Non ce l’ha fatta Erminio, il giovane di Paterno che, a causa di un arresto dovuto a una malattia congenita, ha versato in stato di coma per quasi 3 settimane. Il successivo accertamento della morte cerebrale ha dato inizio all’iter per l’espianto degli organi, onorando la sua volontà e quella della sua famiglia. Quattro vite rinasceranno grazie ai suoi organi. L’equipe medica, composta da 3 chirurghi romani e dalla dottoressa lucana Marinella Canosa del reparto Oculistica del San Carlo, coadiuvati dall’anestesista calabrese in servizio al San Carlo, dott. Masi, ha proceduto all’espianto di fegato e reni e al prelievo delle cornee. Per la donazione sono stati già individuati pazienti compatibili a Parma, Milano e Mestre.
La disperazione, spesso, inaridisce e acceca, ma, a volte, può spalancare le porte dell’umanità. È il caso di erminio, dei suoi cari e della loro storia. Un cuore che si ferma per quasi un’ora, fa un giro in Paradiso e ritorna per non fermarsi più, quasi beffardamente, quando tutto il resto invece resta materia inerme e silente per 20 lunghi giorni. Poi, l’ultima crociera. L’estremo viaggio dell’eterno peregrinare di Erminio, 44 anni, figlio di Paterno, figlio del mondo. Si dice spesso, quasi sempre, che fede e ragione non vadano a braccetto, che religione e scienza arrivino ad essere due rette parallele costrette a non incontrarsi e intersecarsi mai.
Per Erminio non è stato così: hanno dato simile, categorico verdetto. Non sono bastate le alchimie mediche, non sono servite le veglie di preghiera di familiari, amici e di una comunità intera avvolta da grigia mestizia. Già, una comunità intera. Perché questo era, è e sarà sempre Erminio: senso di comunità.