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Il lucano De Bonis diventa l’erede del cardiochirurgo Alfieri al San Raffaele di Milano


È andato subito ai suoi pazienti il pensiero del professor Michele De Bonis dopo la nomina alla direzione dell’Unità di Cardiochirurgia delle Terapie Avanzate e di Ricerca dell’ospedale San Raffaele di Milano. De Bonis, lucano di origini pietragallesi, ha raccolto, assieme al collega Alessandro Castiglioni, l’eredità del professor Ottavio Alfieri, direttore dell’unità operativa di Cardiochirurgia per vent’anni. Nella sua lunga carriera, Alfieri è riuscito a creare un centro di riferimento nazionale e internazionale per la chirurgia riparativa della valvola mitrale, per la chirurgia della fibrillazione atriale e dello scompenso cardiaco e per la chirurgia coronarica a cuore battente. Innovativo anche nell’organizzazione, il reparto è stato concepito secondo il concetto anglosassone di «heart team», con specialisti diversi che concorrono alla risoluzione della patologia.

Con la scelta di De Bonis e Castiglioni, il professor Alfieri lascia quindi la sua creatura in «buone mani». Basta scorrere il curriculum di De Bonis sul sito dell’Uni – versità Vita-Salute San Raffaele e ben si capisce il perché di questa scelta. Una lista interminabile di specializzazioni, pubblicazioni, titoli ma, su tutti, una grande umiltà e una speciale e duplice vocazione: verso i pazienti e verso la ricerca. «Tutto quello che io, il professor Castiglioni e tutti quelli che hanno l’onore ed il privilegio di lavorare presso questa struttura abbiamo imparato dal punto di vista umano e professionale, lo dobbiamo al professor Alfieri – commenta De Bonis – il fatto che lo stesso professor Alfieri, assieme alla presidenza ed all’amministrazione, abbia deciso di lasciare la sua eredità così importante e così grande a me e a Castiglioni ci riempie di gioia e gratitudine. Avere un simile incarico significa assumersi grande responsabilità verso numerose persone che sino ad ora si erano affidate a noi con fiducia. Ora dobbiamo mantenere l’im – pegno e rispondere alle loro attese, come ha sempre fatto Alfieri, per questo sarà fondamentale fare gioco di squadra».

Nel futuro del cardiochirurgo pietragallese c’è sempre la ricerca, ma è lontana l’idea di un «ritorno a casa». «Mi auguro di realizzare con tutto il team, soluzioni innovative in ambito terapeutico, di promuovere il concetto della cooperazione con altre unità Cardio-Toraco-Vascolari del nostro istituto e sviluppare ancor più la ricerca che è il cuore di tutto e parte integrante del nostro lavoro. Quando si è stati così fortunati da poter lavorare in un centro così avanzato com’è successo a me all’Ospedale San Raffaele, dove si sviluppano anche contatti internazionali, diventa poi problematico pensare ad altre alternative, perché si è molto gratificati da quello che si sta facendo».

FONTE: ALESSANDRO BOCCIA – LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

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