Società e Cultura

Adriano Olivetti tra Matera e Guardia Perticara . Spettacolo di Ulderico Pesce.


C’è un sussulto nella sala comunale di Guardia Perticara quando, a luci soffuse, Daniela Ippolito, con la sua Arpa, attacca con un “Riff” che ci riporta al ventennio fascista: Faccetta nera, o ragazzi ma mica siamo nella sala di nostalgici della destra estrema! No è solo il sottofondo che dà voce al narratore, Ulderico Pesce, che racconta di quel periodo che grazie alla condizione di perfetto isolamento geografico rendeva i paesi Lucani utili per confinare quanti ragionavano per un mondo migliore. Carlo Levi ad Aliano, Manlio Rossi Doria a San Fele e tanti altri in altri paesi. Ma noi siamo in questa sala a parlare di Adriano Olivetti, del suo modello di comunità e di vicinato. Dei Sassi di Matera, quel rione come un girone infernale che ospitava circa quindicimila contadini. Come fa Ulderico Pesce a parlare di Matera e di Guardia Perticara? Mette su uno spettacolo come solo un mattacchione e mattatore come lui sa fare.
Prende gente dalle professioni più disparate, da Nicola Cardinale che passa dalla docenza di Fisica Tecnica, alla Facoltà di Ingegneria di Unibas, a recitare come un vero attore teatrale con pause, enfasi e metrica che se solo si pensa a come potrebbe venir fuori una sola lezione in aula viene voglia di tornare tra i banchi dell’Università; un ingegnere meccanico? Si, come Leonardo Sinisgalli, dice quando se ne parla nei frangenti prima di dare inizio allo spettacolo. Patrizia Minardi, che dalla sala di comando e direzione del Dipartimento della Presidenza della Giunta Regionale di Basilicata, dove dirige le iniziative culturali e le relazioni internazionali del turismo, passa a recitare nei panni di Luisa Levi quando resta esterrefatta affacciandosi sull’orlo del precipizio del girone infernale dei “Sassi” di Matera, e sgomenta ascoltando la litania dei ragazzi che, con le mosche sulle palpebre, le chiedevano una sola cosa: il chinino; “Signurì u chinì!”. Ma perché siamo a Guardia Perticara? Un attimo e ci arriviamo.
Che fa quel mattacchione di Ulderico Pesce! Narra quel periodo che dalla seconda metà del ventennio fascista ci porta ad Adriano Olivetti che incontra, a Matera, Albino Sacco.
Le lotte contadine sono affidate alla maestria di Maria Iacovuzzi, che da travet del Comune di Matera, si trasforma in una bracciante agricola che lotta con la forza di una tigre contro i carabinieri che gli sparano contro; e lo fa con uno slang dialettale che solo dalla onomatopeica ci riporta alle lotte contadine del Materano, “A terr e a summuent”, la terra ed il seme, che sporcano “paro paro” il pavimento delle carceri ove verranno rinchiusi i ribelli delle campagne materane. Siamo all’epilogo della seconda guerra mondiale, l’Italia sta per uscire fuori dal suo periodo “nero” e si incomincia a profilare il cambio di passo. L’Italia sarà una repubblica, il Re andrà in esilio e gli intellettuali che avevano osato ribellarsi al fascismo invece di starsene buoni continuano ad incontrarsi ed a macinare idee per un mondo più giusto.
