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Il truffatore gentile, originario di Tramutola, in fuga. Non è rientrato nel carcere di Bollate

L’ultimo colpo di teatro. L’ennesima giravolta in una vita vissuta sempre sul filo tra la legalità e l’illegalità, molto spesso oltre. Daniele Ginefra, 52enne della lucana Tramutola e un curriculum infinito di truffe messe a segno in giro per il mondo, è sparito nel nulla nonostante una condanna da scontare a oltre dieci anni di carcere. Stando a quanto risulta a MilanoToday, le tracce di Ginefra si sono perse martedì sera, quando non si è ripresentato al carcere di Bollate da dove era uscito in mattinata, regolarmente, perché ammesso al lavoro esterno presso un ristorante di piazzale Susa a Milano e un bistrò di corso di Porta Vittoria. Scaduto l’orario di “libertà”, alle 22, è scattato l’allarme e il 52enne è diventato un ricercato. Di nuovo.

Daniele Ginefra: chi è il truffatore gentile

La sua ultima latitanza era finita a ottobre del 2016. A bloccarlo, mentre lo cercavano l’Interpol e le polizie di mezza Europa, erano stati i poliziotti del commissariato Città Studi, che lo avevano fermato in un hotel del centro città subito dopo un tentativo di raggiro a due imprenditori tedeschi. Quel giorno Ginefra si era finto il titolare di una ditta di spedizioni, ma sulla sua strada aveva trovato gli agenti. Quello però era soltanto l’ultimo abito del “globetrotter della truffa”, che nei primi 2000 si era guadagnato anche il soprannome di “truffatore gentile” per i modi sempre garbati e gli abiti sempre eleganti. Un truffatore che era stato in grado, nel giro di una quindicina di anni, di racimolare milioni e milioni di euro trovando sempre vittime da far cadere nella sua rete. La sua ascesa era iniziata nel 1992, quando era evaso da un carcere tedesco grazie a una sostituzione d’identità, fingendosi suo zio. Da quel momento in poi, rubare le identità di altri era diventato il suo pane quotidiano, con raggiri quasi da film.

Come quando era riuscito nell’impresa di vendere per ben quattordici volte di fila una società immobiliare a Montecarlo – bottino stimato di cinque milioni di euro –  o come quando nel 2000 aveva venduto a una famiglia romana un albergo di cui in realtà esistevano soltanto i muri. Il vero “capolavoro” del truffatore giramondo, però, era stato un finto giro di Mercedes che gli aveva permesso di truffare addirittura la mafia russa. Quando era stato fermato, Ginefra era destinatario di ordini di carcerazione per un totale di 14 anni, 4 mesi e due giorni con le accuse di sostituzione di persona, truffa, furto, ricettazione e falso materiale. Così dall’hotel era finito in carcere. Dove però è rimasto fino a martedì.