Società e Cultura

Confcommercio: la “ricetta” per mettere in sicurezza il Sud e la Basilicata


“Siamo grati al Presidente Carlo Sangalli per la lucida analisi fatta al convegno di Bari sui mali storici e attuali del Sud, di cui la Basilicata è parte integrante nel senso che si ritrova a pieno, per aver messo in guardia sui rischi connessi alla realizzazione del PNRR ed indicato il percorso da seguire per il ruolo del partenariato economico, sociale e territoriale fondamentale a superare proprio  i pericoli in agguato per il rilancio del Mezzogiorno”. E’ il commento di Confcommercio Potenza in una nota diffusa a firma del presidente provinciale Fausto De Mare che aggiunge: “è una traccia di lavoro anche per la nostra Giunta Regionale che a prescindere dal Dpef e dal bilancio 2022 ha necessità di procedere ad una programmazione di più ampio respiro e non può prescindere dall’apporto delle parti sociali. Il Presidente Bardi ci ascolti perché per mettere in “sicurezza” le piccole imprese e con esse l’economia locale ha bisogno degli attori principali dell’economia locale”.

“L’iniziativa di confronto, riflessione e proposta di Confcommercio – è scritto nella nota – risulta di  grande attualità per aver messo insieme il PNRR con uno dei grandi temi ricorrenti della storia italiana, lo sviluppo del Mezzogiorno. Nella convinzione, come ha spiegato Sangalli, che i due temi si connettano strettamente, anzi, si debbano connettere strettamente, talmente strettamente che il successo del primo dipende dal secondo e viceversa. Infatti, se non riparte il Mezzogiorno non riparte il Paese e il PNRR rischia di rimanere una lista di desiderata”.

Secondo quanto rilevato anche da Confcommercio in diversi studi sul tema, il declino del Sud ha radici lontane nel tempo, di tipo strutturale. Tra il ’96 e il 2007 il prodotto interno lordo era cresciuto rispetto alla media nazionale (1,2 contro l’1,5% del totale nazionale), per poi crollare durante la crisi finanziaria della seconda parte degli anni duemila, tra il 2008 e il 2019, raggiungendo uno scarto di ben sei decimi di punto. Una parentesi nera per l’economica del Mezzogiorno italiano.

L’avvento della pandemia, però, ha avuto un impatto minore al Sud rispetto alle zone del Centro-Nord che hanno subito maggiormente il blocco delle attività produttive per contenere la diffusione del coronavirus. Il rischio di un ritorno ai valori negativi pre-Covid rimane dietro l’angolo, e per questo Confcommercio ha in più di un’occasione ribadito al governo di operare scelte di politica economica coerenti con le difficoltà del Mezzogiorno. Per scongiurare questo pericolo occorre: valorizzare i punti di forza del territorio, come il turismo, una risorsa inestimabile per il Sud, e utilizzare al meglio le risorse, sia quelle statali che di derivazione europea, per migliorare il capitale umano e produttivo, investendo soprattutto sui giovani e sulle imprese locali.

“L’Italia di oggi – ha osservato Sangalli – è un Paese molto diverso da quello che abbiamo lasciato nel 2019. È un Paese per molti aspetti più povero, più fragile, più polarizzato: tra territori, tra generazioni, tra ceti sociali. Ma è anche un Paese che ha dimostrato di avere risorse materiali e morali eccezionali, persino insperate. Penso agli imprenditori, a partire da quelli del Mezzogiorno. Donne e uomini che hanno dimostrato nei periodi più difficili e dimostrano oggi nel lavoro quotidiano, tanta responsabilità e determinazione, prima di tutto nei confronti dei loro collaboratori, per le comunità, per il Paese. È difficile non arrendersi in un tempo in cui la parola più ricorrente è stata “crisi”. Crisi pandemica, crisi economica, crisi diplomatica, crisi energetica. E se non c’è stata anche una crisi sociale lo dobbiamo proprio ai corpi intermedi, quelli vivi e che hanno funzionato, come la Confcommercio”.

Nel corso dei lavori è stata presentata un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sull’Economia del Sud “Appunti per l’economia del Sud” . Secondo il direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio, Mariano Bella, “guardando al tasso di variazione del Pil 1996-2019 delle macro-ripartizioni Nord e Sud lo scarto è di quasi 17 punti percentuali”. Secondo Bella sono tre i fattori che determinano questa situazione: produttività del lavoro (che varia di quasi il 10% al Nord contro il 6,2% nel Mezzogiorno), il tasso di occupazione (+0,3% al Nord e -0,8% al Sud) e, infine, la stessa popolazione. E propria la questione demografica è secondo il direttore dell’Ufficio Studi “è la causa dell’accumulato ritardo del nostro Sud: il Nord cresce del 9,3% come abitanti, quelli del Sud scendono del 2%”. “E’ dunque evidente che gli aspetti più problematici riguardano il tasso di occupazione e, quantitativamente, la questione demografica: o si aggiustano questi trend demografici o qualsiasi intervento risulterà inefficace”.

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