Lavoro

Da Confcommercio un “contratto per la crescita”


L’appello del Presidente Carlo Sangalli ad “una responsabilità comune ed urgente” in particolare per ricucire le crescenti distanze tra il Mezzogiorno e il resto del Paese, ridurre l’area della povertà assoluta, recuperare a una degna occupazione tanti italiani che l’hanno persa o che non l’hanno mai trovata, caratterizza i lavori dell’Assemblea Generale della Confcommercio a cui prende parte una delegazione di Confcommercio Imprese Italia Potenza, guidata dal presidente provinciale Fausto De Mare e composta da una cinquantina tra dirigenti locali e titolari di pmi della provincia.

Per attualizzare il termine “contratto” che è alla base della formazione del nuovo Governo, Confcommercio – evidenzia Fausto De Mare – lancia la proposta di un “contratto per la crescita” in tre punti: lavoro, tasse, infrastrutture-innovazione. Sul primo, il lavoro, la Confederazione “riconosce certo l’utilità degli strumenti che mitigano gli effetti della povertà assoluta”, ma “la via maestra resta il reddito che viene dal lavoro. Lavoro dignitoso e salario giusto”. Qui si inserisce il tema del “salario minimo”, a proposito del quale, come ha detto Sangalli, “abbiamo la preoccupazione che finisca per disperdere un patrimonio di relazioni e traguardi ottenuti. C’è in gioco la consolidata storia di contrattazione collettiva del nostro Paese”.

Al secondo punto del “contratto” di Confcommercio c’è il sistema fiscale: per un percorso concreto e paziente di riordino, semplificazione e soprattutto riduzione della tassazione, le precondizioni sono “recupero dell’evasione e dell’elusione, e una coraggiosa spending review”. Non è possibile che “le tasse portino via il 62% delle entrate di un’impresa” e che “contro le nostre imprese ci sia anche il pressing serrato delle tasse locali con il tridente d’attacco IMU-TASI-TARI”. Il presidente di Confcommercio ha quindi proposto di “mettere mano anche alla tassazione locale, con una local tax, unica, certa e semplice” e ha invocato “risposte immediate” come “la deducibilità dell’IMU sugli immobili strumentali” e “il riporto delle perdite per le oltre due milioni di piccole imprese in regime di cassa” e “la web tax”. Il terzo e ultimo punto del contratto riguarda le infrastrutture e l’accessibilità: è fondamentale “connettere l’Italia” tramite “una rete di accessibilità, di competitività e di innovazione” partendo dal piano “Impresa 4.0”. Innovazione significa anche “rendere più efficace la pubblica amministrazione, anche permettendo che alle gare pubbliche possano partecipare le pmi”, “semplificare le grandi opere pubbliche.

Il Ministro per lo Sviluppo Economico e il Lavoro Luigi Di Maio, alla sua prima uscita pubblica da Ministro, concludendo i lavori dell’assemblea, ha condiviso l’idea del “contratto” assumendo l’impegno a non aumentare l’Iva. “Aboliremo tutti gli strumenti come lo spesometro e il redditometro e inseriremo l’inversione dell’onere della prova. Perché siete tutti onesti ed è onere dello Stato provare il contrario”, ha affermato ancora Di Maio, sottolineando che strumenti come lo spesometro hanno “reso schiavi quelli che producono valore”.

Confcommercio ha da tempo investito “sulla cultura e la valorizzazione dei territori”, oltre che “sulla riqualificazione e la rigenerazione delle aree urbane” in una prospettiva in cui “commercio e attività del terziario ricuciono le città e i territori”, perché “le nostre imprese fanno parte fondamentale di quel capitale urbano che è il sedimentarsi di storie individuali e collettive”.  Confcommercio, ha concluso Sangalli, “è la casa del pluralismo commerciale e della libertà di fare impresa, è la rappresentanza dei luoghi dove non ci si arrende a sentirsi periferia, è la testa, il cuore e la passione dei suoi imprenditori, liberi e forti”.

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