Lavoro

Accertamento dell’invalidità civile e screening oncologici, la Regione intervenga

Summa: necessari interventi da parte di regione, inps e istituzioni

L’INPS in Basilicata impiega tempi eccessivamente lunghi, i maggiori in Italia, per definire una domanda di invalidità civile: occorrono 175 giorni per la prima fase, detta sanitaria, e 199 giorni complessivi. I tempi, molto simili tra le province di Potenza e Matera, si riferiscono al 31 dicembre 2019 ma è probabile che subiranno ulteriori rallentamenti a causa della sospensione delle visite considerate non urgenti nel periodo del lockdown che ha determinato  un aumento complessivo delle giacenze, pur in presenza di un rallentamento delle domande di prima istanza per il riconoscimento dell’invalidità civile.

L’Inps in Basilicata al 31 dicembre 2019 ha una giacenza di domande di prima istanza relative al riconoscimento dell’invalidità civile pari a 10.333, mentre per le visite di revisioni le pratiche giacenti sono 968, per un totale di 11.303 pratiche che, per una piccola regione come la nostra, è un numero esorbitante.

Al 30 settembre 2020 la giacenza per le domande di prima istanza è di 9.838 pratiche e per le revisioni di 2.087, per un totale di 11.925 pratiche da esaminare. I tempi lunghissimi per esaminare le domande comportano non solo un danno nei confronti dei cittadini affetti da malattie invalidanti che chiedono il riconoscimento di un diritto importante, ma anche nei confronti dell’istituto perché in presenza di tempi di attesa così lunghi nell’esame delle pratiche si registra un aumento enorme del contenzioso giudiziario, in quanto i cittadini si rivolgono alla magistratura.

La Basilicata è una delle regioni in cui l’Inps e la Regione Basilicata nel 2014 hanno stipulato un Protocollo d’Intesa/convenzione, ancora in vigore, per l’affidamento all’Istituto, in via sperimentale, delle funzioni relative all’accertamento dei requisiti sanitari in materia di invalidità civile, al fine di semplificare, migliorare, accelerare ed omogeneizzare gli accertamenti sanitari e l’iter di gestione delle domande per il riconoscimento dell’invalidità civile, superando ritardi e disparità esistenti all’interno della stessa regione.

La legge n. 102 del 2009 infatti, oltre a  stabilire che le domande volte ad ottenere i benefici in materia di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità dovevano essere presentate all’Inps, aveva previsto anche l’integrazione delle Commissioni mediche ASL con un medico dell’Ente quale componente effettivo e aveva conferito all’INPS il definitivo accertamento del diritto alla prestazione.

La legge successiva, n. 111 del 2011, aveva previsto inoltre la possibilità che le Regioni, attraverso la stipula di apposite  convenzioni, potessero affidare all’Inps le funzioni relative all’accertamento dei requisiti sanitari in materia di invalidità civile, al fine di razionalizzare e uniformare il procedimento in materia di invalidità civile, con ovvi benefici per i cittadini e per la pubblica amministrazione.  La stipula della convenzione aveva l’obiettivo di uniformare l’attività di accertamento dell’invalidità in tutta la Regione Basilicata, ridurre i tempi della chiamata a visita su il tutto il territorio regionale che in alcune aree erano lunghissimi, limitare i disagi agli utenti, ridurre i tempi semplificando i passaggi successivi.

Il Protocollo d’Intesa Regione Basilicata – Inps Direzione Regionale rispondeva a esigenze giuste e aveva portato l’Inps di Basilicata a liquidare le pratiche di invalidità civile in 129 giorni nell’anno 2015, anche in assenza di investimenti aggiuntivi che dovevano provenire dalla Regione Basilicata che aveva realizzato una forma di risparmio rilevante.

Purtroppo negli anni successivi  non si sono registrati tutti quegli investimenti che avrebbero dovuto essere fatti in termini di risorse economiche e professionali e che avrebbero dovuto migliorare complessivamente il servizio offerto, assicurando ai cittadini un accesso agevole a un diritto fondamentale quale quello dell’accertamento dell’invalidità civile.

Alla luce dei ritardi registrati e considerato il particolare contesto da pandemia, che già colpisce ulteriormente le persone più fragili, come Spi Cgil riteniamo necessario che la dirigenza dell’Inps, la regione e gli altri organi istituzionali preposti intraprendano tutte le azioni necessarie, a partire dall’adozione di un piano straordinario, per ridurre i tempi di erogazione delle prestazioni di invalidità civile e sia adottata ogni utile iniziativa, anche di carattere normativo, per portare la prestazione a un livello accettabile di sostenibilità sociale, dando attuazione, tra l’altro, alla delibera adottata in materia dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza (Civ) dell’Inps.

 

“La sospensione in Basilicata dell’attività di screening oncologico per la prevenzione del tumore al colon retto e cervico uterino ha assunto connotati grotteschi. In un momento in cui l’emergenza pandemica richiede il massimo dell’attenzione e dell’impegno delle istituzioni nel garantire un sistema di prevenzione che funzioni, si abbandona al suo destino un’attività fondamentale per la tutela della salute dei lucani”.  È quanto afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa.

“È sconcertante verificare che, invece di affrettarsi nel recuperare il crollo degli screening avvenuto durante la pandemia, ci si impantani in un immobilismo burocratico che nega l’esigibilità del diritto alla salute. Il prolungarsi del blocco dell’attività di screening – continua Summa – in nefasta sinergia con le difficoltà del sistema sanitario regionale di questi mesi e in piena seconda ondata Covid, mette a rischio la salute di 15mila donne lucane oltre a vanificare i 20 anni e più di politiche della prevenzione, fiore all’occhiello della nostra regione. Lo scaricabarile tra Asp e Regione è inaccettabile.

La Regione intervenga con urgenza – conclude Summa – e garantisca il diritto alla salute di tutti i lucani: la prevenzione oncologica non può fermarsi.

 

Cgil Basilicata             

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