Società e Cultura

Premio di laurea dedicato ad Angela Ferrara, la scrittrice vittima di femminicidio


La scrittrice Lucana dagli occhi di luce, ispirata dai bambini, poetessa e autrice di un cortometraggio dalle tinte tragiche, che oggi suona come presagio del suo Infausto destino,  Angela Ferrara, morta a soli 30 anni, aveva esordito come scrittrice per l’infanzia, iniziando da un modesto progetto dopo gli studi in scienze religiose, appassionata e creativa con la sua fervida fantasia continuava a librare componimenti,  quel sogno pudicamente coltivato, cominciava a prendere forma proprio negli ultimi giorni della sua vita,  stabiliva un contatto con editore Romano per la pubblicazione dei suoi scritti, e programmava di trasferirsi.

Angela rappresenta una delle tante donne la cui vita è stata spezzata da un amore malato. Una giovane dal promettente talento, figlia ed orgoglio di un sud evoluto, che coltivava sogni e concretezza, ambizioni sostenute dalla competenze acquisite con sudore, impegnata nel sociale ed attratta da quell’universo infantile a cui dedicava i sui racconti, i bambini energia pura, piccole stelle che coloravano un quotidiano velato da un dolore inespresso.

Una donna capace di attente introspezioni, dolcezza e grazia congiunta ad una bellezza ragguardevole, con la distinta attitudine alla comunicazione che traspare dai tanti video postati on line e sui social, la ritraggono in eventi organizzati per l’infanzia. Restano i suoi sogni ed il vigore del suo talento in chi ebbe la fortuna di conoscerla, e quanto altro ancora è rimasto inespresso del suo talento

Nel segno della continuità della sua passione letteraria è stato promosso IL PREMIO DI LAUREA “Angela Ferrara” indetto dal coordinamento Donne CGL, CISL e Uil e dall’Università degli Studi di Basilicata. Il premio prevede un contributo economico di Euro 1500 nella misura di 500 € ciascuno volto a premiare la migliore tesi di laurea triennale o magistrale, sul tema del femminicidio, discussa in un qualunque Ateneo italiano da studenti residenti in Basilicata. Pervenute da tutta Italia 28 tesi di Laurea che saranno valutate dal comitato scientifico che ne decreterà il vincitore, presieduto dalla protettrice dell’UNIBAS Aurelia Sole e dai docenti Donato Verrastro, Emilia Surmonte, Anna Russelli, Luana Franchini e Luciana Trivigno.

Il tema del Femminicidio   quasi sempre attiene ad un amore divenuto tossico, malato, oscuro, Angela aveva 30 anni e voleva vivere per sé e per il suo bambino, pubblicare il suo prossimo libro, ignara che avesse lei stessa scritto il suo destino in quel soggetto “casi di cronaca” di cui Angela aveva scritto anche la sceneggiatura e ne interpretava un piccolo ruolo, si rivelerà poi essere un una fatale profezia.  Il riferimento al un femmicidio arrivava chiaro da un notiziario televisivo, una voce fuori campo, su una scena di incomprensioni di coppia, da TG : ” uccide la moglie e si toglie la vita”.  Un dettaglio secondario al cospetto del nutrito numero di donne oggetto di annientamento fisico e morale sempre più frequente, a cui faceva riferimento. Poi è toccato a lei accomunata a tante altre donne, vittime di uomini deviati, immaturi, accecati dalla brama del possesso, lontani dal comprendere che l’amore coercitivo non è amore e che nessuno potrà mai essere padrone di un altro, uomini dissociati in preda ad una follia rabbiosa. Inutile chiedersi se quell’uomo avesse mai “ascoltato” l’implorazione di Angela nei versi di una sua poesia “I dubbi dell’amore” che oggi risuonano come una preghiera …”m’ama non m’ama, i dubbi dell’amore. Nuda margherita nell’assolato prato preda sei dell’ossessione. Ma se davvero m’ami, non raccogliermi…non raccogliermi..” L’orco cattivo delle sue favole, se pur contemplato era esorcizzato dalle tinte accese dei suoi racconti, ma paradossalmente accanto a lei, concentrata a progettare le sue storie colorate.

