Cronache

«Mio figlio con la distrofia e senza alcun aiuto». Lo sfogo della mamma di Umberto di Castelsaraceno


«Mio figlio non mangia da solo, non può vestirsi da solo e deve essere accompagnato anche quando va in bagno. La figura di un assistente che, anche solo per poche ore al giorno, lo aiuta e mi aiuta per tutte le sue necessità primarie non può essere tagliata». Inizia così la lettera di una mamma di Castelsaraceno, Mariangela Latronico, madre di Umberto, 21 anni e una distrofia muscolare che lo ha condannato alla sedia a rotelle. Uno sfogo privato che la donna ha deciso di rendere pubblico con una missiva inviata alla Gazzetta per gridare le difficoltà di suo figlio e le proprie, peggiorate da due anni a questa parte. Umberto ha bisogno di aiuto per potersi muovere, per mangiare e pure per andare in bagno. Ma da quando ha finito la scuola, tre anni fa, non ci sono più gli operatori di una cooperativa ad occuparsi di lui, «perché – dice la madre – il Comune sembra non abbia più i soldi per poterli retribuire ».

Così è la sua mamma che lo assiste ventiquattro ore su ventiquattro, per vestirlo e lavarlo quando si sveglia la mattina, per farlo muovere durante il giorno, per accompagnarlo in bagno, per dargli la merendina. «Mio figlio è cresciuto–rac – conta alla Gazzetta Mariangela–. è diventato un bel ragazzone di un metro e ottanta e io non ce la faccio più a trasportarlo a braccia. Mio marito quest’anno ha lavorato in Toscana per otto mesi e non ha potuto aiutarmi. Mi hanno aiutato gli amici di Umberto che ringrazio di vero cuore. Posso piegarmi alla volontà di Dio di avere un figlio disabile, ma non mi posso piegare di fronte alle barriere culturali e mentali di un gruppo di persone che non se ne importano nulla dei disabili.

Questa situazione è un vero disastro e io sono stanca perché non sento le istituzioni vicine». Mariangela, ci tiene a sottolinearlo, non rivendica niente, chiede solo aiuto. Si è rivolta più volte al Comune ma al momento inutilmente. «La richiesta per l’assistenza a domicilio l’ho fatta ad agosto, il caso è stato anche affrontato e discusso in un consiglio comunale, ma la risposta è sempre la stessa: non ci sono fondi. Me lo ha detto di recente anche l’assistente sociale». E così la signora Mariangela è diventata a tutti gli effetti una caregiver. I caregiver sono quelle persone che si occupano di un familiare disabile, e per farlo spesso devono rinunciare agli impegni della loro vita di tutti i giorni. Sulle loro spalle ci sono i problemi quotidiani tra burocrazia, ingiustizie, welfare inesistente oltre alla fatica fisica e psicologica. Signora Mariangela com’è la sua giornata? «Pesante. Fisicamente e psicologicamente.

Solo chi vive con un disabile riesce a capire di che parlo: per noi la giornata dura 24 ore, senza tregua, senza interruzioni. Non ci fermiamo neanche quando dormiamo, basta un piccolo rumore per farci balzare dal letto. Ci sono gli impegni della vita di tutti i giorni comuni a tutte le altre persone, e in aggiunta dobbiamo combattere contro le ingiustizie che non mancano mai». Di quali ingiustizie parla? «Ogni giorno è una battaglia, ogni giorno c’è l’impre – visto da affrontare, con gli altri che mettono i bastoni fra le ruote». Chi sarebbero “gli altri”? «Gli altri sono in questo caso il Comune ». Partiamo dall’inizio. «Mio figlio fino a quando è andato a scuola, andava tutto bene perché riuscivo a organizzare la quotidianità. Finita la scuola credevo di poter pianificare ancora meglio la mia vita: niente di più sbagliato. Il problema non è certo mio figlio, ma i soprusi che soltanto con la mia ostinazione cerco di superare. Spero non si tratti di una ripicca visto che Umberto alle scorse amministrative era candidato nella lista opposta a quella del sindaco».

FONTE: PINO PERCIANTE – LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

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One Comment

  1. Buongiorno Mariangela, ti invito a leggere la storia di Hervé e poi se vuoi contattarci. Poco fa abbiamo fondato l’associazione La casa di sabbia per sostenere le famiglie con i bambini disabili gravi che sono a domicilio abbandonate dal sistema. Ciò non deve succedere e anche noi abbiamo deciso di dire basta. Un abbraccio forte e non mollare. Agnieszka. https://lacasadisabbia.org/la-storia-di-herve/

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