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Politica e dimensione Etica: una riflessione sul tempo che stiamo vivendo


Le vicende di cronaca che hanno coinvolto nei giorni scorsi anche alcuni politici lucani (Presidente del Consiglio Regionale, Assessori della Giunta comunale del capoluogo di regione e Sindaco di Viggiano), meritano una riflessione approfondita, al netto degli strali dei “colpevolisti” e degli “innocentisti” che per fortuna (o forse no) arricchiscono di preziose informazioni le nostre bacheche virtuali.

Per quanto riguarda l’opinione di chi scrive, il tema non è quello di voler fare i conti in tasca ai deputati, ai senatori, ai consiglieri regionali o, infine, ai sindaci. Un altro tema che interessa veramente poco, in tutta sincerità, è lo sciacallaggio mediatico che imperversa ad ogni latitudine politica per cercare di ottenere qualche voto in più muovendo accuse ed offese personali, non certo politiche. Se si vuole contrastare questo modo di fare e di intendere la politica, lo si fa a prescindere di qual è il partito o l’amministratore coinvolto nello “Scandalo”.

Fatta questa doverosa premessa, è necessario ribadire con altrettanta chiarezza che gli amministratori della cosa pubblica (di ogni livello istituzionale) hanno una responsabilità etica oltre che politica. Qualcuno, parecchi decenni fa, parlava esplicitamente di ” Esempio”. Se un amministratore ha una visione chiara di quale futuro costruire all’interno della propria comunità, allora non deve pensare unicamente alla conseguenze legali delle sue azioni, bensì anche a quelle “morali”.

Beninteso, la moralità è un concetto complesso perché soggettivo. Se pensiamo in particolare al periodo così complicato che tutto il mondo sta vivendo, forse, da parte delle classi dirigenti, sarebbe opportuna maggiore oculatezza nelle scelte che riguardano anche la propria dimensione personale.

Ogni scelta, ogni delibera, ogni atto pubblico non assume soltanto valenza materiale ma anche simbolica: tutti coloro i quali vivono una condizione di indigenza o di seria difficoltà economica (sono tanti), potrebbero vedere aumentare il proprio livello di sfiducia e diffidenza nei confronti delle Istituzioni se esse non dimostrano a loro volta di percepire almeno in parte il grande grido di dolore da parte di chi è rimasto indietro, anche a causa delle conseguenze più imminenti della Pandemia. In conclusione, se (tutti) pretendiamo di avere a che fare con cittadini sensibili alle esigenze della collettività ed in grado di partecipare consapevolmente alla vita pubblica, allora dobbiamo pretendere in primo luogo un atteggiamento coerente con questi sentimenti da parte dei rappresentanti delle Istituzioni. In caso contrario, il cortocircuito tra politica e cittadini, diventerebbe davvero insanabile.

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