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Cia-turismo verde: la “riscoperta” della Befana contadina


Senza “scomodare” gli antropologi -spiega una nota della Cia-Agricoltori e Turismo Verde Basilicata- l’Epifania è soprattutto una delle più antiche feste contadine che in alcune aree rurali lucane è ancora vissuta con uno spirito tradizionale. L’origine della “vecchietta” è da ricondurre ad alcuni riti propiziatori pagani: gli antichi credevano che nelle prime dodici notti dell’anno, fantastiche figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri. C’è chi sostiene che sia vecchia e brutta perché rappresenta la natura ormai spoglia che poi rinascerà e chi ne fa l’immagine dell’anno ormai consunto che porta il nuovo e poi svanisce. Il suo terribile aspetto, rappresentazione di tutte le passate pene, assume cosi’ una funzione apotropaica e lei diventa figura sacrificale. E a questo può ricollegarsi l’usanza di bruciarla. Tra i piatti della tradizione contadina gli strascinati al ragù di maiale, naturalmente salsiccia e “pezzente” alla brace e il baccalà con i cruschi.

Per Turismo Verde-Cia Basilicata anche l’Epifania è un evento per avvicinare specie negli agriturismi, attraverso i piatti e i prodotti tipici contadini, la “città” alla vita rurale e soprattutto per invitare i consumatori a “farsi la dispensa alimentare” presso le aziende agricole e gli agriturismi. E dopo la Befana è un susseguirsi di eventi della tradizione popolare rurale a partire dal “Campanaccio di San Mauro Forte” (10 gennaio) sino alla festa di Sant’Antonio Abate (17 gennaio), l’avvio dei riti del Carnevale e la “festa del maiale” che è diffusa in tante aziende agricole ed agrituristiche. Ci attendono mesi di tradizioni e buona cucina contadina – sottolinea Paolo Carbone della Cia – nei quali cultura, eventi tradizionali e prodotti gastronomici sono gli elementi principali. Di qui l’impegno a rilanciare l’attività di l’Associazione Basilicata Rurale-Cia secondo cui le radici di una popolazione debbono essere sempre coltivate e mantenute vive, perché non inaridiscano, perché non ci si dimentichi della cultura e delle tradizioni.  Un contenitore – spiega ancora Carbone – per colmare la grave lacuna che si registra nell’associazionismo della cultura popolare contadina.

Intendiamo realizzare un osservatorio sulle politiche di welfare, animazione, aggregazione e attività solidaristiche a favore delle comunità delle aree rurali; rafforzare la tutela e la valorizzazione della cultura popolare; favorire una rinnovata attenzione in particolare verso le giovani generazioni; un centro documentale e archivio storico – librario relativo alle attività del settore agricolo. La nostra organizzazione vanta un percorso storico-culturale di rilievo, con eventi e fatti interessanti anche in Basilicata come abbiamo voluto esprimere a Tricarico in occasione del 40ennale di Borgo Taccone. Ed è proprio la Carta di Tricarico – aggiunge – che ci fa recuperare il nostro patrimonio storico. L’associazione Basilicata Rurale rappresenta in particolare per i giovani uno strumento capace di accompagnarci verso il mondo della rappresentanza e dell’impresa.

Solo conoscendo il nostro passato possiamo proiettarci verso il futuro. Oltre al ruolo culturale e di “memoria” storica che riveste, l’associazione è anche un serio strumento di animazione e aggregazione, capace di approfondire tematiche e svolgere attività di sostegno alle comunità rurali. L’obiettivo è studiare quelle che sono le “nuove” agricolture, per proiettare i giovani verso un modello di Sviluppo Rurale moderno. Una vera “officina delle idee”, che vanta “maestri” di rilievo, protagonisti nella nostra regione. Naturalmente la capacità deve essere anche quella di “aprirsi” al territorio, con seminari, tavoli di lavoro, pubblicazioni, studi ecc. ed è su questo che oggi si sta lavorando “a ritmi accelerati”, coscienti che il futuro della nostra regione può ripartire solo puntando su un’agricoltura che si apre a nuovi settori e nuovi soggetti.

Noi continuiamo a sostenere che l’agricoltura lucana è bioresistente. Perché è capace di distinguersi, produrre artigianalmente e arrivare sul mercato globale; perché è capace di ridare valore ai prodotti della tradizione adeguandoli ai gusti moderni; perché un’idea di investimento privata può contagiare favorevolmente una piccola collettività; perché l’agricoltore con le sue conoscenze, date dalla convivenza continua con gli elementi della natura, è in grado di prevenire e tamponare con la sua opera quotidiana gli eventi climatici avversi; perché la nostra terra, tanto bella quanto fragile, va tutelata innanzitutto con il presidio umano.

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