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Bolognetti: citando Don Luigi Sturzo, dico che “non c’è libertà dove c’è menzogna; perché la libertà è figlia della verità


“Insistenza per la verità”, è questo il significato della parola Satyagraha. In queste ore di lotta, in cui sto provando ad alimentare con la nonviolenza un necessario dialogo, mi è capitato di rileggere alcune lettere dal carcere di Ernesto Rossi, in particolare una missiva in cui parla di “diritto alla resistenza”: “Quando pensavo alla galera prima di provarla, credevo che mi ci sarei trovato peggio. E ci pensavo spesso, perché ero sicuro di venirci un giorno o l’altro. Chi veramente ha intenzione di esercitare quel ‘diritto di resistenza’ contro la classe governante, che insegnavano anche nei libri di diritto costituzionale quando andavo all’università, in certe situazioni deve mettere anche in preventivo la galera”.

Per certi aspetti anche noi, che pensiamo di essere uomini liberi, siamo ristretti in una galera. Il nostro carcere è un paese incapace di rispettare la sua propria legalità, la Costituzione, la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Siamo ristretti e prigionieri di uno Stato che, sul piano tecnico-giuridico, è uno Stato criminale, uno Stato canaglia. Il nostro carcere è il settantennio partitocratico di metamorfosi del male succeduto al ventennio fascista. Viviamo in un paese in cui la Costituzione scritta è stata sostituita dalla costituzione materiale e in cui monta l’anti-stato di diritto e l’antidemocrazia. La nostra democrazia è una “democrazia reale”, così come un tempo c’era il “socialismo reale”. E nella democrazia reale che siamo tocca registrare un lungo, reiterato attentato ai diritti politici dei cittadini e la reiterata negazione di quell’ einaudiano conoscere per deliberare che da forza e sostanza alla parola democrazia.

Tanti amici e compagni in queste ore mi hanno rivolto l’invito ad interrompere lo sciopero della fame. Ho risposto che non posso. Ho detto loro che apprezzo l’affetto, la vicinanza, ma che l’invito a smettere va rivolto ai miei interlocutori, a chi ogni santo giorno nega diritto, diritti, conoscenza e democrazia, a coloro che non riescono a vedere il topo de “La Peste” di Camus. Sto lottando con i miei compagni e al loro fianco perché ho fame di democrazia, fame di giustizia, fame di verità, fame di diritto umano e civile alla conoscenza.

“L’amore e la nonviolenza – diceva Marco Pannella – non sono mai ricatto perché non si ha ricatto nella difesa, nella sete, nella fame di verità e di conoscenza se non per chi ne ha paura”.

Dal 27 febbraio sono in sciopero della fame per la vita di Radio Radicale e per il diritto a poter conoscere per deliberare. Le due cose, stante la natura di Radio Radicale, emittente radiofonica che negli ultimi 40 anni ha a più riprese illuminato i momenti bui della storia del nostro paese, sono intimamente legate. Sto dando corpo a questo dialogo nonviolento perché ho fame di verità e voglio che finalmente si faccia luce, fino in fondo, su quanto è avvenuto a Viggiano in relazione alla perdita di oltre 400 tonnellate di greggio dai serbatoi del Centro Olio Val d’Agri.

No, non posso smettere, non ora. Voglio, però, dire grazie a tutti coloro che si stanno manifestando e dimostrano di aver capito. Voglio dire grazie in particolare, dalle pagine di questo libero giornale, a Monsignor Vincenzo Orofino e a Padre Carlo Maria Veronesi, a Sabino Altobello, sindaco di Lavello, e a Nicola Valluzzi, sindaco di Castelmezzano.

Grazie a Don Vincenzo che ha scritto: “Caro Maurizio, sono solidale con chi come te difende spazi di libertà per promuovere un fecondo e costruttivo dialogo culturale a favore di una migliore qualità della vita”.

Grazie a Padre Carlo che ha scritto: “Coraggio Maurizio. Radio Radicale è un servizio radiofonico civile per tutta la nazione. La sua soppressione impoverisce l’Italia”.

Grazie ai nostri Sabino e Nicola per il sostegno espresso a Radio Radicale.

Don luigi Sturzo, oltre sessant’anni fa, diceva che “Non c’è libertà dove c’è menzogna; perché la libertà è figlia della verità”.

Credo che Don Sturzo avesse ragione: la libertà è figlia della verità.

Quella verità che chiediamo a coloro che prima ci avvelenano e poi provano anche a nascondere i loro misfatti sotto a un tappetto.

Sì, lo sciopero della fame per ora continua, deve continuare per la vita di Radio Radicale, per il diritto alla conoscenza, per la democrazia, la giustizia, la verità.

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