alberti-Marone” a Viggiano, si è svolta la quarta edizione del Premio “Memoria e identità”,  istituito dall’Associazione politico-culturale “Bene Comune” e assegnato per il 2019 allo scrittore e giornalista Dino Messina,  che, nato a Viggiano e trasferitosi con la famiglia prima a Potenza (1965) e poi a Milano (1969), dopo aver conseguito la maturità classica presso il liceo Berchet, conseguì presto l’abilitazione all’esercizio della professione giornalistica.

Dopo un periodo di formazione/lavoro presso l’Ansa e il Gruppo Corriere della Sera, nel 1986 arrivò al Corriere definitivamente, dove nei trent’anni di attività, ricoprendo ruoli di responsabilità, prima nella cronaca di Milano e poi in particolare nell’ambito della sezione culturale e delle pagine dedicate alla storia, ha conosciuto professionisti di grande prestigio, da Indro Montanelli a Cesare Medail, da Enzo Biagi a Gaetano Afeltra e Giovanni Russo, e ha incontrato protagonisti della cultura italiana, come Giovanni Raboni, Claudio Magris, Ernesto Galli della Loggia, Luciano Canfora, Sergio Romano. Ha scritto, inoltre, tremila articoli, ha intervistato noti scrittori e ha fatto numerose inchieste. Grazie alla competenza nel campo della storia contemporanea, ha scritto alcuni libri su temi ancora oggi molto dibattuti: “C’eravamo tanto odiati” (Baldini & Castoldi, 1997, la storia parallela di un ragazzo di Salò e di un partigiano), “Salviamo la Costituzione italiana” (Bompiani, 2008, una serie di interviste, da Giulio Andreotti a Giulio Tremonti, sulla riformabilità della nostra Costituzione), “2 giugno 1946. La battaglia per la repubblica” (Edizioni del Corriere della Sera, 2016) e “Italiani due volte. Dalle foibe all’esodo: una ferita aperta della storia italiana” (Solferino, 2019). Sposato, vive a Milano e collabora al Corriere della Sera con articoli d’attualità e cultura, curando il blog “La nostra storia”, e con l’Università Statale di Milano, ove tiene un laboratorio di giornalismo e storia.

Il presidente dell’Associazione Vittorio Prinzi, dopo aver ricordato che, negli anni precedenti, il Premio è stato assegnato all’ingegner Piero Telesca, al pittore Arnaldo Mazzoni e al rettore del santuario-parroco di Viggiano Don Francesco Romagnano, ha richiamato le finalità del Premio, il quale si propone di contribuire a far emergere e tutelare il senso di comunità e di appartenenza alla propria cultura e alla propria terra rispetto al processo sempre più rapido di sradicamento e spaesamento o addirittura di rinuncia a buon mercato al nucleo dei valori propri di una comunità. E Dino Messina è un viggianese – ha aggiunto il presidente – da tempo ormai residente a Milano, che ha esercitato la professione di giornalista con dignità e successo presso il più prestigioso quotidiano italiano e tuttavia non si mai estraniato dalla sua terra d’origine e soprattutto da Viggiano. Pertanto, la sua vita ed attività sono apparse all’Associazione “Bene Comune” fedeli allo spirito del Premio, come è stato detto nella motivazione di assegnazione: “Il dottor Dino Messina ha conservato un legame costante e vivo con il suo paese d’origine. Fiero delle sue radici e memore di personaggi, storie, usi e tradizioni del suo paese, non ha mai sottaciuto la sua identità lucana. Nella sua attività di giornalista e scrittore presso il “Corriere della Sera”, anche come responsabile della pagina culturale, ha colto incessantemente occasioni per scrivere della sua terra facendone conoscere non solo la storia ma anche problemi, risorse, peculiarità e speranze al vasto pubblico dei lettori”. 

 

Al saluto del Sindaco di Viggiano, avv. Cicala, che ha espresso parole di apprezzamento per l’iniziativa di “Bene Comune” rivolta alla salvaguardia di un valore prezioso quale l’identità di una comunità, è seguita la testimonianza dell’amico “storico” di Dino Messina, Francesco Pizzo, pure lui viggianese emigrato a Roma, che con lui ha ricordato gli anni dell’infanzia e della giovinezza, le esperienze politiche degli anni 1970/80, pur vivendo in città diverse (Roma-Milano), e il ricorrente comune ritorno alle radici lucane e al paese natio.

Iil giornalista Edmondo Soave ha poi  intervistato Dino Messina su temi d’attualità: il divario crescente tra Nord e Sud (rapporto CENSIS), il rapporto tra stampa del Nord (Corriere della Sera) e problemi del Sud, la fuga dei giovani dal Sud, le cause di un mancato sviluppo del Mezzogiorno e della Basilicata, sui quali si sono confrontate la visione piuttosto ottimistica di Messina con quella realistica di Soave, che ha tracciato un breve percorso della ancora irrisolta questione meridionale.

Al termine, il presidente dell’Associazione “Bene Comune” ha consegnato il Premio a Dino Messina, accompagnato dalla moglie, Jennifer Clark, e circondato da parenti ed amici, di cui molti compagni di scuola.   Non poteva mancare in questo contesto di “Memoria ed identità” il suono dell’arpa, alla quale, come alla Madonna, è legato tradizionalmente ogni viggianese con l’Ensemble dell’Associazione “Arpa viggianese”.

E nella memoria e nella identità si intende fondamentalmente rivendicare e rimarcare l’immagine del viggianese, consegnataci – evidenzia Prinzi – dalla nota poesia del Parzanese: “Ho l’arpa al collo, son viggianese, tutta la terra è il mio paese”, un’immagine che può apparire stereotipata, ma che ai viggianesi continua a piacere perché esprime, anche grazie ad una rilettura storica e in una visione nuova dell’emigrazione, la figura di chi, in patria o altrove, ha saputo cogliere le opportunità, farsi strada ed emergere, non solo in campo musicale (come i Salvi o De Lorenzo), ma in tanti altri campi, nel pubblico come nel privato, con sacrificio, impegno costante e rettitudine.

 

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