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Arriva il fascicolo sull’ing.Griffa si ipotizzò istigazione al suicidio


È partita dalla Procura di Asti, direzione Procura di Potenza, la copia degli atti del fascicolo sulla morte (archiviata come suicidio) di Gianluca Griffa, l’ingegnere dell’Eni responsabile del Centro Olio di Viggiano, che in un memoriale aveva denunciato problemi di vetustà e di inquinamento, il cui cadavere venne ritrovato in un bosco di Montà d’Alba in provincia di Cuneo, l’8 agosto 2013.

IL RITARDO NEL TRASFERIMENTO -Il faldone, partito con la «posta riservata» riservata al sistema della Giustizia è atteso per oggi o per domani al massimo, ma dovrebbe essere superato l’intoppo che da circa un mese ha bloccato il passaggio: a due richieste in rapida successive (la prima di avere gli esiti dell’indagine, la seconda l’intero incartamento) dal Piemonte hanno risposto ad entrambe con l’invio degli esiti. La scorsa settimana, però, la questione sarebbe stata chiarita in un colloquio telefonico tra il procuratore lucano Francesco Basentini (che segue direttamente il caso affiancato dal Pm Laura Triassi) col collega astigiano, Alberto Perduca rendendo operativo il trasferimento dell’incartamento.

L’IPOTESI DI ISTIGAZIONE AL SUICIDIO -Un incartamento, e siamo già alle prime novità, che sarebbe il frutto di un’iscrizione «a modello 44» (ossia notizia di reato a carico di ignoti) per un’ipotesi di reato di istigazione al suicidio. Un’ipotesi poi mandata in archivio dal Pm Laura Deodato, che ha seguito dall’inizio l’inchiesta, vale a dire da quando il procedimento venne incardinato ad Alba a quando quel Tribunale fu soppresso e accorpato ad Asti, ma anche su questo c’è interesse a leggere le carte: si trattava di un’ipotesi «tecnica», ossia un’iscrizione plausibile per aver modo di fare indagini (l’autopsia che è stata di certo effettuata an- dicono di non averne memoria, e quali altre?) o c’erano degli spunti legati a qualche elemento non ancora noto in Basilicata?

BASILICATA ALL’OSCURO -E a proposito di notizie sconosciute in Basilicata, informalmente si apprende che quel memoriale firmato da Griffa e indirizzato all’Ufficio Minerario del Ministero e ai Carabinieri di Viggiano, nella caserma lucana non è mai giunto. Doveroso, a questo punto, fare però due precisazioni: la prima è che non c’èra il dovere da parte di nessuno di recapitare una lettera lasciata dal defunto. La seconda è che, anche se fosse stata consegnata ai carabinieri di Viggiano, ciò non avrebbe esentato l’autorità procedente a portarlo formalmente a conoscenza della Procura potentina qualora (e solo qualora) si fossero profilate notizie di reato relative al territorio di sua competenza, quale, appunto è Viggiano.

LE LETTERE E LE DIVERSITÀ -Di Viggiano si parlava di certo in una delle tre lettere lasciate dall’ingegnere e può dirsi, senza ragionevole dubbio, che si tratta con quella vagliata con più attenzione da chi indagò sulla morte. La prova è che mentre quella (indirizzata a Ufficio minerario e Carabinieri di Viggiano) venne trascritta, le altre due sono state conservate così come scritto dall’ingegnere. E ora Potenza esaminerà anche la copia autentica della prima lettera alla ricerca di qualche segno, sottolineatura, marcatura o altro di interesse.

FONTE: GIOVANNI RIVELLI – LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

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