Lavoro

Il futuro corto in Val d’Agri


Più di qualcuno che alloggia nei piani alti, ha spento la luce del buonsenso avviluppando i nostri borghi in una grande tenebra di carenze e solitudini che si dilata ormai da almeno un lustro, spiazzando gli intellettuali da salotto nostrani, completamente sconnessi dalla realtà, competenze e intelligenze. Un buco nero che ha inghiottito e tuttora ingurgita aspettative e futuribili proclami, vergogne e silenzi nonché quelle conferme che abbisogniamo come il pane e  che aiuterebbero a far fronte a un futuro più equilibrato.

L’epicentro del buio prende il nome di “Ospedale San Pio da Pietrelcina”, le cui mura sono vergate dall’onta di un clamoroso fallimento politico, che stranamente ha poca audience,  grimaldello che favorisce l’impoverimento di un territorio, a tutto vantaggio di altri luoghi, facendo riaffiorare un’ antica consuetudine quale quella di un lungo e improponibile pellegrinaggio verso disgiunti presidi ospedalieri. Lentamente ma inesorabilmente noi Valligiani ci stiamo ritrovando senza più quella libertà di ricevere le cure in loco, seppure forti di norme che impongono la presenza di un P.o. nella aree a rischio, essendo la nostra Valle un sito di interesse nazionale che rientra nelle direttive della Seveso III. L’Ospedale ci sta sfuggendo letteralmente di mano e come Comunità Valligiana non siamo più in grado di alimentare le braci del dissenso, non siamo all’altezza, a quanto pare, di soffiare con tutto il respiro che abbiamo in corpo per opporci ad una scelta scellerata e priva di buonsenso che ha già fortemente abbattuto un luogo con l’umore già sottoterra, isolandolo politicamente e, di conseguenza, economicamente e culturalmente.

Una costante e beffarda presa per i fondelli messa in atto dalle Istituzioni regionali che si trincerano dietro inerti numeri, un abuso emotivo che, senza tenere conto del lavoro dei Comitati, i quali tentano vanamente un approccio negoziale per la tutela dell’Ospedale, operano disinteressandosi di un territorio a prevalenza montuoso e collinare che rende difficile qualsiasi movimento e aggravando, così,  stati di necessità già problematici. La nostra, allora, diviene solo una ricchezza virtuale, poiché le royalties qui prodotte non vengono in alcun modo utilizzate per tutelare il nostro diritto alla salute, senza alcun dubbio con intenzionalità, così da muovere altre realtà, forse più vicine a collosi contesti più equilibrati politicamente. Tutto qui. Non ci vuole certo un analisi sociologica per capire quanto sta accadendo, per contemplare questa spoliazione che rende il nostro futuro sempre più corto. La salute non può prescindere dalla libertà, per questo motivo sarebbe il caso di affrancarci da certe logiche così da salvare il salvabile, evitandoci una condanna a morte. Facciamolo. Da soli, ma facciamolo.

Mimmo Toscano

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