Politica

Bolognetti scrive una nuova lettera aperta indirizzata al Presidente Mattarella


Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta da parte di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani, già membro della Presidenza del Prntt e del Consiglio nazionale dei Club Pannella.

Signor Presidente, non me ne voglia, ma da cittadino di questa non Repubblica, che è e resta uno Stato criminale e canaglia sul piano tecnico-giuridico, uno Stato che non rispetta la sua propria legalità, non posso in coscienza partecipare al coro di osanna che stanno accompagnando la sua rielezione.

Non so, signor Presidente, se lei sia l’uomo della provvidenza, ma so che lei non ha onorato fino in fondo il ruolo di garante e custode di un dettato costituzionale che viene vilipeso e oltraggiato da 70 anni.

Con il suo operato, lei ha contribuito in questi due anni ad alimentare un clima d’odio e di inaccettabile ricatto. Ricatti di Stato e di regime.  

Lei, probabilmente mal consigliato, dall’alto della sua cattedra ha diffuso non verità a reti unificate e non una parola è uscita dalla sua bocca sul patente attentato contro i diritti politici del cittadino che per l’ennesima volta è andato consumandosi.

Non mi complimento con lei per come ha gestito un’emergenza sanitaria che, come era prevedibile, ha aggravato la pregressa emergenza democratica.  Non mi complimento per le sue firme in calce a DPCM incostituzionali, per i suoi silenzi sulla criminale “vigile attesa” del ministro Speranza, per il non detto sulla mancanza di interventi finalizzati a ridare dignità a un Servizio Sanitario sfasciato da un ceto politico che certo non ha agito per il bene comune.

Nell’aula di Montecitorio la sua rielezione, probabilmente scontata, è stata accolta da una stucchevole standing ovation e dalle grida di giubilo di un ceto partitocratico dedito al più becero trasformismo, senza visioni e senza slanci ideali. Persino l’amico del regime cinese, quel Luigi Di Maio che voleva metterla sotto accusa, si è spellato le mani.

Sono avvenute in questi mesi e in questi giorni cose mai viste nella storia di questa Repubblica, assurta a Banana Republic. Basti pensare all’autocandidatura del Presidente Draghi, che ha utilizzato lo scranno di Presidente del Consiglio come trampolino di lancio per raggiungere il Quirinale, mentre rassicurava sul fatto che il governo non sarebbe caduto anche nel caso di una sua ascesa al Colle.

Il tutto è avvenuto mentre monta la bancarotta politica, sociale, economica e istituzionale, prodotta da questo settantennio di metamorfosi del male e di banalità del male.

Non sente l’olezzo emanato dalla putrefazione, signor Presidente? Non vede quanto la nostra, e non solo la nostra, sia sempre più una democrazia reale?

Non citerò quel Carlo Rosselli che nei suoi Scritti dell’Esilio scriveva: “Socialismo, democrazia, comunismo, sono forme vuote se gli uomini che si dicono socialisti, democratici, comunisti, non hanno un sentimento vigoroso della propria dignità e libertà; se non hanno coscienza della propria umanità. Uomini vogliamo, non schede, non numeri, non tessere”.  Voglio però ricordarle, signor Presidente, quel Luigi Sturzo che il 18 luglio 1958, prendendo la parola nell’emiciclo del Senato diceva: “Un punto difficile affrontare subito è quello di ridare al Parlamento la sua indipendenza da estranee ingerenze, specialmente da quelle dei partiti, smantellando la sovrastruttura partitocratica che si è andata durante le due precedenti legislature, in modo da paragonarsi a una piovra che a poco a poco soffoca e stronca”.

No, non posso complimentarmi, ma le chiedo di vestire finalmente i panni di “garante” e di contribuire a pacificare un paese devastato.

Le ricordo, signor Presidente, che a settembre del 2021 le ho indirizzato una lettera aperta alla quale lei non ha mai ritenuto di dover rispondere. In quella lettera invocavo la verità, lo Stato di diritto democratico, la Costituzione.

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