Ieri sera al teatro “Guerrieri” di Matera si è assistito ad una sorta di epifania.
Lo spettacolo scritto e diretto da Francesco Sigillino porta il titolo di “9 Foglie”, nove simboli, nove donne. Prima che si aprisse il sipario in sala erano percepibili la tensione, il calore umano e le aspettative delle nove comunità protagoniste: un trasporto emotivo che evocava il medesimo trasporto emozionale di cui tracima ciascun rito arboreo. Al calar delle luci il silenzio dell’attesa ha invaso prepotentemente il teatro e l’epifania ha assunto forma visibile nei corpi di nove donne in pigiama. Immagina che apparentemente disorienta ma che richiama la dimensione più intima dell’essere umano. Donne contemporanee ed eterogenee: per provenienza, per età, per esperienze; donne accomunate dall’orgoglio di rappresentare la propria comunità e dall’onore di portare in scena la propria festa.
Donne che rappresentano altre donne, donne subalterne anche nel tempo sospeso della festa; donne che rappresentano gli uomini che, solitamente, calcano il palcoscenico rituale e festivo da protagonisti. Sono, dunque, nove donne sovversive, perché proprio come il tempo festivo sovverte l’assetto del tempo ordinario, queste donne sovvertono l’ordine di visibilità dei ruoli durante la pratica festiva ed irrompono sulla scena portando il loro punto di vista e le loro storie. Le loro sono biografie che si intrecciano indissolubilmente alla comunità di appartenenza e alle donne, come da sempre avviene, è dato il compito di trasmettere, di farsi veicolo di storie, memorie ed esperienze. Lo spettacolo si muove su un asse che va dalla dimensione onirica, metafora dell’attesa, alla deflagrazione della festa. Un collage di immagini in movimento, musiche tradizionali, canti, la coralità di suoni e voci accolgono un fascio di luce che agli “uno, due e tre!” si innalza verso il cielo, riproducendo l’albero che connette le radici dalle viscere della terra al cielo tramutandole in fronde che sfiorano il divino. Quando appare tra le immagini il proprio Santo Patrono, simulacro divino e simbolo profano, vero e proprio totem, viene applaudito dai suoi fedeli in un atto di demarcazione socio-identitaria, in cui si attua una pratica di riconoscimento comunitaria. Le singole comunità ruotano, ognuna, danzando intono al proprio Sant’Antonio, San Giuliano, San Cipriano e si allargano e si abbracciano, si stringono in una comunione di emozioni la stessa che hanno vissuto le 9 foglie. Sigillino ha portato in scena, simboli e metafore, è stato il sacerdote di un evento sacro o piuttosto sacralizzante di quelle espressioni rituali che da sinonimo di arretratezza si tramutano in forza propulsiva.
Il progetto è stato realizzato nell’ambito della rete dei riti arborei lucani costituita dai comuni di Accettura, Castelmezzano, Castelsaraceno, Gorgoglione, Oliveto Lucano, Pietrapertosa, Rotonda, Terranova del Pollino e Viggianello.
Anna Teresa Lapenta