Se ci fosse bisogno di ulteriori riprove della necessità, sostenuta da Confcommercio in materia Iva, il cui aumento avrebbe effetti economicamente recessivi e fiscalmente regressivi, secondo l’effetto calcolato da una stima pubblicata dal Sole 24 Ore per le famiglie lucane scatterebbe un aumento medio di 461 euro l’anno che corrispondono a 45 euro in più al mese su una spesa di 1.743 euro (al netto della voce affitti figurativi). A sostenerlo è il presidente di Confcommercio Potenza Fausto De Mare ricordando che in attuazione dell’ultima legge di Bilancio, senza contromisure, l’aliquota ordinaria del 22% salirà al 25,2% e quella ridotta al 10% passerà al 13 per cento. Dopo la continua crescita tra il 1995 e il 2013 (+5,4%), la quota di spese obbligate sul totale dei consumi negli ultimi sei anni è in leggera diminuzione, a causa soprattutto del recente calo del prezzo delle materie prime energetiche, ma rimane comunque elevata con un’incidenza nel 2019 di quasi il 41% sul totale dei consumi delle famiglie e arrivando a pesare per quasi 7.400 euro l’anno pro capite.
E’ questo il principale risultati che emerge da un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulle spese obbligate delle famiglie tra il 1995 e il 2019. Tra queste, la voce abitazione è quella che incide maggiormente arrivando a “mangiarsi” – tra affitti, manutenzioni, bollette, e utenze – 4.200 euro pro capite. All’interno dei consumi commercializzabili (10.712 euro pro capite nel 2019) la componente principale è rappresentata dai beni (37,7% dei consumi), con la quota di spesa destinata agli alimentari che risulta però in costante riduzione passando da poco più di 3.000 euro pro capite nel 1995 a 2.700 euro nel 2019. Nello stesso periodo aumenta la spesa per i servizi (21,5% del totale) passata da 2.800 euro a quasi 3.900 euro.
Di qui – evidenzia De Mare – l’esigenza di “una strategia in quattro mosse” indicata dal nostro presidente nazionale Sangalli: valorizzazione della contrattazione collettiva sottoscritta da chi realmente rappresenta lavoratori ed imprese, contrasto dei contratti pirata, impulso alla crescita ed alla produttività, riduzione del cuneo fiscale e contributivo”. “Una riduzione del cuneo – ha osservato poi il presidente di Confcommercio – che sia parte integrante di un generale processo di revisione delle aliquote Irpef nella prospettiva della flat tax”. “Il meno tasse a carico dei contribuenti in regola – ha concluso – è certo un ottimo proposito. Occorre che siano chiariti tempi, modi e risorse. Perché cittadini ed imprese hanno necessità di chiarezza e di certezze tanto più che il carico fiscale dei lucani è già troppo alto: 6.582 euro pro-capite di cui 722 euro sono tasse regionali e 622 sono tasse locali. E se non si ferma il rincarico dell’Iva a pagare sarebbero i redditi più bassi”. Guardando al tipo di famiglia, l’aumento più elevato grava sulle coppie con due figli (756 euro all’anno), mentre le famiglie più numerose potrebbero sfruttare un minimo di economie di scala. In termini percentuali, però, i più danneggiati dalla stretta sull’Iva sono i single da 18 a 34 anni, con 428 euro in più all’anno, pari a quasi il 2,4% del proprio budget.