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A Gorgoglione si discute del patto di sito “Tempa Rossa” e di occupazione


Che sarebbe stata affollata la sala del Palazzo Laviani, dove si è discusso del patto di sito di Tempa Rossa, era più che prevedibile. Prevedibile anche che la sala sarebbe stata arroventata dalle fiammate di protesta di quanti sono rimasti senza lavoro. Ma veniamo all’ordine delle cose.

Dopo il licenziamento di alcune maestranze è scoppiata una protesta sfociata in un sit-in davanti ai cancelli del centro Olio di Tempa Rossa che ha tenuto bloccato l’ingresso per diversi giorni. Scatta la solidarietà di quanti sanno praticare la solidarietà ma anche di quanti, con la scaltrezza del lungo corso politico, sanno recuperare visibilità e compiacenza sinallagmatica. Fu una settimana di tensione che, ringraziando iddio, è poi sfociata in un tavolo, come correttezza istituzionale vuole, che ha messo a discutere le parti e gli attori della vicenda. Si scrive un patto, denominato patto di sito, si raggiunge un accordo per garantire i salari, per tirare fuori soldini da trasformare in ammortizzatori sociali e tutte cose che prima vedevamo in televisione, quando si scioperava davanti ai cancelli di Mirafiori, della Pirelli, della Ceat o degli scioperi e delle trattative per l’eliminazione dei tre punti della scala mobile che portò in corteo a Roma circa un milione di persone a protestare contro il Governo Craxi, ma erano altri tempi; a quei tempi davanti ai cancelli ci andava Berlinguer, Enrico Berlinguer, e manco conviene fare paragoni con i nostri cancelli, men che meno con i politici di lungo corso e gli organizzati della solidarietà accorsi a fare dirette sui social network. Altri tempi ragazzi, altri personaggi ed altro spessore.

Ma veniamo a noi ed alla serata voluta dalla CISL grazie alla rappresentanza locale ovvero ad un infaticabile rappresentante sindacale del posto, anch’esso tra gli occupati di “Tempa Rossa” – Franco Dibiase – che stasera (ieri ndr) si tenta di raccogliere spunti per limare, addrizzare e vigilare sul patto di sito per tutelare il contesto socio/economico della valle del Sauro e non solo. Dopo la presentazione del Sindaco di Gorgoglione Pinuccio Filippo, che ha svolto il non facile ruolo di moderatore, esordisce subito il segretario della CISL, Enrico Gambardella per spiegare alla platea che mugugnava additando ritardi di reazione e poco sostegno durante piuttosto che a valle del problema, che la trattativa è stata difficile, che l’interlocutore è spigoloso e troppo sicuro di se tanto da disertare tavoli istituzionali organizzati addirittura dalla prefettura, ma ce l’abbiamo fatta: il patto è sottoscritto. Ed ora va fatto rispettare altrimenti saremo noi i primi, cioè la CISL con i suoi dirigenti in pectore, a bloccare i cancelli.

Segue Antonio Massari, Sindaco di Corleto Perticara, che preannuncia un intervento trasversale ed addirittura fuori dal linguaggio istituzionale e, dopo essersi preoccupato di preavvertire quanti erano li venuti da fuori perimetro del cantiere di Tempa Rossa, “che magari dopo fuori faremo pure a botte ma io devo dire una cosa semplice, paesana e che tutti si aspettano; ecccola”: “ca’ niscjun è fess”. Qui prima lavorano i Lucani, ma prima ancora i cittadini di Corleto Perticara, Gorgoglione e Guardia Perticara (l’ordine è volutamente voluto) e poi a seguire tutti quanti hanno la residenza vera (manco a dirlo che c’è chi è residente in maniera fittizia nei nostri paesi); sembrava sentire Donald Trump in campagna elettorale quando alle platee infuocate ed alle Pon Pon urlava American First, American First, American First. A noi, nella sala del palazzo Laviani mancavano le Pon Pon e la pronuncia, perché la pronuncia ci frega, bisogna ammetterlo, ve lo immaginate un urlo di Antonio Massari che ripeteva Basilicata Prima, Basilicata Prima, Basilicata Prima…, suona male ragazzi, in America è tutta un’altra storia. Ma la sostanza è quella, ed il Sindaco di Corleto ha colto nel segno, qui non ci può essere chi è disoccupato ed a parità di mansione vedere altri che provengono da fuori territorio. Sono molto d’accordo, anche sui modi “Salviniani” con cui ha detto le cose; pur rabbrividendo per via del fatto che ciò è quello che la platea vuole sentire.

