La sua storia di sperimentatore è ricchissima, artista dalle mille anime che si sono mosse nella dimensione dell’arte; legato alla tradizione, ma anche all’avanguardia . Fortemente agganciato alla cultura mediterranea tra ritualità e paganesimo. Inconfondibile con la sciarpa di seta sul capo. Artefice del successo della musica popolare in Italia, ma con un linguaggio nuovo come quello inventato insieme a Dario Fo con Mistero Buffo; Infantino è stato anche l’artefice del FolkStudio di Roma con De Gregori e Venditti. Un triste epilogo non previsto per il lungometraggio “A faboulous trickster” , pronto per essere lanciato con esibizioni dal vivo che accompagnassero il film che celebra uno dei più autentici esponenti della musica popolare lucana e che ora sarà rivisto, perchè – ha detto il regista Luigi Cinque – “alla luce di questo fatto drammatico, tutto suona diverso rispetto quello che ha fatto, ha raccontato, alla filosofia ed alla multiculturalità”.
“Antonio Infantino – ha detto Cinque – era uno sciamano; percepiva la realtà e a riportarla in forma popolare, pagando però di persona. e lui ha pagato di persona anche con un grande abbandono che adesso sarà recuperato, ma è stato buona parte trascurato ed abbandonato”. La sindaca Lina Marchisella ha descritto così il Maestro Antonio Infantino: “un narratore di sogni, un seminatore di idee ed un realizzatore di pensieri” ha detto la sindaca Per chi lo ha amato e stimato il rammarico per un uomo che se ne è andato in una solitudine che non meritava. Spetta a tutti, ora, non disperdere l’immenso patrimonio artistico che il Maestro Antonio Infantino lascia alla Basilicata e non solo, curandone la sua memoria.
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