Pasqua ci ha lasciato, una Pasqua di speranza e di ritorno globale alla preghiera, guidata come e’ giusto che sia, da Papa Francesco.
Una Pasqua che per qualche ora ha sospeso le nostre preoccupazioni e i nostri timori, ma oggi si riparte con le nostre paure e i nostri dubbi, verso un futuro che non e’ chiaro. Certo, in primis la vita, se si vuole essere presenti e protagonisti della ripartenza. Tutti, ad iniziare dalle istituzioni, dobbiamo mettere in campo i maggiori sforzi economici e materiali per la tutela della salute pubblica e di chi ci lavora, medici, paramedici, volontari, etc.
E poi noi cittadini, come? Rispettando le regole, senza sotterfugi, rimanendo a casa e magari evitando anche polemiche che in questo momento sono assolutamente fuori luogo e inefficaci. Ma dopo quello sanitario, c’è un settore che non si ferma, che non si può fermare e che non si è fermato: l’agricoltura. Il comparto va sostenuto e aiutato per evitare che si perdano porzioni importanti di questo sistema con il conseguente pregiudizio per una parte consistente dell’offerta nazionale e regionale del cibo.
Come sostenere l’agricoltura in questa emergenza?
La risposta richiede a tutti ed in particolare al policy maker di essere consapevole che la straordinarietà della situazione necessita di interventi fuori dalle regole ordinarie. Se delle risorse ci sono e sono dedicate all’agricoltura, oggi vanno usate con formule straordinarie. Mi riferisco alle risorse dello sviluppo rurale dal cui budget per il periodo 2014/2020 rischiamo di restituire su base nazionale 11 miliardi di euro che sarebbe folle pensare di utilizzare secondo le modalità regolari. Questa sarà l’azione sindacale che Coldiretti avvierà nei confronti dei centri di gestione politico/istituzionali che hanno sede a Roma. Ma anche in Basilicata possiamo fare qualcosa, con misure straordinarie che abbisognano però di un po’ di coraggio, che indubbiamente va riconosciuto all’assessore regionale Fanelli che sta cercando di guidare una nave chiamata agricoltura nel mezzo di una tempesta, mai vista negli ultimi cento anni.
Abbiamo circa 20 mila pratiche di Psr inevase per causa di una burocrazia farraginosa e spesso senza coraggio e a volte eccessivamente zelante, ma in tempo di guerra la farraginosità, la mancanza di coraggio e l’essere zelante, non servono, questi sono elementi che se perdureranno ci faranno perdere la guerra. Assessore Fanelli , bisogna buttare il coraggio oltre l’ostacolo, in tempi di guerra, queste migliaia di pratiche vanno sbloccate, senza guardare cavilli, virgole e punti e virgole. Siamo in guerra e quindi è necessario immettere subito liquidità e non restituire all’Europa milioni di euro che invece necessitano assolutamente all’agricoltura lucana.
A Roma il ministero ha chiesto queste deroghe alla Commissione Europea che forse per la prima volta non sembra essere sorda. Liquidare le migliaia di pratiche del Psr a superficie, di biologico, dell’integrato, dell’indennità compensativa e delle misure di cui al sistema dei contratti filiere in Basilicata , in attesa di una risposta nazionale ad una sorta di piano Marshall in agricoltura che Coldiretti ritiene inevitabile, significherebbe ridare linfa vitale alle imprese agricole del nostro territorio, e mantenere la vita dell’agricoltura lucana.
Coldiretti Basilicata apprezza l’azione promozionale a sostegno del settore agroalimentare del made in Lucania e i piccoli e utili interventi adottati ultimamente a sostegno del settore zootecnico da latte, ma adesso ci vuole il coraggio che grazie a Dio si intravede, ma che è mancato negli anni in chi ha avuto responsabilità in questo settore. Pertanto subito liquidità. Denari e metodi ci sono.
Aldo Mattia
direttore Coldiretti Basilicata