Lavoro

Confcommercio e Fiva: l’ambulantato rischia di essere spazzato via


Un intero settore – quello del commercio ambulante – con gente caparbia, corazzata dallo spirito di adattamento, questa volta, di fronte a quello che ha tutte le caratteristiche per diventare un secondo lockdown, e che si preferisce chiamare semi-locdwon, per giunta nel periodo più redditizio dell’anno, rischia di essere completamente spazzato via dagli effetti della pandemia. E’ questa la preoccupazione di Confcommercio Potenza e della sua organizzazione di categoria dell’ambulantato, la Fiva. I dati fotografano la grande incertezza: al secondo trimestre dell’anno le imprese di ambulantato attive iscritte alla Camera di Commercio Basilicata sono 1.044 di cui 525 con sedi in provincia di Potenza e 519 in quella di Matera.

Con una media compresa tra le 60 e le 70 ditte che ogni anno si cancellano dall’Albo Camerale (sono esattamente 65 quelle cessate nel 2019, di cui 41 a Potenza e 24 a Matera) nel giro di un decennio l’attività imprenditoriale dell’ambulantato lucano si è dimezzata. E adesso, con le nuove restrizioni, c’è il rischio che la tenacia si sfilacci in resa, che più di qualcuno, tra gli ambulanti dei mercatini comunali o settimanali, non riesca a rialzarsi. Mercatini – evidenzia Confcommercio – che sono considerati da numerosissimi consumatori l’unica opportunità di fare acquisti a costi contenuti specie per abbigliamento, calzature, alimentare e prodotti per la casa. L’ambulantato si conferma pertanto essenziale per il suo apporto all’economia familiare messa a dura prova da troppi mesi.

Al dramma economico si accompagna lo smottamento emotivo, il brusco risveglio dopo l’estate della grande rimozione collettiva, con le spiagge piene, i centri turistici anche dell’interno con un buon numero di visitatori e la frenesia di recuperare il tempo perso. In troppi comuni accade che vengono cancellati i mercatini proprio in mesi – novembre e dicembre – nei quali si concentra tra il 30 e il 40% del fatturato annuo, con i commercianti che in vista del Natale hanno già fatto ordini importanti. La preoccupazione mista a rabbia e a protesta cresce:   se a settembre il calo di fatturato annuo era stimato tra il 50 e il 60%, col Natale in fumo la previsione si fa più cupa. E non sarà certo il ristoro promesso a salvare i bilanci di oltre un migliaio di famiglie lucane con in media 2,5 unità impegnate in questo lavoro. Di qui l’appello oltre che al Governo alla Regione a misure specifiche straordinarie.

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