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A Pasqua il pranzo arriva dal ristorante, Michele Tropiano: “ristoranti chiusi danno da 1 milione di euro”


La lasagna casareccia al forno, l’agnello della Val d’Agri o delle Dolomiti Lucane al forno con le patate, la pastiera napoletana dei pasticcieri artigiani non mancheranno sulle tavole delle famiglie lucane e arriveranno direttamente dal ristorante. Ad organizzare il pranzo a domicilio numerosi esercizi associati a Fipe-Federalberghi-Confcommercio. Una Pasqua insolita anche per i Pubblici Esercizi italiani che, a causa del lockdown – sottolinea Michele Tropiano, vice presidente Confcommercio Potenza – vedono le loro attività chiuse, con un danno economico che per i soli giorni di Pasqua e Pasquetta è quantificabile solo in Basilicata in almeno un milione di euro. Secondo un’indagine del Centro Studi Fipe una larghissima maggioranza di Italiani, circa l’80%, avrebbe gradito di poter acquistare i piatti da asporto della tradizione pasquale nel proprio ristorante di fiducia.

A causa delle misure restrittive in corso, oltre 6 milioni di italiani dovranno rinunciare al pranzo di Pasqua al ristorante, ma dovranno anche rinunciare alla consuetudine di acquistare qualche piatto speciale della tradizione pasquale, da consumare a casa, perché le norme nazionali vietano, solo per i Pubblici Esercizi, il servizio d’asporto.

L’unica alternativa praticabile rimane il delivery. Tuttavia solo Il 14,5% dei ristoranti è attrezzato per questo servizio da quando è scoppiata l’emergenza Coronavirus ed è stata decisa la chiusura dei ristoranti. Ecco perché l’offerta non sarà in grado di fronteggiare la domanda. Certamente saranno sempre di più quelli che, a fronte della pressante richiesta dei consumatori, implementeranno il food delivery, attualmente l’unica fonte di ricavi per i pubblici esercizi. Trend in crescita confermato dai numeri di Ristoacasa.netla vetrina digitale della ristorazione italiana lanciata da Fipe proprio per aiutare gli imprenditori a sviluppare al meglio il servizio a domicilio, dando visibilità anche a chi per la consegna fa leva sulle proprie forze. La piattaforma conta, a pochi giorni dall’avvio, già quasi mille attività di ristorazione e cresce al ritmo di 40/50 nuove iscrizioni al giorno.

“Migliorare il delivery – dichiara Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe Confcommercio – è un modo per continuare a stare vicino ai clienti in un giorno importante come la Pasqua e anche per tenere vive le aziende. Allo stesso tempo ribadiamo che è necessario puntare con decisione al programma di riapertura dei pubblici esercizi, nel pieno rispetto delle misure di sicurezza dei Protocolli Sanitari che adotteremo, perché è a rischio, insieme a migliaia di posti di lavoro e di aziende, il futuro stesso della ristorazione italiana”.

Chi fa ristorazione da sempre e non ha alcuna intenzione di chiudere l’attività, ai tempi del coronavirus, si riorganizza con l’asporto e la consegna a domicilio. Tante le “storie” di imprenditori, chef, pizzaioli che non hanno abbassato la saracinesca e né staccato la corrente alla cucina. Tra queste, Michele Tropiano, presidente di Federalberghi-Confcommercio, continua ad accogliere i suoi clienti in albergo a Viggiano e a garantire piatti freschi e graditi. “Sono appena una decina, tutti lavoratori del distretto Eni, che non possono certo stoppare l’impianto di Viggiano. Ma – dice l’albergatore che continua ad interpretare il mestiere come una “missione” – non ho alcuna intenzione di metterli alla porta e tanto meno di abbassare la qualità dei servizi e dei menù quotidiani”. Tropiano, che ha già alle spalle una lunga un’esperienza di catering e gastronomia da portare fuori l’albergo, si è ripiegato sui pasti da consegnare a casa non solo per le festività pasquali. “Un’occasione per quanti stanno in casa – dice – per ritrovare un’atmosfera più serena. Almeno ci proviamo…”.

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