Carlo Levi insiste con Adriano Olivetti affinchè questi scenda nel meridione a visitare i “Sassi”. Olivetti, convinto, arriva a Matera visita i “Sassi” e dice ad Albino Sacco: ”Caro Albino, ho visto tutto. Devo rimanere a Matera. Non c’è tempo da perdere. Matera è la capitale simbolica del mondo contadino. Diventerà laboratorio comunitario, per costruire cooperative tra contadini ma soprattutto per restituire dignità alle persone”. Mette su una comunità di intellettuali che portano i nomi di Rocco Mazzarone, Ettore Stella, Bruno Zevi, Paolo Sylos Labini, Manlio Rossi Doria, Ludovico Quaroni, Henry-Cartier Bresson guidati da Friedrich. F. Friedmann, nel frattempo diventato amico di Rocco Scotellaro, Sindaco Poeta di Tricarico. Che squadra ragazzi, “poi dici che uno si butta a sinistra”. Il progetto era di trasferire parte di cittadini dei “Sassi” in luoghi ordinatamente non distanti dall’imbuto che aveva impressionato Luisa Levi prima e Adriano Olivetti dopo. Bisognava strappare dai luoghi infernali i contadini ma senza staccarli dal loro concetto di comunità, di mutuo soccorso. Ma Olivetti non era un rappresentante del partito di governo, era un visionario, uno che vedeva lontano che voleva un mondo contadino libero pur persistendo nel modello di vita comunitaria. Adriano Olivetti era fermamente convinto che la vita pubblica avesse il suo fondamento nel modello comunitario. Ed è la parola comunità che ritorna sovente nei discorsi. Ed invece, si arrabbia e si dispera Albino Sacco, il partito di governo voleva un mondo contadino scollato, mai sia creare borghi dove possano proliferare idee comuniste, meglio case sparse e distanti. E così i contadini, spinti da un bisogno quotidiano, accettano di fare la comparsa nei comizi di quanti scendono in Basilicata a raccogliere voti per via di quelle case che pretendono di sostituire i “Sassi”. Sono a migliaia ad ingrossare la folla festante al comizio del partito di Governo, ma non sono convinti.
Ed ecco invece che appare sulla scena Guardia Perticara; questo sperduto borgo dell’alta valle del Sauro la cui esistenza viene alla ribalta per via di un giovanissimo maestro che (Fabbri – La linea Jonica) “per aver dato con giovanile baldanza un consiglio di sciopero si accorse di essere piombato nella lotta di classe”. Che era successo: I contadini quando seppero che la società dell’acquedotto cercava manovali per lo scavo lasciarono con entusiasmo l’agricoltura e andarono a lavorare nel cantiere. Quando i lavori volgevano al termine la società incominciò a non pagare i salari ed alcuni contadini chiesero consiglio al giovane maestro, questi rispose con semplice franchezza: non vi pagano, non lavorate. E così fu. Dopo un po’ di giorni la società pagò. Nell’approssimarsi del rinnovo del consiglio Comunale i contadini vollero a capo della lista il giovane maestro che, forte della sua appartenenza al partito d’azione ed al movimento comunità, scelse come simbolo la Campana.
La campagna elettorale, carica anche di qualche episodio folcloristico, portò alla vittoria e per la prima volta i padroni non comandavano. I lavori alla galleria erano finiti, i padroni erano sempre padroni e covavano vendetta, e la miseria rischiava di stringere l’assedio. A questo punto il Sindaco – maestro si rivolse al movimento per chiedere aiuto. Quale migliore aiuto se non quello di inviare tecnici-urbanisti di chiara fama scientifica? Adriano Olivetti era fermamente convinto dell’Urbanistica tanto da considerarla una disciplina fondamentale per la tenuta di una democrazia. Ed ecco spiegato il collegamento tra Guardia Perticara e Matera alla luce delle iniziative Olivettiane. Qui in questo lembo sperduto dell’alta valle del sauro si continua a fare ciò che a Matera si era già provveduto a bloccare. L’apparato Politico-Burocratico aveva sostanzialmente annientato ogni iniziativa ed ogni azione del movimento Comunità. A Guardia Perticara arriva Marcello Fabbri e la Moglie Laura Muratori, studiano l’ambiente, osservano, annotano, implementano dati e colgono le emozioni di un popolo per niente rassegnato. Stilano e mettono su un Piano Regolatore e progettano un Piano di Sviluppo agricolo, ed aiutano la nascita di una cooperativa agricola, guidata da Francesconi, agronomo esperto e di chiara fama scientifica. Ma anche qui quest’avanguardia spuria, rispetto al programma di comando del partito di governo, suscita fastidio e preoccupazione. Ed ecco che un Piano regolatore che dovrebbe dare la stura allo sviluppo e come in un domino doveva servire anche ai comuni vicini per allargarsi come le onde concentriche provocate da un sasso lanciato nello stagno, viene bloccato dalla burocrazia. Suscita preoccupazione di comunismo latente, di libertà latente, eversione concreta da un feudalesimo mai sopito se bene trasformatosi in latifondismo. Ed ogni sorta di difficoltà stringe il sogno di riscatto legato alla Utopia di un grande industriale che aveva messo gli occhi sulla Basilicata. E passano gli anni ma i segni restano, ed un Regolamento Edilizio, come quello di Guardia Perticara, ancora oggi, attualizzandone la terminologia, potrebbe essere utilizzato per la vita di ciò che oggi viene definito Sportello Unico per L’edilizia.
