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Angelo Alagia: il visionario creatore del parco Giada nel libro di Aldo Tallarico


All’uomo che realizzò uno zoo e tanto altro immaginando il futuro, per donarlo alla sua Comunità ed alla sua Terra, il prof. Aldo Tallarico dedica un testo intenso ed autentico, più di un omaggio all’amico Angelo Alagia, parlandone con una dolce nota di nostalgia. Aldo Tallarico, in passato sindaco della città di Lagonegro, nel suo “Vita e opere del prof. Angelo Alagia”, descrive l’uomo dalle notevoli capacità manageriali e creative, il cui acume ed ingegno suscitano ancora oggi uno stimolante interesse che emerge dal profilo biografico tracciato nelle pagine del libro.

I giorni indimenticabili di una vita riaffiorano ogni volta che l’autore ripercorre i tratti della sua Lagonegro, dove entrambi sono vissuti: il carattere del suo territorio, la sua opera misteriosa e laboriosa, riflette agli occhi di Tallarico, quasi una missione quella di Alagia. I principi edificanti su cui era basata la loro amicizia, la valorizzazione e le prospettive di sviluppo dell’entroterra e delle zone montane dell’appennino Meridionale.

Un uomo contemporaneo il prof. Angelo Alagia, filantropo e promotore di importanti iniziative a favore dei Lagonegresi dagli anni ’50 agli ’80, sotto il profilo imprenditoriale, culturale e turistico, molti ancora lo ricordano con un tocco di folklore e l’aura esotica che lo caratterizzava, con qualche tigrotto al guinzaglio e spesso in compagnia di personaggi del jet set dell’epoca.

Il suo primo incontro con Angelo Alagia fu in occasione della “Festa nazionale della montagna” che si tenne a Lagonegro nel 1970, sul monte Papa nei pressi del Lago Laudemio, ad una altitudine di 1525 metri slm., da qui la sua memoria emotiva  ripercorre la solenne cerimonia inaugurale, a cui era presente il senatore Picardi e molte autorità politiche, militari e religiose; un evento che doveva servire a fare il punto sulla politica della montagna, per la sua valorizzazione e sulle prospettive di sviluppo,  per lui quell’incontro si rivelò folgorante: “Mi colpi il suo modo di intravedere le molteplici opportunità di sviluppo economico e turistico che ne potevano derivare. Fu così che cominciai a frequentarlo.”

Nell’archivio dei ricordi di Tallarico che appare di grandi capacità, ne emerge il grande fascino che Alagia esercitò su di lui, la stima per l’encomiabile operato rivolto soprattutto al bene comune, mai priva di attenzioni verso i bambini bisognosi e meno fortunati, questo aspetto che lo rese ai suoi occhi un uomo di particolare merito, nonché per la sua originale concezione dell’animo umano e per la modalità di affrontare la vita.

La narrazione prosegue in una successione cronologica del protagonista, partendo da come negli anni ‘50, periodo ancora non facile per le ripercussioni belliche, il disagio economico rappresentava un limite da valicare, ma la sua tenacia e l’entusiasmo furono lo strumento cardine per superare le difficoltà del difficile momento economico. Facendosi bastare “pochi spiccioli” per avviare un’attività commerciale, puntando sugli elettrodomestici i beni essenziali del tempo, fu così che Alagia avvicina la Comunità al progresso, andava evolvendosi la società del benessere, ed anche al centro della cittadina di Lagonegro, la distribuzione di oggetti particolarmente ambiti in pieno boom economico, non potevano mancare.

Quel negozio, che vedeva gli albori in un momento di ripresa anche della vita sociale, oltre ad essere il più fornito e frequentato del territorio per l’innovativa gamma di prodotti, divenne noto anche come salotto pomeridiano, attirando il fermento degli intellettuali del luogo, che si riunivano a discutere dei problemi sociali e di politica, una sorta di circolo culturale, dove progettare attività di impegno civile. Nel mentre, Alagiam sempre pervaso dall’istinto creativo, montava e assemblava radio con dei pezzi che si procurava durante le sue escursioni nella città di Napoli, che con specifica competenza montava nel suo privato laboratorio e quando tutto funzionava alla perfezione ne installava il cuore in graziosi mobiletti, nacque così nel retro del suo negozio la sua creazione che battezzò “Radio Sirinia” dall’ottimo valore tecnico ed estetico, che ebbe in quei tempi un enorme successo di pubblico.

Quando negli anni ’60 si iniziava a parlare di sviluppo del mezzogiorno , Angelo Alagia, precursore dei tempi, insieme ad altri soci, costruì un edificio per fini industriali, fidando solo sulle sue capacità imprenditoriali, creando una fabbrica che operò per molti anni nel settore dell’indotto, affiliato alla grande industria automobilistica nazionale, nota come “FIAT”, la fabbrica di lampadine fu denominata S.I.E.L., in essa vennero impiegate quasi tutte donne, rivelandosi un solido  punto di riferimento lavorativo del territorio.

