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Evento conclusivo del progetto di ricerca nazionale RI.P.ROVA.RE con la presentazione de “La proposta di strategia integrata per il Medio Agri”

RI.P.ROVA.RE (Riabitare i Paesi. Strategie operative per la valorizzazione e la resilienza delle aree interne)


Il 22 aprile si svolgerà a Missanello finanziato dal Ministero della Transizione Ecologica. Il progetto di ricerca è stato promosso da tre gruppi di ricerca di Università meridionali (l’Università campana “Vanvitelli”, l’Università di Salerno e l’Università della Basilicata- DiCEM). La prof.ssa Adriana Galderisi della Unità di Napoli è coordinatrice del progetto; il prof. Pontrandolfi della Università della Basilicata è coordinatore della Unità Locale della Università della Basilicata.

Il progetto intende fornire strumenti di supporto alla costruzione di politiche integrate in grado di accrescere la resilienza delle aree interne e coniugare più efficacemente gli obiettivi della Strategia nazionale (SNAI) e quelli per lo sviluppo sostenibile (SNSvS).

In particolare, attraverso un percorso di elaborazione metodologica e verifica sul campo in 2 regioni pilota del Mezzogiorno d’Italia (Campania e Basilicata), il progetto intende fornire: criteri e metodi per la delimitazione delle aree interne e la valutazione degli attuali livelli di resilienza; strategie d’area e progetti pilota, delineati attraverso processi di co-progettazione, in grado di coniugare riduzione dei rischi, sviluppo socio-economico e rigenerazione dei tessuti urbani e dei sistemi naturali; metodologie per la valutazione tecnica e partecipata di strategie e strategie e azioni alternative.

In Basilicata  l’area di sperimentazione scelta è stata quella del medio Agri ed in particolare i Comuni di San Martino d’Agri, San Chirico Raparo, Roccanova, Gallicchio, Missanello e Sant’Arcangelo. Sono stati inoltre interessati in alcune attività i comuni di Armento, Castelsaraceno ed Aliano.

Oltre al gruppo di ricerca dell’UNIBAS, le attività hanno visto il coinvolgimento attivo degli amministratori locali, e dei Sindaci in particolare, e di un gruppo di circa quaranta persone residenti  nei sei comuni interessati dal progetto che hanno voluto portare il loro contributo di conoscenza e di idee in un percorso di co-progettazione (all’interno del Living Lab organizzato e delle attività svolte con studenti e docenti dell’Istituto di Istruzione Superiore di Sant’Arcangelo) che si è sviluppato in  diversi mesi.

L’evento di Missanello conclude le attività sul campo del Progetto RIPROVARE. Il gruppo di ricerca affida il lavoro svolto alla Unione dei Comuni ed alle Amministrazioni Comunali coinvolte perché possa rappresentare un ulteriore contributo al rafforzamento della governance locale ed un riferimento per la promozione di futuri progetti di sviluppo locale.

Da circa quattro anni è stata costituita la Unione dei Comuni del Medio Agri che comprende i Comuni di San Chirico Raparo, Roccanova, Sant’Arcangelo, Missanello e Gallicchio ed Armento (in corso di adesione).

Una tale condizione è stata considerata dai ricercatori UNIBAS positivamente per diverse motivi: comprendere nelle attività progettuali l’intera Unione di Comuni in quanto segnale di forme di autorganizzazione importanti per innalzare la resilienza; considerare come opportunità significativa la presenza di un Comune più forte (Sant’Arcangelo) che, oltre a trainare gli altri comuni più piccoli (soprattutto garantendo un livello di dotazioni territoriali e servizi elevato), possa contribuire ad innescare più concreti e duraturi percorsi di sviluppo; infine, la presenza a Sant’Arcangelo – oltre che a San Chirico Raparo, Missanello e Gallicchio –  di interessanti iniziative (in alcuni casi ormai da anni consolidate) in tema di accoglienza di migranti e sviluppo di iniziative che hanno coinvolto i “nuovi residenti” insieme alle comunità locali.

