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Covid 19 e identificazione delle varianti: la ricercatrice tramutolese Chiara Mazziotta si aggiudica il prestigioso premio nazionale della fondazione Carlo Erba di Milano


Una giovane ricercatrice della Val d’Agri protagonista di un progetto di alta rilevanza scientifica, fondamentale nel contrasto alla diffusione del Covid -19.

Chiara Mazziotta, dottoranda del terzo anno del Corso in Medicina Molecolare dell’Università di Ferrara, tramutolese, ha messo a punto un innovativo ed efficace protocollo di amplificazione del genoma del SARS- CoV-2 utilizzando la tecnica di Droplet Digital PCR (ddPCR).

Grazie a questa prestigiosa scoperta scientifica, la dottoressa Mazziotta si è aggiudicata il Premio Nazionale della fondazione Carlo Erba di Milano “Cecilia Cioffrese – Malattie Virali” 2020-2021.

Queste le valutazioni di carattere tecnico – scientifico che hanno portato alla premiazione della ricercatrice valdagrina :” Rispetto ai metodi utilizzati finora questo nuovo approccio è più affidabile ed accurato in termini di identificazione del genoma di SARS-Cov-2. Inoltre, è più rapido e consente di amplificare una frazione di genoma virale utile anche per discriminare le varianti del virus.”

Per saperne di più, abbiamo contattato la dottoressa Mazziotta, la quale ha accettato di buon grado di rilasciare un’intervista alla nostra redazione.

Ve la proponiamo integralmente, qui di seguito.

Dott.ssa Mazziotta, complimenti per il risultato ottenuto e congratulazioni da parte di tutti i lettori valligiani.

In che modo questo progetto scientifico agevola l’individuazione di nuove varianti del virus?
Il progetto prevede la messa a punto di un nuovo protocollo di amplificazione del genoma del virus corona SARS-CoV-2 mediante l’innovativa tecnica di Droplet Digital PCR (ddPCR). È una metodica molto sensibile in grado di individuare la presenza di una singola molecola di genoma virale riducendo così il rischio di falsi negativi. Nello specifico, il nuovo protocollo messo a punto nei nostri laboratori consentirà di rilevare accuratamente sequenze specifiche del gene spike (S) di SARS-CoV-2 utilizzando coppie di oligonucleotidi e sonde specifici per questo virus corona. Questa strategia permetterà di distinguere la presenza del genoma SARS-CoV-2, da quella di altri virus corona omologhi, grazie all’utilizzo di oligonucleotidi specifici che amplificano le regioni genomiche del gene S. In questo modo è possibile amplificare tratti di genoma che possono essere mutati nei diversi ceppi, come nel caso del gene S, consentendo di evidenziare le varianti virali mediante ddPCR e successivo sequenziamento del tratto di genoma amplificato, oppure con specifici reagenti (oligonucleotidi) che permettono di individuare le varianti durante l’amplificazione del genoma virale.

Questa innovazione tecnologica potrà diventare un mezzo efficace per velocizzare il tracciamento e, più in generale, contrastare la diffusione del contagio?

Questo nuovo protocollo, grazie anche all’utilizzo della ddPCR, può garantire un’analisi/diagnosi di laboratorio precoce e accurata, rapida e riproducibile grazie alla rilevazione anche di una bassa carica virale in soggetti/pazienti sia asintomatici che sintomatici e, di conseguenza, una più rapida e adeguata gestione della malattia Covid-19.

Una variante come può impattare sull’efficacia di un vaccino?

Le nuove varianti potrebbero evadere la risposta immunitaria indotta dalle vaccinazioni oggi in commercio, dove per evasione si intende la perdita di capacità da parte degli anticorpi di neutralizzare la nuova variante del virus. Bisogna anche dire che una ridotta capacità di neutralizzare il virus da parte degli anticorpi non significa necessariamente che il vaccino perda di efficacia. Una situazione simile si verifica spesso per le varianti dei virus influenzali. Per questo motivo, oltre che per fare il richiamo della risposta anticorpale, ogni anno si deve allestire un nuovo vaccino da somministrare alla popolazione.

E’ possibile correggere in corso d’opera la preparazione di un vaccino tenendo conto della sequenza genetica di un’ipotetica nuova variante?

Essere a conoscenza di quali varianti si diffondono è fondamentale per poter allestire nuovi vaccini specifici che contengano la frazione del nuovo genoma virale circolante. Conoscere inoltre la sequenza genetica delle varianti permette di correggere nel caso in corso d’opera i vaccini o allestirne di nuovi sempre più efficaci per contrastare le varianti insorte. E’ possibile grazie a questo correggere un vaccino in corso d’opera soprattutto se parliamo dei vaccini ottenuti con la tecnologia ad mRNA.

Qual è la sua opinione sulle misure di contenimento attualmente in vigore in Italia?

Penso sia giusto andare cauti in situazioni d’emergenza come queste, non sono d’accordo con le riaperture non ponderate. È giusto che ogni decisione venga presa considerando tutti i fattori, primo fra tutti la salute dei cittadini. Situazioni del genere sono molto delicate e possono cambiare rapidamente. Inoltre, penso sia importante che la gente si vaccini per poter tornare alla normalità il prima possibile.

Le ritiene appropriate o eccessive?

Credo che in questi casi la prudenza non sia mai abbastanza.

Ci deve preoccupare la cosiddetta variante indiana?

È presto per trarre delle conclusioni. Da quello che ho letto non si conosce ancora molto sulle caratteristiche di questa nuova variante, soprattutto per quanto riguarda la sua contagiosità e la sua eventuale capacità di causare sintomi più gravi. Sono in corso degli studi proprio per verificare le caratteristiche che derivano dalle nuove mutazioni identificate in questa nuova variante. Allo stesso tempo si sta anche valutando l’efficacia dei vaccini attualmente in commercio.

Quali sono le altre attività di ricerca che la vedono attualmente coinvolta?

In questi anni di dottorato ho avuto modo di partecipare a progetti di ricerca che riguardano ambiti diversi. Nello specifico le mie attività di ricerca sono indirizzate alla biologia applicata ai virus, all’oncologia molecolare e alla medicina rigenerativa applicata principalmente al tessuto osseo. Stiamo lavorando su molti progetti con buoni risultati e questo mi rende molto soddisfatta del mio lavoro.

Quali sono i suoi progetti per il futuro?

Adesso sono molto concentrata su diversi progetti, che riguardano gli ambiti che ho citato prima. Sicuramente uno dei miei prossimi obiettivi è conseguire il titolo di Dottorato e per farlo continuerò a studiare e portare avanti i progetti di ricerca di cui mi sto occupando in questo momento. Per il prossimo futuro ho anche in programma un periodo di studio/ricerca all’estero. Penso che questa esperienza sia molto importante per la mia crescita professionale, inoltre mi darà ulteriori spunti per studi futuri e mi permetterà di migliorare le mie competenze tecniche di laboratorio. Per quanto riguarda il progetto sul COVID-19 abbiamo già iniziato a fare degli esperimenti per la messa a punto del protocollo utilizzando dei campioni sintetici. Attualmente, siamo in una fase iniziale e le cose sembrano funzionare molto bene. Terminata la fase di messa a punto passeremo ad analizzare i campioni provenienti da diverse strutture ospedaliere. Purtroppo, però questo progetto di ricerca non è finanziato e per poter andare avanti abbiamo bisogno di nuovi fondi. Spero che il premio della Fondazione Carlo Erba possa fare da traino per ottenere i fondi di ricerca ad hoc per poter sviluppare questa ricerca innovativa.

Grazie e buon lavoro.

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