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La Scuola riapre…


Nelle prime fasi della pandemia, durante il famigerato lookdown, tutti si lamentavano della DAD, della chiusura forzata. I teorici dell’educazione invocavano i principi della scuola come vita, come agenzia di socializzazione.

Qualcuno, auspicava l’innovazione metodologica, e credeva che il covid rappresentasse l’occasione per cambiare il paradigma scolastico, convinti che si non potesse confinare l’apprendimento in spazi predeterminati come la classe, ma che fosse necessario puntare ad ambienti di apprendimento più flessibili ed adeguati al contesto. Il concetto di apprendimento informale non formale ne era alla base.

Le linee guida regionali, frutto di un lavoro portato avanti come tavolo tecnico in seno all’Autorità garante Infanzia e Adolescenza di Basilicata alla base della riapertura dei centri estivi hanno ribadito l’esigenza di strutturare le attività in modalità outdoor. Con l’Outdoor Education (OE) si definisce a livello internazionale un orientamento pedagogico che intende favorire le esperienze in presa diretta con l’ambiente: dal bisogno naturale nell’infanzia di esplorare e mettersi alla prova, ai progetti di educazione ambientale.

La condizione dell’infanzia, soprattutto nei contesti urbani della nostra società, è fortemente pensata per essere vissuta in tempi programmati in spazi chiusi. La componente emotiva e psicomotoria fondamentale per tutto l’arco dello sviluppo è spesso trascurata.

A questo punto, è importante porsi una semplice domanda: quale modello di scuola stiamo proponendo ai nostri alunni oggi?

In questi giorni le scuole sono nelle mani di geometri ed ingegneri che “misurano” il tipo di socializzazione da vivere, il corpo docente e Ata alle prese con corsi di formazione sulla sicurezza, e i temi ricorrenti sono: uscite di sicurezza, misurazione, mascherine, banchi, igienizzazione, divieti, regole.

Un ospedale nella scuola dunque, una aula rigidamente predisposta e poca possibilità di muoversi, con buona pace delle metodologie legate al cooperative learning, o all’outdoor education, o dei “Patti di comunità” citate dalle linee guida ministeriali al fine di attivare tutto il territorio e dare la possibilità di fare scuola oltre le classe intesa come spazio fisico rigido.

E il tanto citato bisogno di socializzazione sarà compromesso, data la scarsa possibilità di interazione che vivranno gli alunni in classe. La sfera emotiva dei nostri ragazzi, non è presa affatto in considerazione. E l’apprendimento si attua in maniera efficace solo se si cura questo aspetto.

Recentemente il Miur ha sottoscritto un protocollo d’intesa con le diverse associazioni di pedagogisti con l’intento di supportare le scuole in questo difficile momento. Ma al momento, è tutto su carta. E si resta in attesa di progettualità utili al fine di realizzare le azioni previste dal su citato protocollo.

La scuola riapre (noi lucani l’avremmo potuto fare anche a maggio) senza però aver creato le condizioni per fare scuola.

Ed è su questo che dovremmo tutti interrogarci per rimediare in corso d’opera. Infatti, l’obiettivo da porsi oggi non è tornare alle condizioni pre-crisi, ma dare a tutti gli alunni la possibilità di crescere superando le disuguaglianze che si sono consolidate negli ultimi anni.

Il Covid deve rappresentare l’occasione per cambiare una scuola ancora troppo “legata a schemi”, per poter rendere fattibile il concetto di ambiente di apprendimento, costituito da flessibilità, spostamenti, educazione informale e non formale. E i banchi con le rotelle sono solo un piccolo step per realizzarli, ma non certo esaustivo.

Le crisi, come questa, possono essere foriere di grandi problemi da affrontare e risolvere, ma possono anche essere occasioni per risvegliare energie nuove ed entusiasmi trascinanti.

Questa complessa fase deve fornire alle Istituzioni pubbliche lucane, come a ciascun cittadino di questa regione, la forza per ripensare coraggiosamente e responsabilmente al nostro sistema socio-educativo e scolastico, e per animare e rivitalizzare l’orgoglio di lavorare perchè esso possa raggiungere livelli qualitativi ottimali e divenire modello da imitare.

E noi tutti siamo impegnati a fornire la nostra più piena e incondizionata collaborazione.

 

Il Garante regionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza di Basilicata

                                                       Prof. Vincenzo Giuliano

 

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