Per il Presidente del Coordinamento contrasto criminalità e promozione della legalità “L’agenda rappresenta la legalità, il frutto di un impegno coraggioso al servizio dello Stato”. Messaggio di speranza di alcuni giovani presenti alla commemorazione
Il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Carmine Cicala, in veste di Presidente del Coordinamento delle Commissioni e degli Osservatori regionali per il contrasto della criminalità organizzata e la promozione della legalità, ha depositato nel pomeriggio di oggi, presso l’atrio del Palazzo della Prefettura di Potenza, luogo simbolo della lotta per la difesa della legalità, un’agenda rossa in ricordo di quella da cui il giudice Borsellino non si separava mai. “L’agenda della legalità”, un gesto dal forte valore simbolico, condiviso dai Presidenti delle Assemblee legislative d’Italia per commemorare, insieme ad un minuto di silenzio, le vittime innocenti della strage di Via D’Amelio a Palermo: il procuratore aggiunto, Paolo Borsellino, i poliziotti Emanuela Loi, prima donna della Polizia a morire in servizio e prima donna a far parte di una scorta, Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli ed Eddie Walter Cosina. “Dopo la strage – ha ricordato Cicala – si infittì il mistero intorno alla sparizione della sua agenda che non fu mai più ritrovata. Un’agenda dell’Arma dei Carabinieri, con la copertina rossa e rigida che portava sempre con sé e nella quale il giudice annotava una serie di appunti. Per noi questa agenda rappresenta la legalità, il frutto di un impegno coraggioso al servizio dello Stato”.
“Siamo qui – ha sottolineato il presidente Cicala – per ricordare una pagina triste del nostro Paese che, a distanza di 28, anni riapre ferite non guarite, riportando alla memoria di tutti noi gli ideali che animavano Paolo Borsellino e ai quali egli improntò tutta la sua vita. La mafia voleva mettere a tacere il lavoro certosino dei giudici Borsellino e Falcone che diedero vita al pool antimafia, senza però mettere in conto che il vero lavoro dei due magistrati non fu solo quello di leggere e scovare tra la ragnatela mafiosa, ma quello di instillare nei cittadini e, in modo particolare, nei giovani, la cultura della legalità. Dal sacrificio di Falcone e Borsellino le coscienze cominciarono a ribellarsi. Una ribellione non solo contro la mafia ma soprattutto contro la paura, la sopraffazione e l’abuso. Da questa consapevolezza – ha precisato il presidente Cicala – è nato un profondo desiderio di giustizia e di libertà che ha rafforzato la coesione delle istituzioni e della società civile nella lotta alla criminalità organizzata. La responsabilità che abbiamo ereditato ci insegna che grazie alla promozione della legalità, ognuno di noi può contribuire a costruire una società più giusta, libera e sicura, nella quale tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”.
La responsabilità di agire e lottare e non cadere mai nella trappola dell’indifferenza verso il male in ogni sua forma. Un’eredità preziosa, quella lasciata da Borsellino, che Ylenia Capezzera, Vito Scavone, Federica Summa, studenti della 4 B del Liceo delle scienze umane “Rosa-Gianturco” di Potenza, intervenuti all’iniziativa, dimostrano di aver raccolto. Dalle loro parole l’impegno a voler fare del sacrificio del magistrato e della sua scorta fiamma di coraggio e memoria di amore. Hanno ricordato alcuni versi della canzone di Fabrizio Moro, “Pensa”, un brano musicale scritto dal cantautore subito dopo la visione del film sulla vita di Paolo Borsellino, a cui sono seguiti alcune loro riflessioni. “E’ nostra la forza di vincere quella paura che incombe quando sentiamo pronunciare la parola mafia – hanno detto Ylenia, Vito e Federica – quando voltiamo lo sguardo a questo cancro sociale che cammina a poco a poco nell’ombra che, benché invisibile, provoca un’istintiva reazione di sgomento, di rassegnazione, che non consente alle nostre coscienze di smuoversi. La mafia mieteva, miete e mieterà altre morti, ma ora basta: è giunto il momento di far levare le nostre voci per porre fine a tutto questo, è giunto il momento di camminare insieme sotto la stessa bandiera, quella della legalità, perché il futuro siamo noi e siamo noi a costruirlo. Occorre parlare della mafia, parlarne alla radio, in televisione, sui giornali perché è dell’omertà e dell’indifferenza che essa si nutre, perché, come diceva il magistrato Falcone, collega e amico fraterno di Borsellino ‘Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola’. ‘La paura è umana ma combattetela con il coraggio’, un messaggio di Borsellino – hanno detto, infine i ragazzi – che è rivolto a tutti e, forse, in maniera particolare ai noi giovani”.
Manifestazione che il presidente Cicala ha voluto chiudere con un pensiero di Paolo Borsellino, che – ha detto – “Ben racchiude il senso di questa commemorazione e ricorda le tante vittime di mafia: ‘La lotta alla mafia deve essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità’”.
In apertura i saluti istituzionali del sindaco della città di Potenza, Mario Guarente, e del Vice prefetto vicario di Potenza, Ester Fedullo. Erano presenti, oltre al vicepresidente del Consiglio regionale della Basilicata, Vincenzo Baldassarre, e il consigliere regionale della Lega Dina Sileo, il prorettore dell’Università degli studi della Basilicata, Nicola Cavallo, il magistrato Paolo Mariano del Tar Basilicata, il comandante provinciale dei carabinieri colonnello Nicola Albanese, il comandante regionale dei Carabinieri forestali di Basilicata, Angelo Vita, il tenenente colonello dell’esercito, Antonio Fasano, l’avvocato Domenico Mutino dell’Avvocatura dello Stato.