Lavoro

Maltrattamenti bambini nelle scuole: presentata la campagna del sindacato di Polizia Penitenziaria


Il ripetersi in numerose scuole e centri per l’infanzia e per disabili in tutto il Paese di casi di maltrattamenti a bambini e disabili, oltre che anziani, impone azioni ed iniziative prima di tutto da parte dei cittadini-genitori e del sindacato e movimenti popolari. Due dati allarmanti: l’Associazione Via dei Colori, l’unica rete nazionale che assiste le famiglie per i maltrattamenti dei bambini, psicologici e fisici, nell’universo scolastico, riceve ormai 13 denunce al giorno al suo numero verde (800984871), e ha già collezionato una cinquantina di processi. Al momento sono aperti fascicoli per maltrattamenti di bambini nelle scuole e negli asili in ben 31 procure in tutte le regioni italiane. Da queste premesse è partita oggi da Potenza la campagna del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) che si svolgerà in tutte le regioni e che prevede la raccolta di firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare per introdurre la videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia, nonché nelle strutture socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in situazioni di disagio, e l’inasprimento delle pene per quanti hanno commesso i reati. A spiegare la campagna a Potenza in un incontro con i giornalisti è stato il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo, accompagnato dal Garante per l’Infanzia della Regione Basilicata Vincenzo Giuliano.

I maltrattamenti sui piccoli degli asili nido e della scuola dell’infanzia  – ha detto Di Giacomo – sono in crescita. Le vittime nell’80 per cento dei casi hanno meno di 6 anni. Sono proprio i più piccoli, i più indifesi ad aver incontrato al nido o nella scuola materna chi, invece di proteggerli, ha alzato le mani, ha strillato oltre ogni limite, li ha puniti. E questo proprio non va giù alla comunità dei genitori delle vittime degli abusi nelle scuole. La nostra iniziativa – ha sottolineato Di Giacomo – prevede l’installazione, a nostre spese, di un sistema di videosorveglianza in una scuola o in un centro della provincia di Potenza quale segnale che si può fare assicurando la massima privacy. Rivolgiamo un appello a contattarci (http://www.sindacatospp.it/) per richiedere gratuitamente il sistema di videosorveglianza. Chi può accedere ai filmati? Solo l’autorità giudiziaria “in caso di una notizia di reato”. Le telecamere, prevede la nostra proposta, possono essere installate solo con l’assenso della rappresentanza sindacale e in mancanza di accordo con l’autorizzazione dell’Ispettorato del lavoro. Infine gli utenti e il personale delle strutture hanno il diritto a una informativa sulla raccolta delle registrazioni dei sistemi di videosorveglianza, nonché sulle modalità e sulle condizioni per accedervi. Chi svolge il proprio lavoro in modo serio non ha nulla da temere. E visto i frequenti episodi di bullismo nella scuola secondaria sarebbe opportuno estendere la proposta di installazione delle telecamere anche nelle classi delle medie e superiori. La presenza della videosorveglianza sarebbe un ottimo deterrente alle violenze e aggressioni sia nei confronti dei compagni di classe sia verso gli insegnanti. Al momento le “uniche telecamere” presenti in classe sono quelle degli smartphone, che a volte trasmettono anche in diretta su Facebook mentre l’insegnante tiene lezione.

Il Garante per l’Infanzia Giuliano ha precisato che va assolutamente evitata la generalizzazione in merito ai fatti accaduti anche in scuole lucane perché ci sono insegnanti, educatori ed operatori che svolgono al meglio il proprio delicato compito. È molto difficile dare un giudizio, al di là della gravità dei vari episodi, sulle cause di questo fenomeno che rischia di dare un colpo mortale alla scuola italiana. E rischia di rompere in modo definitivo l’unico patto che può consentire al sistema educativo di funzionare: quello tra insegnanti, famiglie e alunni. Bisogna capire fino in fondo, e non può farlo che il Ministero dell’Istruzione, che cosa sta spingendo una minoranza, ma non sappiamo quanto ristretta, di insegnanti, a usare schiaffi, strattoni, insulti e calci per educare i bambini a scuola. E soprattutto cosa deve fare il Ministero per accrescere la preparazione degli insegnanti in particolare di sostegno. Noi – ha aggiunto Giuliano – possiamo fare molto sul piano della prevenzione e per il sostegno ai genitori specie per non sottovalutare il fenomeno, di sicuro di maggiori proporzioni, dei maltrattamenti di varia natura che avvengono in famiglia, come denunciano i medici pediatri. E in questo caso che facciamo: mettiamo telecamere nelle case delle famiglie?

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