Passa la parola a Carmine Nigro politico di prima fila dall’anno 1979: già Sindaco di Gorgoglione, già Presidente della Comunità Montana Medio Agri Sauro, già Assessore Regionale all’agricoltura, già Assessore Regionale alle attività produttive e già presidente della Provincia di Matera fino all’anno 2006. Nigro che vorrebbe ricordarci che la Total è come il Lupo, che viene qui per sfruttare le nostre risorse, che fa profitti e mentre in altri posti dà il 50% di Royalties qui dà meno del 10%. Poi accenna alla sua solidarietà ai lavoratori in sit-in davanti i cancelli della Total a Tempa Rossa, e poi al solito che non bisogna accontentarsi delle briciole; e fuori da questi avvertimenti elementari, nessuna parola riguardo alle dinamiche che generarono l’accordo sulle ricadute economiche per la Basilicata, né una spiegazione su come furono condotte le trattative a suo tempo (illo tempore), né sulla metodologia della divisione (dividi et impera); nulla se non un linguaggio prevedibilmente atteso dalla platea, direi (mi perdonerà per la mia schiettezza) quasi funzionale ad una sua risalita nell’agone politica. Seguono interventi di altri Sindaci della concessione, cioè quei Sindaci che stanno dentro la concessione ma sono fuori dal perimetro del centro Oli (Corleto P. – Gorgoglione – Guardia P.) che sono: Stigliano, Pietrapertosa, Anzi, Laurenzana, Cirigliano, Aliano, Armento, Gallicchio, Missanello e Accettura.

La voce della base arriva da un neo comitato della Valle del Sauro che va sotto il nome de “La Voce di Corleto”. Valeria Giorgio riporta le istanze della gente disoccupata, sacrosante. Fa notare che il patto sottoscritto a seguito del blocco dei cancelli non verrebbe rispettato, che qualcuno usa artifizi burocratici per aggirare gli impegni presi; per un attimo, ma solo per un attimo si pensa che possa essere l’unica a fare sintesi di un malcontento che preoccupa per il futuro. C’è gente che non ha come mantenere la famiglia e se venisse erogato l’ammortizzatore sociale pattuito si potrebbe garantire un natale dignitoso anche a quelli che hanno perso il lavoro.

Siamo quasi alla fine dell’incontro, ma credo che finirà così, e non emerge, però, una questione fondamentale: Ma il lavoro se non ci fosse stata la scoperta del petrolio come lo avremmo affrontato? Dove sarebbero finiti i giovani che oggi erano nella sala e prima davanti i cancelli a protestare? Le alternative? Ma i finanziamenti e gli stanziamenti ordinari da parte dello stato e della regione dove sono? Quali sono i programmi di sviluppo di queste aree al netto della vicenda petrolifera, che come sappiamo tutti è come una vincita al lotto, perché voglio pensare anzi sperare cha negli anni addietro non ci siano stati personaggi politici che pensavano di risolvere le questioni sociali di queste aree interne sperando nella pepita d’oro come lo speravano i cercatori dell’età americana che vide molti fallimenti e molte tragedie.

Mi ripeto, e perdonatemi, ma le questioni ordinarie, che contemplano anche lo sviluppo sociale di un territorio, come vengono affrontate? E’ la solita storia, la solita delusione. Nessuno che riesce a spiegare e ad agognare e, perché no, a pretendere, che vi sia uno sviluppo complessivo che non ci renda vittime di un costo opportunità basso, talmente basso che a paragone vanno bene anche 3,5 euro al giorno piuttosto che niente e, nella versione peggiore, che si accetta anche un poco di inquinamento pur di lavorare. Se andiamo avanti così tra qualche anno, quando la coltivazione finirà ci troveremo come Taranto: o ILVA o morte, con la differenza che li il lavoro lo possono recuperare adeguando gli impianti qui se il petrolio finisce, finisce e non puoi strizzare le falde per far durare un poco ancora lo sfruttamento minerario. Quindi ritengo che intanto fa bene Antonio Massari a tirare fuori i denti, bene l’assessore Roberto Cifarelli a tirare sugli accordi alzando sempre più l’asticella (ma preavverte che l’asticella va alzata fino ad altezze ragionevoli per non avere effetti contrari o nulli); e plauso va all’assessore che chiede coraggiosamente, in un momento così difficile per la politica e per la Nazione, un gesto di fiducia: cioè nel momento peggiore che il mondo politico tradizionale sta vivendo, sembra un paradosso, occorre avere fiducia della politica. Fa bene la CISL a tenere alta la guardia ma, a mio parere, occorre reclamare l’ordinario ovvero ciò che ci tocca come popolazione Lucana indipendentemente dal petrolio; a noi l’essere capaci di uscire fuori dai campanilismi e non lamentarci se con le Royalties la Regione dovesse decidere una volta per sempre ad “infrastrutturare” l’intero territorio piuttosto che elargire bonus di ogni genere per accontentare la platea con contentini che servono pure ma che finiscono come finisce un gelato.

Da Gorgoglione, dal Palazzo Laviani – Gianfranco Massaro

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