Società e Cultura

Festività pasquali: albergatori sul piede di guerra

Viaggi all’estero per turismo sì, anche se si parte da una zona rossa, ma non in Italia. E’ uno dei paradossi ai tempi del Covid che sta creando nuove e forti proteste tra gli albergatori. La perdita secca per le strutture alberghiere, ristoranti, esercizi e servizi per turisti della sola Basilicata – secondo Federalberghi-Confcommercio – in queste festività da “zona rossa” è tra i 4 e i 4,5 milioni di euro. E l’ordinanza che non consente zone gialle ma solo arancioni e rosse per tutto aprile viene considerata “l’ennesimo colpo di grazia per migliaia di imprenditori che da oltre un anno non lavorano» (Luca Patané, Confturismo).

“Contestiamo l’incoerenza di un provvedimento per cui un italiano non può neanche prendere il caffè in patria ma – dice Michele Tropiano, presidente Federalberghi-Confcommercio – può salire su un aereo e andare in un paese estero in cosiddetta fascia C. E non sarà certo l’introduzione dell’obbligatorietà del tampone e della quarantena, ridotta a soli 5 giorni, a scoraggiare le partenze all’estero. Oggi abbiamo l’85% degli alberghi chiusi, nonostante la massima sicurezza garantita dai protocolli sanitari” adottata dalle nostre strutture, osserva. “Noi diciamo solo che se il tampone vale per chi va all’estero, deve valere anche per chi va in un albergo italiano” aggiunge, ricordando come l’associazione “ha fatto una convenzione con i laboratori: siamo pronti a fare tamponi ai turisti in arrivo e in partenza” “Se è vero come è vero che le persone vaccinate o con tampone negativo sono a basso rischio di contagio – afferma – allora questa logica deve essere applicata anche ai viaggi in Italia, così come alla possibilità di frequentare terme, impianti di risalita, riunioni, congressi e manifestazioni fieristiche”.

Federalberghi chiede che il Governo adotti con urgenza un provvedimento per “liberare” le persone munite di certificazione attestante l’avvenuta vaccinazione o il risultato negativo di un test molecolare o antigenico, effettuato per mezzo di tampone non oltre le quarantottore precedenti il viaggio o il risultato di un test sierologico che dimostri di essere guariti dalla malattia.

Partendo da queste valutazioni e considerazioni Federalberghi-Confcommercio Potenza rilancia l’appello a Governo e a Regione perché “si acceleri la campagna vaccinale sull’intero territorio regionale e subito dopo le categorie fragili, che faranno seguito agli oltre 80enni, tra le categorie di lavoratori dipendenti ed autonomi da vaccinare il più rapidamente possibile si inseriscano gli operatori e i lavoratori del turismo e servizi”.  Le restrizioni agli spostamenti e l’incertezza sui tempi delle vaccinazioni continuano a frenare i progetti di vacanza degli italiani, che comunque stanno lentamente riprendendo fiducia sulla possibilità di viaggiare.

Secondo il presidente di Confturismo-Confcommercio Patanè “il piano delle vaccinazioni non è solo un tema di salute, è un elemento essenziale per fare ripartire l’economia del Paese, cominciando dal turismo, che vale il 13% del Pil. Da questo Governo ci attendiamo scelte decise: bisogna puntare sul nostro settore, non solo con ristori adeguati in rapporto alle enormi perdite accumulate, ma anche vaccinando con priorità i nostri addetti, aderendo da subito e con convinzione all’iniziativa dei green pass digitali proposta dall’Europa e realizzando corridoi e destinazioni Covid free comunicandolo ai grandi mercati, come stanno facendo altri Paesi”.

Quanto al rilancio complessivo del settore, “il PNRR del 12 gennaio scorso, che al turismo dedica risorse per 1,5 miliardi in totale, deve essere profondamente rivisto. Il settore – aggiunge Patané – va posto al centro delle linee di intervento previste su digitalizzazione, transizione ecologica, riqualificazione di strutture e competenze, inclusione sociale e mobilità. Su questi temi abbiamo pronte proposte progettuali concrete, redatte da esperti ed europrogettisti, che vogliamo presentare nei prossimi giorni al ministro Garavaglia”.

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