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L’ampliamento di una discarica e le preoccupazioni di uno dei Borghi più belli d’Italia


Vi sono delle decisioni di Istituzioni superiori che impattano sulla vita sociale pur nascendo per sostenerne il suo divenire. Uno di questi è lo sfruttamento minerario, la costruzione di una grande arteria stradale o un Gasdotto molto esteso ed anche impianti o discariche per lo smaltimento dei rifiuti ovvero di quegli scarti della modernità, sia essa di tipo civile o industriale.

Una di queste decisioni sta creando disagi e preoccupazioni nell’alta valle del Sauro, precisamente al cospetto di Guardia Perticara, annoverato nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia e riconosciuto come eccellenza per l’ospitalità dal Touring Club Italia tanto da avere avuto il riconoscimento della “Bandiera Arancione”.

La storia della Semataf a Guardia Perticara

Dunque, a Guardia Perticara l’anno 1995 viene dato il via libera per la costruzione di un impianto di trattamento di fanghi bentonitici che successivamente, nel corso di un ventennio si è trasformato in un impianto di trattamento e stoccaggio di rifiuti speciali non pericolosi. Praticamente una discarica con quattro Lotti susseguenti; l’ultimo, il quarto, avviato l’anno 2014 ed entrato in esercizio l’anno 2016. Per una capacità complessiva, ad oggi, di circa quattrocentocinquantamila metri cubi. L’impianto esiste da prima che il Borgo venisse riconosciuto come uno di quelli più belli d’Italia e che ricevesse il riconoscimento di paese ospitale da parte del Touring Club Italia. Da circa due anni, però, la società ha avviato le procedure per la realizzazione di un quinto lotto di circa cinquecentomila metri cubi, cosa che porterebbe la capacità complessiva a poco più di un milione di metri cubi.

Le perplessità della popolazione

Ora, considerando che il nuovo Lotto verrebbe realizzato prolungandosi verso il centro abitato ed in posizione molto visibile dai punti d’osservazione panoramica del paese, parte consistente della popolazione si è costituita in comitato, dopo aver fatto pervenire osservazioni e inviato petizioni sia al Comune che alla Regione opponendosi alla costruzione di questo nuovo quinto lotto. Ovviamente l’effetto ridondanza da social network aiuta molto ed in un attimo sono stati raggiunti migliaia di visualizzazioni ed altrettanti Like. Molte testate giornalistiche on-line hanno scritto, diversi blog hanno dato risalto e ribaltato la notizia, anche la Testata giornalistica di Rai Basilicata ha portato le telecamere sul posto ed in ultimo la Gazzetta del Mezzogiorno ha fatto un primo piano ed ancora, inframmezzato in un articolo dal titolo: i giovani e la voglia di giustizia, si riporta la notizia di una discarica di rifiuti speciali da realizzarsi di fronte al Borgo di Guardia Perticara, alias la San Gimignano del Sud. Succede però, a mio parere, che, dentro questa sacrosanta frenesia di raccogliere quanta più solidarietà possibile, si infilino messaggi che potrebbero risultare più dannosi di quanto già si possa paventare con il quinto lotto della discarica. L’obiettivo dovrebbe essere quello di discutere, in termini paesaggistici, la inopportunità di una vasca così prossima al centro abitato, senza snocciolare cavilli tecnici o eco scientifici contro le discariche e tutto quello che sta a valle dell’uso delle comodità del progresso. Si scade, se già non lo si è scaduti, nel qualunquismo, che porterà pure all’obiettivo atteso ma con un cumulo di macerie di una imponderabile inefficacia; sarebbe come sollevarsi per aver abbattuto il topolino che gironzolava dentro casa senza tener conto di aver distrutto gli arredi. Perché dico questo? Perché in ogni azione c’è la ponderazione del risultato in ragione dello sforzo che si deve compiere. Sui social si intravedono commenti contrapposti che lasciano intendere una comunità che va verso la disgregazione; alcuni postano notizie con foto non rispondenti, altri parlano di mostro che incombe sul paese ed altri ancora di una presenza sul territorio tutt’altro che innocua, altri, più filosemataf, che sono favorevoli ed altri che sberleffano le attività del comitato. Detto tutto ciò qualunque sarà il risultato della protesta la scia lasciata sul campo sarà tutt’altro che a vantaggio del territorio, avendo presentato al mondo un sito che viene paragonato quasi alle rovine di Cernobyl. Ma, da quanto è dato sapere, così non è; è un impianto che tratta rifiuti speciali non pericolosi dentro il quale c’è un settore di circa quaranta metri cubi dedicato allo smaltimento di materiale contenente amianto (canne fumarie, vecchie tinozze, lastre ondulate e similari). Mettere in dubbio la sua naturale andatura fino ad oggi credo sia non rispondente al vero, paventare che vi sia un nuovo logoro metodo di gestione è lecito ma se vi è certezza non bisogna attendere oltre, bisogna impedire che vada avanti nella sua attività.