Tante , troppe ancora, le volte in cui è  l’amore desiderato che inaspettatamente diventa l’aguzzino: l’incipit è quasi sempre quello di una bella storia d’amore che sboccia tra due giovani, nella purezza e la genuinità della prima giovinezza e come spesso avviene nei tanti piccoli centri, di cui la  Basilicata ma l’Italia intera  è disseminata, l’amore sboccia  tra le stradine e sulle panchine del piccolo paese, tra le promesse ed i progetti, piccole cose da vivere insieme in un percorso di gioie condivise, quando il futuro di due ragazzi è ancora tutta da scrivere, talora il retaggio culturale ha già scritto i loro passi importanti, se precoce poco importa l’importante che ci sia, un matrimonio, dei figli, una famiglia serena, si spera, ma il finale scritto nelle favole  “…e vissero felici e contenti”  è sempre più spesso meno vero.

Quando i progetti non hanno più nulla in comune, Le alchimie si dissolvono lasciando spazio al disincanto, gli obbiettivi si spostano, i pensieri e le aspirazioni personali prendono percorsi e deviazioni, e poco per volta non ci si riconosce più, allora le incomprensioni diventano un macigno, e la traversata continua in un mare rabbioso ed insidioso, poi arriva il momento in cui si spengono i sorrisi ed ogni comunicazione si azzera. L’illogico è spesso dettato dal pregiudizio, soprattutto se lo scenario è un piccolissimo contesto sociale, tanto più alto sarà il peso della responsabilità pubblica, l’esponente di una cultura mediocre troverà più facile espressione nell’istinto. Ma quando il dolore di una donna sceglie di non restare nel silenzio non dovrebbe incontrare l’onda della violenza, oggi le donne sanno di non dover più chinare il capo, ovunque, anche  nella piccola Cersosimo, un borgo di 637 anime della Basilicata alle falde del Pollino, non è più il tempo della tacita sopportazione, ma quello della consapevolezza, ormai non più assoggettati ad una morale ottocentesca dalla quale era impossibile svicolarsi, ravvedersi su scelte che si rivelano inappropriate e ritrovare la propria dimensione nel cambiamento, quando un rapporto non è più sereno e vivibile.

Appare evidente che l’idea del cambiamento non riusciva a delinearsi nei pensieri del marito il marito di Angela, una guardia giurata che ha usato l’arma in dotazione per compiere l’insano gesto, in una calda mattina di settembre uscendo da quella casa in cui era rimasto solo da qualche mese, decise di ricondurre a sé per sempre la sua donna con un disegno criminoso,  un delirio annunciato con rancorose  dichiarazioni: “non voglio che me la guardino tutti, me la porteranno via”….parole, piccoli segni che meritavano allerta  e gravano dopo i fatti di quella  limpida  mattina di settembre in cui Angela ha cessato di esistere, mentre si accingeva a salire sulla sua piccola auto dopo che aveva abbracciato per l’ultima volta il suo bambino,  strappata alla vita per mano di quell’uomo che l’aveva portata all’altare e che le aveva giurato amore e protezione, spara sette volte Vincenzo, ma un ultimo colpo lo riserva a sé stesso, per finire il suo folle disegno accasciato sul gradino di casa. Si chiude così la drammatica pagina di una poetessa dagli occhi sognanti, in una solare mattina di settembre in un borgo tranquillo. Tutti continueranno a chiedersi quali demoni abbiano guidato quella mano e cosa non è stato fatto per evitarlo.

Anche se la nostra epoca appare propizia e stimolante per le donne, che possono sentirsi libere e lontano da imposizioni e costrizioni, le donne oggi sanno cosa vogliono, assumono responsabilità e prendono decisioni, le donne amano, accudiscono, sono accoglienti, sono legate alle loro radici, ma allo stesso tempo sognano e non sono più disposte a subire nel silenzio, basta così poco a scatenare tale inaudita violenza che confluisce in una lunga scia di sangue.
In questo l’informazione assume un ruolo importante, nella prevenzione di tragedie familiari, il cui tentativo di raccontare i fatti dovrebbe svolgersi nel rispetto del dovere di cronaca. La Convenzione di Istanbul, insiste sulla prevenzione e sull’educazione e chiarisce quanto l’elemento culturale sia fondamentale, assegnando all’informazione un ruolo speciale.

Il tema della violenza femminile è un argomento aperto da anni, di cui ogni provvedimento disciplinare rivolto alla prevenzione stenta a trovare attuazione, l’auspicio è che questo Premio “ ANGELA FERRARA” contribuisca  a sollecitare la coscienza comune e prendendo in prestito le parole di Helga Schneider, ” la violenza sulle donne è antica come il mondo, ma oggi avremmo voluto sperare che una società avanzata, civile e democratica non nutrisse le cronache di abusi omicidi e stupri.”

 

 Carmen De Rosa

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