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L’Opinione: E’ un reato poter disporre dei propri confini nazionali?

L'UE intervenga nel regolamentare il rapporto tra ONG e Governi


Inizia l’estate e puntuali come un orologio svizzero, arrivano le polemiche sulle ONG e sulle imbarcazioni che trasportano migranti verso il nostro paese, soprattutto verso Lampedusa.

Oramai la faccenda è diventata del tutto simbolica, può piacere o non piacere ma, negli ultimi due anni, gli sbarchi sulle coste italiane si sono ridotti dell’85% circa (dati Ministero dell’Interno disponibili a fine pagina)

Allora, risulta chiaro ed evidente a tutti che la polemica politica tra le forze di governo (Lega in prima fila) e le opposizioni, diventa strumentale e senza alcun ancoraggio pratico alla realtà.

Il tema non sembra essere più la distribuzione in quote dei migranti per ogni paese europeo, la verità è che pare esserci  un tentativo reiterato (da parte di queste organizzazioni non governative)  di mettere in discussione i confini degli stati membri, provando a violarli a piacimento e senza alcuna autorizzazione del diritto internazionale.

L’ultimo caso, in ordine di tempo, è quello della “Sea Watch 3” (Imbarcazione Tedesca, battente bandiera olandese), capitanata dalla giovane attivista tedesca Carola Rackete.

La nave, con a bordo 42 migranti, sta “circumnavigando” le acque internazionali al confine tra Malta, Libia ed Italia da circa quindici giorni, in cerca di un porto in cui sbarcare.

La comunità internazionale ha valutato i porti libici “Non Sicuri” per l’approdo, dunque l’attenzione si è spostata sugli altri due paesi: nessuna risposta da parte delle autorità Maltesi, conseguente inizio della consueta bagarre politica all’interno del “Bel Paese.”

Il “casus belli” scoppia definitivamente ieri (26 Giugno ndr), attorno alle 12, quando il capitano Rackete dichiara: “Ci sono a bordo persone stremate, forziamo il blocco ed entriamo in Italia.”

La posizione del Governo  

 Pochi secondi dopo, arriva, puntualissima la replica del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, il quale ha confermato che “Non si autorizzerà nessuno sbarco, perché, con la complicità dell’Europa  si violano le più elementari norme di Diritto internazionale. Una nave tedesca che batte bandiera olandese non si capisce perché debba restare in mare quindici giorni in attesa di forzare il blocco delle autorità Italiane. La Sea Watch 3 sta facendo politica sulla pelle di 42 persone, non permetto che una ONG possa gestire a suo piacimento i confini di un paese ”

Il Coro delle opposizioni

Se consueta e prevedibile è stata la posizione del Viminale, ulteriormente scontato il coro di “Restiamo Umani”, “Capitana, mia Capitana!”, “Tutti a Lampedusa” da parte degli intellettuali “Progressisti”. Il Pd e Sel hanno mandato una delegazione di parlamentari a Lampedusa per manifestare solidarietà nei confronti dei migranti e dell’equipaggio dell’imbarcazione e soprattutto per contestare ancora una voltà la “Disumanità” del ministro dell’Interno. Roberto Saviano ha sentenziato : “Salvini è capitan Codardo, Rackete è Capitan Coraggio.” Laura Boldrini ha twittato : “Governo sadico e incapace.”

Ad oggi, 27 Giugno, la “partita” non sembra ancora chiusa:

La “Capitana” Carola Rackete, dopo aver forzato l’ALT delle autorità italiane, continua a lanciare messaggi: “Dobbiamo sbarcare, non c’è più tempo.”

Il governo, d’altra parte, resta fermo sulla sua posizione: “Solo le autorità Italiane sono titolate a gestire i confini nazionali, non di certo i viaggi organizzati dai trafficanti di esseri umani.”

 Ad ogni modo, comunque si concluderà questa vicenda, ancora una volta non si sarà affrontato il tema vero della questione: può l’Unione Europea continuare ad assistere in silenzio a questi continui conflitti tra governi e ONG sulla violazione dei confini degli stati nazionali?

Si può continuare quanto si vuole a dividere il mondo in “Salvatori di vite umane” e “Mostri senza Cuore”, ma il vulnus normativo resterà e continuerà a mancare una politica comune dell’Unione Europea sul tema immigrazione.

L’isolamento dell’Italia e della Grecia nel biennio 2014-2015, la vergogna dei Centri di permanenza temporanea, evidentemente  sono già stati dimenticati dalle Istituzioni Europee, non di certo dall’opinione pubblica italiana che continua a condividere, a larga maggioranza, il nuovo approccio del governo “Gialloverde.”

La verità è che, al di là  dei commenti da tifoseria, bisognerebbe forse tener presente che ci sono delle regole e che queste vanno rispettate, perfino in Italia.

Ridurre questo tema all’ennesimo referendum “Salvini Sì, Salvini No”, è un’offesa all’intelligenza degli italiani.

Chi continua a giocare a questo gioco, se ne assumerà la responsabilità politica nei prossimi anni.

cruscotto_giornaliero_25-06-2019

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