Lavoro

Bonus 110: le novità servono soprattutto al Sud


Le novità introdotte per sbloccare la situazione del Bonus 110 servono soprattutto al Sud  dove tra aprile del 2022 e gennaio del 2023, si sono registrate contrazioni  di investimenti agevolati del Superbonus, in Calabria addirittura del 68%, in Campania del 61%, in Sicilia del 54%, in Puglia del 50%, in Molise del 44%, in Basilicata del 32%. Ad evidenziarlo è il Gruppo Cestari – che opera in tutta Italia, dalla Calabria fino ad arrivare in Lombardia, con una trentina di progetti, in parte ultimati – e che a Moliterno ha insediato un Centro di Assistenza e di consulenza professionale con un pool di esperti.

Al centro-Nord invece gli investimenti non solo non si sono fermati, ma in alcuni casi sono anche cresciuti. In particolare il Trentino-Alto Adige che ha fatto registrare un incremento addirittura del 331%. In Valle d’Aosta l’incremento è stato del 90%, in Toscana ed Emilia Romagna del 53%, in Liguria del 49%, in Friuli del 12%, in Piemonte del 5%.

Al Nord est, in particolare, lo Stato per consentire ai cittadini,  a prescindere dal reddito, di efficientare la casa pressoché gratis, ha investito in media  1.291 euro per abitante, altrove 1.100 euro.

Tra i fattori che possono contribuire a spiegare questi andamenti,  c’è il cambiamento dell’assetto normativo, in particolare quello relativo alla cedibilità dei crediti di imposta e le maggiori difficoltà economiche delle famiglie hanno impedito di continuare nell’opera di ristrutturazione del patrimonio edilizio. Al Nord, invece, la maggiore capacità contributiva ha permesso di andare avanti.

E’ accaduto che il 63% delle risorse per Superbonus sono andate al Nord. Prima dei cambiamenti iniziati con il governo di Mario Draghi, secondo il monitoraggio Enea, c’era abbastanza equilibrio. Il Sud aveva una quota lievemente più bassa, con un picco nelle zone turistiche. Poi, eliminato lo sconto in fattura, bisogna anticipare l’intero importo e la modalità seleziona chi è in grado di farlo.

C’è poi il tema dirimente dei credito incagliati delle banche, che hanno esaurito la capienza fiscale per portare in detrazione i titoli acquistati, per circa 19 miliardi, L’ipotesi di una compensazione con gli F24 presentati dai contribuenti agli sportelli bancari è stata bocciata dal Mef. Altra ipotesi è dunque quella di spalmare su dieci anni, e non più su cinque anni, il periodo durante il quale portare in detrazione le spese. Per “assorbire” in sole quattro rate lo sgravio, infatti, servirebbe un reddito minimo di 40 mila euro. Portando la detrazione in 10 rate anche i redditi più bassi sarebbero in grado di assorbirla. E in questo caso è una misura anche a favore del Sud.

L’auspicio – sottolinea l’ing. Alfredo Carmine Cestari – è la riattivazione di progetti tenuto conto non solo degli effetti di risparmio energetico ma anche che il patrimonio edilizio privato e pubblico in gran parte risale a prima del terremoto del 1980 e che almeno un terzo non ha beneficiato di interventi della ex legge 219/81 e che comunque siamo già oltre i 40 anni dei primi interventi realizzati con tecniche considerate superate dalla nuova tecnologia antismica.   Si tratta di rimettere in moto il motore dell’edilizia, un comparto fondamentale per l’economia locale, regionale e nazionale e per  l’occupazione diretta ed indotta oltre che di giovani professionisti che specie al Sud  hanno bisogno di opportunità di lavoro per restare”.

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