Ovunque in mare c’è traccia di plastica o, per dirla meglio, c’è un mare di plastica! I dati degli scienziati sono allarmanti: Marcus Eriksen, dopo aver solcato e setacciato i mari del nostro pianeta, ha potuto concludere che l’87% della plastica galleggiante è visibile a occhio nudo. Il ché non è affatto sorprendente, se pensiamo a quanta plastica buttiamo via ogni giorno, plastica su plastica, in involucro di plastica. A rifiuto ottenuto, Eriksen sottolinea il quantum sorprendente, cioè che le plastiche vengono ridotte in pezzi ad una velocità inaudita, ottenendo microdetriti. Non è un caso che lo scienziato abbia denominato il suo studio di ricerca 5 Gyres, in riferimento ai mulinelli che si formano nella parte centrale degli oceani e dove vanno a finire i rifiuti scaricati nelle acque. Non è difficile immaginare che questi “confetti plastici” – termine con cui Eriksen designa i pezzetti di plastica sparsi nei mari – diventino cibo per i pesci e, a catena completata, per gli uomini. Al di là di un presunto allarmismo, interviene l’Olanda con una campagna “Plastic-Free”, o meglio un supermercato completamente Plastic-Free. Si tratta del primo reparto plastic-free del mondo della catena di supermercati biologici Ekoplaza ad Amsterdam. Quasi inimmaginabile l’apertura un intero reparto con oltre 700 prodotti senza plastica, ovvero imballati in vetro e materiale compostabile, e che punta ad estendere lo stesso modello in tutti i suoi 74 punti vendita entro la fine del 2018. Esiste in Olanda un’agguerrita organizzazione ambientalista, A plastic planet, da anni in campo contro l’utilizzo e lo spreco della plastica. Non è difficile capire come al di là delle dichiarazioni dei fondatori e quelle degli ambientalisti o di ogni amministratore delegato interessato a lotte di tal fatta, la scelta DEFINITIVA è sempre POLITICA. Sarà vera, allora, in un futuro molto prossimo, l’offensiva annunciata dall’Unione europea, contro le plastiche? In quali modi? Definitivi, nel senso di totali oppure i soliti mezzucci blandi di etica capitalistica? Per ora è un buon segnale l’iniziativa individuale olandese. Erik Does, l’amministratore delegato di Ekoplaza ha spiegato al Guardian: «E’ un passo fondamentale verso un futuro migliore. Sappiamo che i nostri clienti sono stanchi di prodotti carichi di strati di plastica. I reparti senza plastica sono un modo innovativo di testare i biomateriali compostabili che offrono un’alternativa più rispettosa dell’ambiente». Per il resto, si aspetterà… Non dovesse accadere, o non abbastanza in fretta, nulla di definitivamente risolutorio? Ci resterà da intonare quel vecchio album di Grignani del ‘96 “Grazie per aver distribuito questo grande sogno impacchettato”. di Michela Castelluccio
Fonte: a plastic planet – The Guardian