Lavoro

Cancro al seno: per uno studio scozzese le carni trattate aumentano il rischio

Uno studio dell'Università di Bonn ha rivelato che il sistema immunitario reagisce in modo "aggressivo" a troppi grassi e calorie


Stop salsicce, bacon e insaccati in generale per le donne più mature. Nel mirino di alcuni ricercatori  scozzesi le carni trattate che farebbero male non solo alla linea, ma anche alla salute più in generale, specie per le donne a ridosso o in menopausa. Lo studio realizzato in Gran Bretagna dall’Università di Glasgow ha preso in esame il quadro clinico di oltre 260mila donne, scoprendo che chi consumava circa 90 grammi di carne al giorno – l’equivalente di due fettine di pancetta fritta o 3 salsicce alla settimana – possedeva il 20% di probabilità in più di sviluppare un cancro al seno, rispetto a coloro che si astenevano dal consumare queste carni trattate. Secondo i risultati, inoltre, anche quelle che consumavano una quantità più limitata di pancetta, salsicce o affettati, correvano il 15% in più del rischio di contrarre la malattia. Tutte le donne analizzate avevano raggiunto la fase della menopausa. «Questo studio aggiunge prove scientifiche sui danni delle carni trattate e il legame con i tumori alle ricerche già effettuate in materia», ha spiegato Naveed Sattar, professore di medicina metabolica presso l’università scozzese. «Gli effetti sul cancro al seno sono deleteri, in particolare per le donne in menopausa. Credere in questa associazione potrebbe far diminuire il consumo di carne alla popolazione e, di conseguenza, abbassare il rischio di cancro al seno». Dopo aver preso in considerazione 10 passati studi, coinvolgendo un totale di 1.7 milioni di donne – incluse 40mila che già avevano sviluppato il cancro al seno – il team di ricerca ha delineato un aumento del 10% del rischio di sviluppare questo tumore a causa delle carni trattate per le donne in menopausa che le consumano regolarmente. La ricerca è stata pubblicata per intero nella rivista scientifica European Journal of Cancer ed è quasi un invito a cambiare le proprie abitudini alimentari a tutte quelle donne che abusano in insaccati e carne comunque trattata.

Una ricerca dell’Università di Bonn avrebbe rivelato che il sistema immunitario reagirebbe ai cibi dei fast food come a un’infezione batterica. Lo studio in questione pubblicato su Cell avrebbe evidenziato che troppi grassi e calorie sembrerebbero rendere le difese del corpo più aggressive a lungo termine. Peraltro, anche dopo il passaggio a una dieta sana, rimarrebbero i segni di quella squilibrata. Questi cambiamenti possono contribuire allo sviluppo di aterosclerosi e diabete. I test sono stati effettuati su dei topi che per un mese sono stati nutriti con alimenti ricchi di grassi, zuccheri e poche fibre. Gli animali hanno sviluppato una forte risposta infiammatoria in tutto il corpo, e solo quando sono tornati alla loro tipica dieta a base di cereali per altre quattro settimane l’infiammazione è scomparsa, lasciando però delle sequele in alcuni geni. Inoltre, i ricercatori sono riusciti a identificare il “sensore fast food” nelle cellule immunitarie, che riconosce il cosiddetto “cibo spazzatura” come pericoloso. Insomma, ancora una volta, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” la scienza conferma i danni che una dieta grassa e ipercalorica può portare anche a lungo termine sulla nostra esistenza. Un motivo in più per modificare in meglio le nostre abitudini alimentari.

Giovanni D’Agata

 

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