I  territori interessati presentano una forte criticità rappresentata dall’accelerato spopolamento (fenomeno avviatosi da molti decenni ma che negli ultimi anni ha subito una significativa accelerazione, nonostante le occasioni e le opportunità di lavoro collegate alle estrazioni petrolifere presenti nell’area). Uno spopolamento che, nel giro di alcuni decenni, porterebbe di fatto alla scomparsa delle attuali comunità di residenti, o comunque ad un forte ed irreversibile squilibrio strutturale della popolazione insediata.

E’ questo il problema principale che, se non affrontato adeguatamente, renderebbe improbabile ed inefficace qualunque strategia di sviluppo e rilancio dei territori. L’obiettivo prioritario è dunque quello di arrestare lo spopolamento: da un lato promuovendo politiche che incentivino “la restanza” degli attuali abitanti o il ritorno di cittadini andati via in anni recenti o, addirittura, il trasferimento di interi nuclei familiari dalle aree e dai centri urbani e metropolitani, attratti da modelli di vita alternativi. Per altro verso è necessario “attrarre” nuove popolazioni, anche con avanzate ed innovative politiche di accoglienza delle popolazioni migranti.

Il perseguimento dell’obiettivo di invertire l’attuale fenomeno di spopolamento del territorio si deve fondare sul garantire  una qualità di vita elevata in tali territori (accessibilità e servizi) e soprattutto opportunità di lavoro che privilegino soprattutto  forme innovative e qualificate di occupazione.

Le attività del Living Lab sono state strutturate  in sei incontri, uno per ciascun comune, in cui si sono incontrati e confrontati cittadini, imprese, ricercatori  e istituzioni. Tra i temi approfonditi, in termini di conoscenza ma anche di concrete proposte di intervento: Qualità della vita, Attività economiche e occupazione, Tutela e valorizzazione del patrimonio naturale e rischi naturali ed antropici, Patrimonio culturale ed identitario, Accoglienza.

In particolare, il  tema dell’accoglienza è questione molto importante per le Aree Interne. Per cercare di porre rimedio all’abbandono del territorio bisogna attivare meccanismi virtuosi perché chi abita questi luoghi decida di restarvi ed accogliere nuova popolazione; solo in tal modo sarà possibile garantire una adeguata dotazione infrastrutturale e di servizi alla popolazione ed alle comunità che abitano sui territori.

L’accoglienza può riguardare tutte le fasce della popolazione e chi per un periodo – breve o lungo che sia – abbia intenzione di abitare questi luoghi. Si può trattare di anziani, in varie forme di abitare (co-housing sociale, casa di riposo, casa di cura…), oppure di migranti, come avviene già in diversi paesi del Medio Agri; oppure, ancora, accoglienza intesa come accoglienza di turisti, ponendo in essere interventi per la fruizione dei beni materiali ed immateriali presenti sul territorio; infine, potrebbero attivarsi forme di accoglienza innovative, come quella che riguarda studenti e ricercatori (smartworking, summer school, ad esempio) per  i quali  è necessario, con l’obiettivo di rendere attrattivo il contesto, predisporre dormitori, biblioteche, aule digitali, foresterie, mezzi di trasporto, connessione internet.

La strategia integrata proposta si fonda innanzitutto sul rafforzamento della governance territoriale e su una più elevata consapevolezza delle comunità insediate e delle amministrazioni locali  rispetto ai temi della sostenibilità dello sviluppo. Strategie specifiche fanno riferimento ad un miglioramento significativo della qualità della vita nell’area interessata (puntando in particolare al miglioramento della accessibilità ai centri e tra gli stessi ed alla riorganizzazione dei servizi di base alle persone ed alle imprese) ed allo sviluppo dei settori economici che meglio interpretano le potenzialità ed i valori identitari presenti nell’area (in particolare agricoltura e turismo).

L’attuazione delle due strategie specifiche contribuirebbe significativamente al conseguimento dell’obiettivo di arrestare lo spopolamento dei comuni dell’area e dell’obiettivo di rendere il territorio più attrattivo per nuovi residenti (declinando le forme diverse della accoglienza ed in particolare di quella dei migranti). Ambedue gli obiettivi, se conseguiti, consentirebbero di incrementare il livello della resilienza complessiva delle comunità e dei territori considerati.

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