Società e Cultura

Lina Wertmüller: ultimo saluto alla più grande donna cineasta di tutti i tempi di origini Lucane


Al secolo Arcangela Felice Assunta  Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich nota al grande pubblico semplicemente come Lina o la “Wertmüller”,  si è spenta nella sua casa romana nei pressi di Piazza del Popolo all’età di 93 anni. Nata a Roma da una nobile famiglia che annoverava origini lucane, mai dimenticate, nel Comune di Palazzo San Gervasio, in cui nasce il padre Federico, un avvocato lucano di lontane e nobili origini svizzere.
È stata la prima donna ad imporsi alla regia nel panorama cinematografico internazionale, con la sua inconfondibile e iconica immagine sottolineata da occhiali rettangolari rigorosamente bianchi, che riprendevano il candore dei suoi capelli, di cui rivelava spassosamente di averne ordinati alla casa di produzione circa 5000 paia.
Il forte legame con la Basilicata la riporta nei suoi luoghi d’origine proprio nel suo esordio alla regia che avviene nel 1963 con “I Basilischi”, il film fu girato in gran parte tra la Basilicata e la Puglia , tutto in bianco e nero. Per quel film d’esordio, Lina Wertmüllwer, oltre alla regia, ne scrive sceneggiatura e soggetto com’era dovuto ai grandi cineasti del tempo. Il film appartiene al genere drammatico: un amara e grottesca narrazione di un gruppo di “ Vitelloni” del sud, il ritratto della loro vita,  troppo intrisa di apatia e provincialismo per far loro desiderare di spiccare il volo verso mete più stimolanti. Neanche l’opportunità offerta da una zia di uno dei protagonisti, che invoglia il ragazzo a iscriversi all’università di Roma, riuscirà a cambiare il modo di vivere e di pensare del giovane, che farà ritorno al suo paese con la consapevolezza dell’ incapacità di abdicare ai pregiudizi ed i rituali della provincia natia, irreversibilmente radicata.
Il basilisco vuole appunto essere una metafora, che indica il radicarsi su qualcosa senza possibilità di spostarla. Questo primo film le valse la Vela d’argento al Festival di Locarno.
È stata la prima donna candidata all’Oscar come migliore regista, per il film “Pasqualino Settebellezze” nella cerimonia del 1977, che ebbe successo anche negli Stati Uniti, la Wertmüller è candidata a tre Premi Oscar mentre una quarta nomination arriva a Giancarlo Giannini per la sua interpretazione del protagonista.
Verso la seconda metà degli anni sessanta nasce infatti la sua collaborazione con Mariangela Melato e ancora di più con l’attore Giancarlo Giannini: “Mimì metallurgico ferito nell’onore” (1972) “Film d’amore e d’anarchia – Ovvero Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza…” (1973), “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” (1974), “La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia” (1978) e “Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova” e “Si sospettano moventi politici” (1978).
La ritroveremo nel 1986  nel teatro lirico con la regia della Carmen di Bizet, che inaugura la stagione lirica 1986-87 del Teatro di San Carlo di Napoli, ripresa in diretta su Rai 1, poi nel 1997 dirige una Bohème all’Opera di Atene.
Nel 1992 dirige Io speriamo che me la cavo con Paolo Villaggio, mentre nel 1996 torna alla satira politica con Metalmeccanico e parrucchiera in “ Un turbine di sesso e politica” con Tullio Solenghi e Veronica Pivetti come nuovi Giannini-Melato.
È stata autrice anche di diverse sceneggiature e regie teatrali, da “Due più due non fa più quattro (1968) e Fratello sole, sorella luna (1971) (entrambi per la regia di Franco Zeffirelli) a L’esibizionista (1994), da Gino, Ginetta e gli altri (1995) a Lasciami andare madre (dal libro di Helga Schneider, con Roberto Herlitzka nella parte della vecchia madre).
Poi negli anni ‘90 il sodalizio con Sophia Loren, porta in tv un riadattamento di “Sabato, domenica e lunedi’ ” da Eduardo e  con Paolo Villaggio il film“Io speriamo che me la cavo” dal romanzo-verita’ di Marcello D’Orta. Ritorna  con l’amica Loren, in un affresco storico con “Ferdinando e Carolina”, rivisita i suoi personaggi tipici aggiornandoli con volti nuovi come Veronica Pivetti o Claudia Gerini, attratta dalla cultura partenopea tanto da meritarsi la cittadinanza onoraria di Napoli .
Nel 2020 le consegnarono il prestigioso riconoscimento alla carriera e nella cerimonia di consegna della celebre statuetta d’oro, sfodera tutto il suo animo femminista ed anticonformista: “vorrei un’Oscarina e magari la chiamerei Anna”.
Lina Wertmüller ha legato il suo nome alla Basilicata fin dal suo indimenticabile film del 1963, quando arriva per la prima volta nel suo paese d’origine, Palazzo San Gervasio, e ne rimane folgorata.
Profondo cordoglio espressione tutti i Lucani attraverso le parole del Governatore Bardi alla notizia della scomparsa di Lina Wertmuller “I lucani piangono la scomparsa di Lina Wertmuller, la grande regista ha raccontato con graffiante ironia l’Italia e gli italiani, le loro miserie e la loro grandezza. Con i suoi film Lina Wertmuller ci ha accompagnato in tutti questi anni e ci hai fatto emozionare. Il suo sguardo è stato sempre volto a scoprire i sentimenti umani. Mi piace pensare che quel suo carattere forte e travolgente, che le ha permesso di affermarsi e di raggiungere traguardi così importanti, sia almeno un po’ anche il frutto delle sue origini lucane”.
Accompagnato dal messaggio di cordoglio del presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Carmine Cicala:
Va via una protagonista del cinema italiano, autrice talentuosa e regista sensibile che ha portato alto il nome della Basilicata. A Lina Wertmüller va l’omaggio di tutti noi lucani”. Per l’ultimo saluto di tutti coloro che l’hanno amata , lei e la sua arte, sarà possibile omaggiarLa presso la camera ardente che verrà allestita in Campidoglio, voluta dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri che la ricorda in un tweet: “una grande regista che ha realizzato film densi di ironia e intelligenza, la prima donna candidata all’Oscar per la miglior regia”.
Carmen De Rosa 

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