Le procedure di autorizzazione

La cosa che sorprende è l’atteggiamento della Regione Basilicata che con una certa tracotanza ha approvato il verbale della Conferenza di servizi dando sostanzialmente il via libera all’ampliamento. La Giunta Regionale ha ignorato la petizione dei numerosi cittadini ed anche l’appello del Consiglio Comunale a non procedere se non dopo aver riaperto la discussione e riveduto di concerto i programmi di sviluppo dell’Impianto Semataf (Impianto/Discarica per il trattamento e lo smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi). Saranno pure spirati i termini della conferenza di servizi, saranno anche stati assorbiti tutti i passaggi previsti per legge e per regolamenti ma, tenuto conto che a maggio 2019 c’è stato un cambio di passo alla guida del Comune di Guardia Perticara, fuori dalle tecnicalità burocratiche la materia doveva assumere l’aspetto del tenore politico e mettere sul tavolo la problematica per consentire a chi governa il territorio locale di poter immaginare il futuro del paese nella maniera in cui lo immagina il suo programma elettorale. Magari, solo per ipotesi, anche con un nuovo lotto ma con modalità, capienza, genere di gestione e ricadute per il territorio diverse da come erano state immaginate prima. La Regione avrebbe dovuto organizzarsi per incontrare la popolazione, i comitati, gli “stakeholders” e raccogliere le loro istanze elaborandole in ragione degli interessi locali e di quelli più generali della pubblica utilità; costruendo consensi o riconoscendone le ragioni di resistenza. Niente di tutto questo: il governo regionale ha ritenuto di dover dare seguito ad un procedimento burocratico con pedanteria, ignorando l’istanza del massimo organo di rappresentanza di un territorio quale è il Consiglio Comunale.

Il Web ed i canali di socializzazione

Di tutta questa materia, come dicevo sopra, se ne è impossessato il Web ed ha incominciato a far circolare proclami, attestati di solidarietà, invettive ed ogni altra sorte di maledizione verso la paventata rovina del paesaggio attorno al Borgo.

La considerazione

Credo che la comunità di Guardia Perticara debba riportare la discussione nell’alveo di un confronto scientificamente corretto, svincolandosi da emotività idealistiche e riproponendosi nel giusto rango della valutazione paesaggistica. Perché il paesaggio, per stare al codice Urbani, dovrebbe intendersi come parte omogena del territorio, i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia o dalle reciproche interrelazioni. Secondo l’art. 136 del codice, sono sottoposti a tutela ……d) le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze. Bisogna che la discussione si snodi attorno al dettato costituzionale, il cui art. 9 riconosce il valore estetico-culturale del bene paesaggistico come valore primario dell’ordinamento; facendo da ciò discendere che la tutela del paesaggio, che sovrintende a superiori interessi pubblici, prescinde da ogni valutazione di interessi privati.
Dentro il riconoscimento di queste condizioni la comunità Guardiese deve far valere le ragioni dell’enorme sacrificio che sarebbe chiamata a sostenere. Occorre che ci si scrolli di dosso la sindrome da nabi desiderando che davvero le armate di Assiria giungano, a conferma della loro profezia, alla distruzione di Gerusalemme. Si rischia di essere disfattisti e per la ragion di profezia nulla potrebbe importare di aver vinto una battaglia restando su un campo di rovine assalito dalla disgregazione sociale.
Nessuno vuole questo, pur riferendoci ad una comunità di uno sparuto gruppo di cittadini, perché la serenità di un territorio piccolo riverbera sulla serenità dell’intero territorio regionale.

 

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