Era blu. Poi è diventata marrone. Ora, visto il mistero, si è tinta di giallo. Ma cosa accade alle acque del Pertusillo, 155milioni di metri cubi di acqua, la grande diga lucana che dà da bere all’Acquedotto pugliese e, dunque, ai rubinetti di casa nostra? La domanda è cominciata a circolare, intensa, nelle scorse settimane. Quando sui social network rimbalzava una fotografia aerea, scattata con un drone da un cittadino, Michele Tropiano, 38enne di Grumento Nova, che testimoniava, chiara, lì nel mezzo del Pertusillo, quella enorme chiazza marrone.
Il primo pensiero è andato subito al vicino centro oli dell’Eni di Viggiano dove, proprio nei giorni precedenti, era stata registrata una perdita. La società aveva smentito, i sindaci avevano insistito e alla fine era venuto fuori che sì qualcosa c’era stato (ora è cominciata una guerra molto dura contro la Regione: il presidente Marcello Pittella ha annunciato addirittura di essere pronto a ritirare le concessioni, ma questa è un’altra storia), ma nulla era accaduto che avesse addirittura potuto fare arrivare idrocarburi alla diga. Eppure la macchia esisteva, qualcosa al Pertusillo c’era. Sì, ma cosa?
“Fatte le prime analisi – spiega a Repubblica il direttore generale dell’Arpa Basilicata, Edomondo Iannicelli – abbiamo subito potuto dire appunto che lo sversamento dell’Eni non era la causa. Quelle erano alghe”. Alghe? “Sì, microrganismi che già in passato si erano creati e sui quali tra l’altro stiamo per pubblicare uno studio scientifico, perché ammettiamo che la cosa può sembrare strana”. Effettivamente lo sembra: i pugliesi bevono da una diga nella quale si formano le alghe? “Posso assicurare – dice Iannicelli – che non c’è nulla di anomalo”.
Qualche dubbio deve essere venuto però anche alla Regione, e nello specifico al dipartimento Agricoltura e tutela delle acque, che ha convocato i tecnici lucani per capire cosa sta accadendo. A rendere infatti più complessa la situazione sono arrivate le dichiarazioni di Giuseppe Di Bello, presidente del comitato ambientalista Liberiamo la Basilicata, che ha prelevato un campione delle acque del Pertusillo e le ha affidate a una società di analisi private. Risultato: “L’acqua è pessima, non è potabile, sembra quasi quella della fogna”.
Non si esagera? Di Bello parla di presenza di idrocarburi. Ma soprattutto sostiene che “nelle analisi si legge che “limitatamente ai parametri analizzati, il campione risulta non conforme alle caratteristiche di qualità per acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile””. Significa che l’acqua non è potabile, questo perché la richiesta biochimica di ossigeno risulta nove volte oltre il limite fissato dalla normativa. Com’è possibile che invece le analisi dell’Arpa certificassero che tutto era in regola? Chi sta sbagliando?
“Le leggi dicono che per tenere l’impianto i controlli devono essere superati nel 95 per cento dei casi”, spiega il direttore dell’Arpa. “Quindi possono accadere diciamo dei positivi, dovuti a delle situazioni particolari”. Cioè ci possono essere le alghe nell’acqua da bere? “Può accadere. Ora noi faremo delle nuove analisi il 27 marzo. Ma c’è un però”. Prego. “Quando abbiamo visto quella macchia abbiamo immediatamente scritto all’Acquedotto pugliese, alla Regione, ai sindaci per informarli della questione e spiegare loro che ci poteva essere un problema”.
C’era un problema, vista la chiazza. “Abbiamo chiesto di intensificare i controlli a valle: Acquedotto effettua controlli di potabilizzazione prima che venga fuori dal rubinetto come ulteriore garanzia. Ecco noi abbiamo chiesto che quei controlli fossero aumentati e in questi giorni non abbiamo avuto nemmeno un allarme, tutto va come deve, l’acqua che bevono i pugliesi è assolutamente in regola”. Sicuri? “Oggi verremo a spiegare a Bari che non c’è da essere allarmati. Certo, magari è il caso che quella macchia vada via”. Magari.