Adriano Olivetti era passato da Guardia Perticara, era venuto a vedere ed a salutare questo paese guidato da un sindaco che era (cit. M. Fabbri) allucinato dal turbinio di idee che non lo abbandonavano nemmeno la notte.
Ecco cosa mette in scena quel mattacchione di Ulderico Pesce: Uno spettacolo che con la recitazione presa a prestito da illustri professionisti e con la dolcezza della voce di Amalia Palermo, le sinuose coreografie di Patrizia Laino accompagnate dall’Arpa di Daniela Ippolito che partendo da “Faccetta Nera” ci traghetta nelle melodie e nelle musiche “tarantate” dei rivoltosi Materani, fino ai giorni nostri, dove un travet del Comune di Guardia Perticara ci riporta la lettura di stralci del Regolamento Edilizio stilato da Marcello Fabbri e Laura Muratori Fabbri per prodiga intercessione dell’Ing. Adriano Olivetti (cit. Delibera di C.C. n. 26 del 07 luglio 1957). Uno spettacolo che ci racconta con la leggerezza del teatro ciò che erano capaci di fare i “visionari” mentre nello stesso periodo, in altri luoghi della Basilicata, funzionari della cassa per il mezzogiorno dicevano: “Una preparazione più intensa è necessaria prima di portare la riforma in questa valle. Insegnare serve, ma solo dopo aver dato agli uomini la capacità di intendere. Ora fra noi e loro c’è un abisso incolmabile“. Ecco, Ulderico Pesce, con il suo spettacolo, ci ha ricordato che qui le cose le avevamo già capite e le stavamo pure facendo. Ma non essendo gradite ad una classe dominante vicina al partito di governo furono frenate con ogni scusa e con ogni espediente, tanto da far infrangere ogni velleità di sviluppo sul muro di un potere durato troppo a lungo.
Tutto questo Ulderico Pesce lo fa per volere del Sindaco, Angelo Mastronardi, che testardamente vuole avvicinare la storia di Guardia Perticara a Matera capitale della cultura 2019; e non ci vuole molto a capire che le sorti accomunano queste due realtà, l’una per avere trasformato la vergogna d’Italia a luogo di meta turistica dalle dimensioni mondiali e l’altra per aver sfoderato tanta tenacia da trasformare la sciagura del Terremoto del novembre 1980 in occasione di sviluppo, in guisa da rendere Guardia Perticara uno dei Borghi più belli d’Italia. Immaginate se tutto ciò non avesse avuto una battuta d’arresto durata circa trent’anni, forse saremmo più vicino all’orizzonte della emancipazione del Nord del Mondo.
Ma non finisce qui, lo ha detto in esordio il Sindaco, ci rivedremo il 23 Marzo 2019, quando Guardia Perticara sarà capitale europea della cultura per un giorno.
Gianfranco Massaro – Agos- Guardia Perticara

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