Negli anni che si succederanno, fu costantemente promotore di una serie di iniziative benefiche, denominate “Pozzo della bontà”, attuata in prossimità di ogni Santo Natale, una slitta di legno di realizzazione artigianale con addobbi festosi, girava per tutto il paese per consegnare doni ai bimbi, il sostegno arrivava da un fondo in cui i commercianti e comuni cittadini offrivano spontaneamente ciò che potevano donare.

Delle iconiche iniziative attuate dal prof. Alagia, di cui molti ne serbano il ricordo, tra questi un segno ancora tangibile alla cittadina in cui visse, fu la creazione del “Parco Giada” ad esso sacrificò e dedicò tutto il suo tempo e buona parte del suo denaro. La mole di impegno ed una ricerca decennale, inizialmente fatto da un piccolo spazio destinato a giardino privato, continuerà ad incrementarsi nel tempo di alberi e fiori di molte specie, viali e stradine ed anche un piccolo laghetto, con dei cigni che facevano bella mostra di se, insieme a vari uccelli acquatici.

Mai pago di quanto realizzato, acquisì altri terreni circostanti con lo scopo di ospitare animali di specie diverse, inizialmente con qualche animale domestico e poi gradualmente il Parco divenne dimora di uccelli di ogni specie sistemati in una grande voliera, e poi fiere: leoni, tigri, puma; vari animali esotici, tra cui scimmie, orsi, cammelli, daini, lama, trampolieri ed anche un rettilario che comprendeva numerosi serpenti di ogni specie, tra cui un serpente boa. In seguito il parco venne dotato anche di alcune strutture edilizie, una sala convegni, un auditorium e un punto ristoro, quest’ultimi realizzati anche con il sostegno finanziario della Regione Basilicata.

Da modesto giardino a vero e proprio Parco Zoologico, la cui importanza fu tale da acquisire la denominazione di Parco Regionale, unico per il suo genere in Basilicata, capace di raccogliere una utenza molto diversa e variegata, da appassionati della natura, famiglie, studenti, precursore dei grandi attrattori turistici del territorio, che il prof. Angelo Alagia,  unitamente alla moglie, Luisa Marotta, dona l’intera proprietà del Parco Giada, compreso il ricco patrimonio faunistico del Parco, al comune di Lagonegro con atto notarile n. 26812 rep. 06/02/1986.

A 100 anni dalla sua nascita nel 2021 (Lauria 1921 – Lagonegro 1986) la città di Lagonegro ha intitolato una Piazza a suo nome ed un annullo filatelico per celebrare l’illustre concittadino.

Per qualche tempo il Comune ha gestito il parco con lo stesso personale, nel rispetto di quanto stabilito nell’atto di donazione,ma si sa, la storia non sempre segue le vicende come vorremmo, così l’oasi è lentamente sprofondata nel dimenticatoio.

Il destino ha le sue riserve imprevedibili, e se ci si pone compassionevoli innanzi all’impegno, alle tante lotte fatte, se ne comprende il valore, spesso però bisogna fare i conti con la negligenza, l’indifferenza, mai privi di frustrazioni, dunque in tutti questi anni, colpito da carenze organizzative, il Parco ha subito un declino progressivo:  la maggioranza degli animali sono scomparsi, alcuni morti per sopraggiunta età, altri trasferiti in altre strutture, quello che prima era uno zoo a tutti gli effetti venne, per un periodo, trasformato in una sorta di fattoria didattica,  da circa 30 anni una inesorabile chiusura a singhiozzi, che pare abbia intrapreso un percorso fatale, anche per via di una serie di inchieste giudiziarie. Il destino del Parco Giada, a Lagonegro continua a rappresentare un enigma, resta però auspicabile possa essere affidato ad una gestione competente che ne risollevi le sorti.

Appare evidente che Tallarico con questo volume abbia voluto, oltre che conferire un ulteriore encomio alla figura ed alle doti di Alagia, anche incitare e ridestare l’attenzione su una delle riserve naturalistiche più apprezzate del Mezzogiorno, riaccendere i riflettori su un’area che da decenni aspetta di ritornare ai fasti del passato, quando il “Parco Giada” era meta di moltissime scolaresche e tanti turisti. Si pensa ad un centro studi naturalistici per rilanciare e valorizzare quella che oggettivamente, al momento, è da troppo tempo «un’oasi dimenticata» Il libro ritenuto una testimonianza di valore verrà patrocinato e ristampato dalla Regione Basilicata e donato alle scuole ed ai Cittadini.

 

Carmen de Rosa

 

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