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Il Consiglio dei Ministri sblocca 11 parchi eolici tra Puglia e Basilicata


Il Consiglio dei Ministri ha deliberato l’approvazione del giudizio positivo di compatibilità ambientale per undici progetti di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili (energia eolica), per una potenza complessiva pari a circa 452 MW.  Tre di questi impianti sono in Basilicata (tra i comuni di Genzano, Maschito, Venosa e Lavello) per una potenza complessiva di circa 112 MW.

“E’ una notizia buona per il nostro Paese, dichiara Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata. Un altro piccolo passo verso l’indipendenza energetica e la decarbonizzazione del sistema elettrico. Un provvedimento opportuno, derivante dall’applicazione delle semplificazioni previste dal Decreto Aiuti per gli impianti di energia rinnovabile ed orientato a superare alcuni di quei vincoli burocratici che bloccano le fonti rinnovabili dal 2014”.

Se in questi anni l’Italia avesse investito con coraggio sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, oggi non sarebbe così sotto scacco del gas russo e in più in generale non sarebbe così dipendente dalle fonti fossili. Se lo sviluppo delle Fer (solare + eolico) fosse andato avanti con lo stesso incremento annuale medio registrato nel triennio 2010‐2013 (pari a 5.900 MW l’anno), oggi l’Italia avrebbe potuto ridurre i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l’anno, riducendo le importazioni di gas dalla Russia del 70%.

Se è sicuramente positivo che dalla fine del 2021 a oggi siano stati sbloccati impianti per una potenza totale di circa 2 GW di rinnovabili, la strada da fare è ancora lunga. In particolare, se vogliamo centrare gli obiettivi europei di riduzione al 55% delle nostre emissioni di CO2 entro il 2030.

“Sono segnali timidi – sostiene Lanorte – ma che vanno nella giusta direzione. Come quelli che provengono dalla Basilicata dove negli ultimi mesi è stata dichiarata illegittima, con sentenza della Corte Costituzionale, la legge regionale 30/2021 anti-rinnovabili e il Consiglio di Stato, confermando una sentenza del Tar Basilicata, ha annullato la delibera della giunta regionale 35/2022 per cui gli operatori che propongono nuovi progetti con impianti da fonti rinnovabili possono chiedere direttamente la Via, senza dover sottostare a un obbligo generalizzato di effettuare prima lo screening Via”.

“Non ha nessun senso in Basilicata ostacolare e bloccare la diffusione delle fonti energetiche pulite con norme contrarie ai parametri costituzionali e una burocrazia immobile ed inefficiente- conclude Lanorte. Bisogna invece procedere con una definizione chiara e puntuale delle aree idonee e delle aree inidonee per le rinnovabili ma senza imposizione di vincoli generici; aggiornare il Piano d’Indirizzo Energetico Ambientale Regionale (PIEAR) in modo che  sappia cogliere gli aspetti legati alla transizione energetica oltre che a recepire un approccio più orientato a valorizzare le filiere energetiche; costruire gli strumenti per favorire la partecipazione e il dibattito pubblico per superare le sindromi Nimby (non nel mio giardino) e Nimto (non nel mio mandato); definire un sistema di regole in grado di garantire la piena trasparenza rispetto agli incentivi, alle autorizzazioni e ai soggetti titolati ad accedervi, rafforzando e rendendo così quanto più impermeabile possibile il settore delle rinnovabili ai fenomeni d’infiltrazione e di condizionamento illegale e mafioso”.

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