Lavoro

Più di 100 piccole imprese lucane a rischio default per la crisi energetica


Uno scenario molto incerto per le piccole e medie imprese italiane, al centro di forze opposte. Non fanno eccezione quelle della Basilicata dove, tuttavia, i dati sembrano più confortanti rispetto a quelli delle altre regioni. E’ quanto emerge dal rapporto sullo stato di salute delle Pmi presentato da Confindustria Basilicata e Cerved. Il sistema delle piccole e medie imprese lucane, tutto sommato, ha retto alla pandemia. Il numero delle imprese è calato dello 0, 6 per cento nel biennio 2019 – 2020: un dato migliore rispetto alla media nazionale che sfiora il – 4 per cento. Nonostante questo, però, anche in Basilicata è aumentato il numero di Pmi a rischio default, con un numero di imprese sicure che si è ridotto dal 19,5 per cento del 2019 all’11 per cento del 2020, e un incremento di quelle a rischio dall’11,3 per cento al 17,7 per cento. Il 2021 si è chiuso all’insegna di un recupero solo parziale: la quota di imprese sicure torna a salire (15,6%) e nello stesso tempo si riduce la percentuale di Pmi a rischio che passa dal 17, 7 per cento al 12, 1 per cento, restando tuttavia su livelli più elevati rispetto al 2019. Ma se le piccole imprese lucane sono riuscite, seppur a fatica, a fronteggiare il primo ostacolo rappresentato dal covid ora devono fare i conti con crisi energetica e conflitto in Ucraina . “Le criticità struttura e congiunturali – spiega il presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma – rendono necessari interventi straordinari e urgenti”. L’obiettivo, secondo Somma, è quello di “rilanciare gli investimenti e sostenerne la competitività”.

 

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